Qualcosa nell’aria sembra aleggiare. Forse sono solo sospetti, semplici elucubrazioni o fantasie di una notte di fine autunno. Eppure, in politica, spesso gli interessi (come le ambizioni) fanno miracoli.
Sulla distanza siderale che separa la cultura politica di Silvio Berlusconi da quella del Movimento 5 Stelle, non vi è dubbio alcuno e le precisazioni sul reddito di cittadinanza appaiono smarcamenti da posizioni ideologiche mai gradite ad Arcore.
Come nessuno potrebbe mai vedere nel leader grillino Giuseppe Conte una nuova costola della destra (come Bossi lo fu -a detta di Massimo D’Alema- per la sinistra) né confondere i riconoscimenti tributati ai governi del centrodestra ammiccamenti od aperture di credito.
Le posizioni restano invariate: Forza Italia da un lato della barricata e il M5S dall’altro. Ma la strambata al centro dell’ex premier Conte non può certamente passare inosservata né, forse, essere considerata solo una strategia interna per togliere spazio al rivale Luigi Di Maio.
Certo, dell’avvocato del popolo si è sempre sottolineata l’indole moderata ma da qui a riabilitare anche parte dell’operato del Cavaliere (acerrimo nemico del Movimento) ce ne corre.
Allora cosa bolle in pentola? Anche la tempistica desta forte sospetto.
E se ci fosse altro? Ad esempio un posizionamento strategico da parte dell’ex premier utile nel caso si verificassero alcune condizioni?
Chissà! Certo è che se, per esempio, la corsa verso il Colle del Premier Mario Draghi dovesse arenarsi o naufragare a causa di veti incrociati, tutto potrebbe tornare in discussione ed allora due -con ogni probabilità- risulterebbero le poltrone “da sistemare”: Quirinale e Palazzo Chigi.
A quel punto cosa potrebbe accadere? Forse niente di particolare: lo scontro sul Presidente della Repubblica potrebbe consumarsi, la maggioranza collassare e arrivare diritti dritti alle elezioni anticipate. Oppure, potrebbe succedere l’imponderabile: una sorpresa capace di sconquassare l’intero assetto politico.
A quel punto tutto potrebbe divenire possibile come fu l’Esecutivo giallo-verde (dopo un’intera campagna elettorale di insulti reciproci) o, in forma meno drammatica, ma altrettanto sofferta, il Conte giallo-rosso.
Ecco nel momento del tramonto della carta Draghi per il Quirinale, perché mai non potrebbero aprirsi le porte ad un accordo centrodestra-M5S?
Accordo? E che razza di intesa potrebbe rendersi possibile? Semplicemente la coincidenza di prospettive assai stuzzicanti: per la prima volta il centrodestra potrebbe riuscire ad eleggere un proprio rappresentante al Quirinale (fatto storico per il quale servono i voti grillini) mentre il M5S potrebbe riprendersi Palazzo Chigi (grazie ad una maggioranza M5S-centrodestra). In soldoni: Berlusconi al Quirinale e Conte a Palzzo Chigi.
Illazioni? Fantapolitica? Forse. Ma attenzione agli “interessi convergenti”.
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