Il Senegal ha vinto nei giorni scorsi la Coppa d’Africa 2021, procrastinata al 2022 causa Pandemia, battendo in finale l’Egitto ai calci di rigore. Questa affermazione sportiva arriva a coronamento di un lungo percorso di avvicinamento dei “Leoni” ai vertici del panorama calcistico internazionale. In precedenza il Senegal ha partecipato a due fasi finali del campionato mondiale di calcio (2002 e 2018), raggiungendo i quarti di finale dell’edizione del 2002 (miglior risultato di sempre per una nazionale africana, insieme al Camerun del 1990 e al Ghana del 2010). Inutile dire che per noi italiani la vittoria del Senegal in Coppa d’Africa abbia un sapore particolare, visto la vicinanza che sentiamo verso quel popolo, grazie anche al fenomeno dell’immigrazione che ci ha premesso di avvicinarsi ai sorrisi e alla gentilezza estrema di una rappresentanza di quel popolo, quella costretta a cercare un riscatto sociale e un futuro in questa parte del mondo più fortunata. Dispiace che i media, piuttosto che andare a cogliere quei sorrisi ancora più radiosi dopo l’impresa sportiva appena compiuta, abbiamo riproposto più volte un piccolo incidente senza conseguenze con una “pantera” della Polizia avvenuto a Torino durante i festeggiamenti. Forse tutti non sanno che la Nazionale del Senegal ha il soprannome: “I Leoni della Teranga” e quindi nemmeno il significato di questa parola. Traduzione di “Les Lions de la Téranga” (francese). Teranga è una parola che si utilizza molto in Senegal. È una parola della lingua “wolof”, che significa “ospitalità”, “generosità”, “accoglienza”. Ecco solo questo ci fa capire che cosa ci sia dietro i sorrisi di cui accennavamo. Tante cose si potrebbero scrivere su quel successo, per esempio che i campioni sono stati ricoperti di onori e soldi. Nel dettaglio, Kalidou Koulibaly, Sadio Manè e compagni (tra cui l’attaccante del Cagliari Keita Baldè) riceveranno circa 75.000 euro e due appezzamenti di terra, uno di 200 metri quadri nella capitale Dakar e uno di 500 metri quadri nella nuova città di Diamniadio. I calciatori e lo staff della nazionale sono stati ricevuti anche dal presidente Macky Sall, che ha chiesto loro di fare il possibile per qualificarsi a Qatar 2022: “Non chiedo di vincere il prossimo Mondiale ma almeno un posto in semifinale”, ha detto Sall. Per centrare la qualificazione, il Senegal dovrà però vincere lo spareggio. Avversario, ancora una volta, sarà l’Egitto di Momo Salah. Le storie nella storia sono molte, ma una ci ha particolarmente colpito; la sottile linea rossa che unisce i destini dei due uomini che, in momenti diversi, si sono fatti carico delle sorti del Senegal del calcio e ne hanno segnato la storia. Questi due uomini rispondono ai nomi di Bruno Metsu e Aliou Cissé. Il primo era il ct (francese) della squadra che nel 2002 al Mondiale raggiunse clamorosamente i quarti di finale, mentre Cissé ne era il capitano, e l’altra sera ha guidato i “Leoni della Teranga” alla vittoria della prima Coppa d’Africa della loro storia, nella finale contro l’Egitto. Fino al 2000, Bruno Metsu era un “signor qualunque” del calcio. Un’onesta carriera in Ligue 1 e nelle serie minori francesi, prima da giocatore e poi da allenatore. Ma in quell’anno arriva una chiamata, anzi, “la” chiamata. Metsu diventa commissario tecnico della nazionale senegalese, ma sarebbe riduttivo considerare la sua permanenza nel Paese solo alla luce del calcio: la sua diventa un’esperienza travolgente. Sposa una donna senegalese, si converte all’Islam, cambia nome, diventando “Abdoul Karim”. Il suo ascendente nei confronti del popolo senegalese è almeno pari alla stima che si guadagna presso i giocatori, qualcuno inizia a chiamarlo “santone”. Alla sua morte, occorsa nel 2013 a 59 anni per un tumore al colon, la commozione sarà enorme anche nella sua “seconda patria”. Il più grande risultato di Metsu alla guida del Senegal è la qualificazione ai Mondiali di Corea e Giappone 2002. Nella partita inaugurale del torneo, i Leoni battono clamorosamente i campioni in carica della Francia. Arriva la qualificazione agli ottavi, e poi la vittoria contro la Svezia regala i quarti: un traguardo inimmaginabile. Che consente di riscattare la sconfitta nella finale di Coppa d’Africa contro il Camerun, ai calci di rigore. Il capitano di quella squadra era Aliou Cissé, difensore che giocò anche nel Paris-Saint-Germain. Cissé sarebbe poi diventato ct del Senegal che più si sarebbe avvicinato allo straordinario risultato di Metsu: nel 2018 i Leoni furono eliminati al Mondiale di Russia per colpa di un cartellino giallo in più rispetto al Giappone. L’altra sera Cissé ha regalato al suo Paese una soddisfazione senza precedenti, riscattando idealmente l’errore nell’ultimo rigore della serie contro il Camerun del 2002. Ma il peggio per il trainer senegalese doveva ancora venire! Nel settembre di quello stesso anno, infatti, fu colpito da una tragedia personale: il naufragio e l’affondamento del traghetto Joole che causò la morte di 11 suoi familiari, insieme a quasi mille altre vittime. Dopo 20 anni Cissé ha vissuto la sua personale redenzione: viaggio all’Inferno e ritorno. E siamo sicuri che il suo primo pensiero, dopo che Sadio Mané ha segnato la rete decisiva, sarà andato lassù.
Il sorriso dei Leoni
Storica vittoria del Senegal in Coppa d’Africa. Per noi italiani questo successo ha un sapore particolare, vista la vicinanza che sentiamo verso un popolo la cui giovialità e gentilezza abbiamo imparato a conoscere anche grazie al fenomeno dell’immigrazione.
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