Sandro Gozi, parlamentare PD per tre legislature, Sottosegretario agli Affari Europei presso la Presidenza del Consiglio nei governi Renzi e Gentiloni, benché appena cinquantenne, vanta una lunga esperienza, politica e di studio, negli affari europei. Ha fatto scalpore la sua decisione di candidarsi in Francia, alle Europee, nelle liste di En Marche del Presidente Macron. In questa intervista con SoloRiformisti ne spiega le ragioni e traccia un programma per rilanciare l’Europa e contrastare le derive nazionaliste e populiste.
Brexit, Gillet gialli, vecchi e nuovi populismi, risorgenti nazionalismi. Alla vigilia dell’ elezioni europee non è che la salute del Vecchio Continente sia splendida. Quello che per decenni è stato il sogno di molti sta per andare in frantumi?
No, è però essenziale che l’Europa trovi la forza per uscire dallo status quo. Siamo di fronte a grandi sfide che superano le frontiere dei singoli stati e alle quali i singoli stati non sono in grado di dare delle risposte efficaci, efficienti e giuste. Solo l’Europa ha i mezzi per trovare delle soluzioni ai problemi sul tappeto. Penso alle disuguaglianze sociali e territoriali, alla sicurezza, al terrorismo, all’immigrazione, all’accoglienza, al digitale, alla finanza globale, alle politiche fiscali ed ambientali, alla competizione commerciale con le grandi realtà economiche mondiali.
Quindi si può dire che la risposta ai problemi dei singoli Stati deve venire dall’Europa?
Assolutamente si, almeno per le questioni per le quali le politiche nazionali sono carenti o del tutto impotenti. In fondo la ragione principale della crisi della politica e della sfiducia dei cittadini è proprio da ricercarsi nel fatto che la politica nazionale non ce la fa a risolvere i problemi di fondo che preoccupano i cittadini. Bisogna riprendere il controllo, la forza e il potere costruendo un’Europa che riesca a dare risposte alle grandi questioni a cui accennavo prima, quelle che sfuggono alle politiche nazionali.
E’ questo allora il senso della sua candidatura in Francia nelle liste di En Marche?
Assolutamente. Il senso è triplice. Il primo è contribuire a costruire un’Europa democratica e sovrana. Il secondo è portare avanti una nuova politica trasnazionale e europea. Non potremo mai avere una vera democrazia europea se non costruiamo movimenti politici trasnazionali. In vista di queste elezioni avevo già avanzato la proposta di dare vita a liste trasnazionali, cioè liste di movimenti politici europei che i cittadini potevano votare direttamente in una circoscrizione unica europea, in modo tale da raddoppiare la loro possibilità di scelta. Scegliere cioè i loro rappresentati a livello di circoscrizioni nazionali e poi anche votare per una lista unica europea. Ma la proposta è stata bloccata dal PPE, Forza Italia, Orban e tutti i loro alleati. Ma l’idea va portata avanti ed è per questo che mi sono candidato con Macron. Lui infatti ha deciso di fare una sorta di lista trasnazionale. Nelle sue liste ci sono 7 persone non francesi. Questo è un lavoro necessario, da pionieri, ci vogliono dei pionieri per aprire la via. E quando saremo al Parlamento Europeo lavoreremo perché, nel 2024, ci sia questa possibilità per tutti i cittadini. La terza ragione della mia candidatura è che ho l’umiltà ma anche l’ambizione di rappresentare un’altra Italia. Per dire ai francesi e a tutti gli europei che non ci sono solo Salvini e Di Maio. Un’Italia che crede nell’Europa, che crede che francesi, italiani, e tutti i popoli europei abbiano interessi comuni, un’Italia che si fa rispettare, che non si isola, che non insulta nessuno e che non stringe la mano ai violenti.
In quest’ottica è importante anche la candidatura di Caterina Avenza nelle liste del PD
E’ una cosa che ho auspicato, alla quale abbiamo lavorato e che va nella giusta direzione. E’ una scelta importante anche perché può creare un rapporto sempre più forte fra En Marche e il PD.
Macron può essere il leader giusto per la rinascita dell’Europa?
Si, Macron è l’unico leader veramente europeo, l’unico che vuole cambiare realmente le cose. E questo è decisivo per l’Europa. A differenza della Merkel che punta a mantenere lo status quo, Macron ha il coraggio di puntare sul cambiamento. Anche la vicenda della Brexit, della decisione grottesca che è stata presa nell’ultimo vertice europeo tenendo il Regno unito e tutta l’Europa in questa situazione di incertezza, è frutto della miopia della Merkel e dell’incapacità politica di Tusk. Loro sono per l’Europa dei piccoli passi e dello status quo, Macron è per l’Europa delle scelte chiare e del cambiamento. Anche per questo nel Parlamento europeo dovremo costruire nuove alleanze progressiste, dovremo fare da sponda a Macron per sconfiggere chi guarda alla realtà di oggi con lo spirito del passato. Macron è già nel futuro.
Serve un movimento alla Macron anche in Italia o basta il PD?
E’ fondamentale che alle elezioni europee il PD torni a crescere, grazie anche a candidature innovative come quella di Caterina Avenza a cui Roberto Giachetti e altri hanno fortemente lavorato. Credo comunque che per tornare ad essere realmente competitivi rispetto al blocco nazional-populista di Salvini e Di Maio occorra allargare il campo con politiche innovative, di stampo liberaldemocratico e ecologista, che puntano sui diritti civili e sulla classe media. Questo è bene che avvenga anche in Italia.
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