Quando ci siamo riuniti a Parigi nel 2015 per elaborare lo storico accordo sul clima, pochi di noi osavano sperare che entro il 2021 più di 60 paesi– che contano per oltre la metà delle emissioni globali – si sarebbero impegnati a raggiungere zero emissioni nette (bilancio in pari tra i gas serra immessi in atmosfera e quelli catturati o “sequestrati” NdT) entro la metà del secolo. Inoltre, 4.500 organizzazioni non statali, come aziende, città, regioni e altre istituzioni, hanno aderito ad un obiettivo di zero nette emissioni . Anche investitori e gestori di patrimoni stanno ora scendendo in campo , con oltre 40 trilioni di dollari di asset in gestione impegnati in portafogli net zero entro il 2050. Che cosa ci ha portato a questo punto di flesso dalla disperazione alla speranza? E’ stata l’innovazione: nelle istituzioni, nella comprensione, nella tecnologia e nella leadership. L’accordo di Parigi stesso è stato estremamente innovativo. La politica ha escluso un trattato giuridicamente vincolante, quindi è stato necessario formulare un nuovo approccio. Ferocemente criticato da alcuni per la sua natura volontaria e gli obiettivi non vincolanti, si basava sulla convinzione che, nonostante un modesto primo ciclo di impegni, le crescenti prove scientifiche, il calo dei costi tecnologici e l’aumento delle richieste di azione da parte dei cittadini avrebbero portato a obiettivi più ambiziosi nel tempo. Prove recenti sembrano sostenere questa ipotesi, anche se sarà indispensabile continuare a spostare verso l’alto l’ambizione negli anni a venire, se gli obiettivi dell’accordo di Parigi devono essere raggiunti.
C’è stata anche innovazione nella comprensione economica dei cambiamenti climatici. Non molto tempo fa la grande maggioranza di economisti, politici e imprenditori erano convinti dell’esistenza di un trade-off tra azione per il clima e crescita economica. Il costo dell’azione oggi doveva essere ponderato rispetto ai benefici dei costi evitati in un lontano futuro, con il tasso di sconto al centro del dibattito. Questa visione è stata in gran parte sostituita dalla comprensione che l’azione intelligente contro i cambiamenti climatici non solo impedisce accadimenti negativi , ma porta ad una maggiore efficienza, guida nuove tecnologie e riduce il rischio. Questi benefici a loro volta stimolano gli investimenti,generando posti di lavoro, creando economie più sane e aumentando i mezzi di sussistenza e il benessere dei cittadini, anche a breve termine.
Si sono anche viste importanti innovazioni nella leadership. Quando nel 2019 l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha concluso che i rischi di un riscaldamento medio di 2 ° C erano semplicemente troppo grandi e ha raccomandato come obiettivo un riscaldamento massimo di 1,5 ° C, ha posto un compito considerevolmente più difficile da affrontare. Molti si aspettavano che la leadership climatica si dissolvesse di fronte a una ascesa molto più ripida da scalare. Tuttavia, una volta che la grandezza della rivoluzione necessaria è diventata evidente, i leader illuminati hanno riconosciuto che dovevano puntare tutto per gestire i rischi e cogliere le opportunità. Investitori, staff e clienti volevano leader visionari collocati dalla parte giusta della storia. A dire il vero, ci sono leader economici e politici, così come segmenti critici della popolazione, che hanno interessi consolidati nel mantenere lo status quo e stanno resistendo al cambiamento, ma il discorso è molto diverso oggi rispetto a pochi anni fa.
La cosa più straordinaria è che l’innovazione ha ridotto i costi e introdotto nuove tecnologie e questo deve accelerare nel corso dell’attuale decennio.
Un decennio dirompente
Nonostante questi buoni progressi, siamo lontani da una traiettoria delle emissioni che eviti conseguenze del cambiamento climatico ancora peggiori. Anche se gli impegni sono pienamente attuati, rimane un ampio divario tra il nostro attuale percorso di riduzione delle emissioni e quello che possa raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Le comunità di tutto il mondo stanno vedendo l’impatto di appena 1.C di riscaldamento, dal calore estremo agli incendi incontrollabili, dall’inaridirsi delle colture alimentari alla scomparsa del ghiaccio. Il mondo futuro sarà sempre più irriconoscibile se non modifichiamo i nostro azioni
Consideriamo la misura della trasformazione necessaria per limitare il riscaldamento pericoloso. La quota di energie rinnovabili nella produzione di energia deve passare da circa il 25% di oggi a quasi il 100% entro il 2050, e il carbone dovrà essere continuativamente e gradualmente eliminato sei volte più velocemente di quanto non sia oggi. Dobbiamo rinnovare i nostri edifici con riscaldamento e raffreddamento a zero emissioni di carbonio e una migliore efficienza energetica ad un tasso del 2,5-3,5% entro il 2030, significativamente superiore al tasso odierno dell’1-2%. Mentre i raccolti dovrebbero aumentare nei prossimi decenni, secondo la FAO, devono farlo ancora più rapidamente sulle terre esistenti al fine di soddisfare le esigenze alimentari di una popolazione in crescita senza invadere le foreste, raddoppiando nei prossimi 10 anni i tassi registrati in anni vicini . Questa crescita deve allo stesso tempo evitare l’espansione dei terrini coltivati e mantenere le condizioni di fertilità del suolo, nonché la quantità e la qualità dell’acqua.
L’innovazione sarà fondamentale per raggiungere questi obiettivi. La nuova roadmap per lo zero netto dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) rileva che la necessaria decarbonizzazione entro il 2030 è in gran parte realizzabile con tecnologie prontamente disponibili, ma entro la metà del secolo quasi la metà delle riduzioni delle emissioni richieste richiederà tecnologie che non sono ancora sul mercato. La dipendenza dalle tecnologie in fase di sviluppo è ancora più elevata per i settori nei quali è più difficile da ridurre le emissioni , come il trasporto a lunga distanza e l’industria pesante.
Tre opportunità di innovazione – cattura e stoccaggio diretti dell’aria, batterie avanzate ed elettrolizzatori a idrogeno – da sole possono fornire circa il 15% delle riduzioni cumulative delle emissioni tra il 2030 e il 2050. Gli sforzi per stimolare l’innovazione devono concentrarsi non solo sulla ricerca e lo sviluppo di queste tecnologie, ma anche sulle tecnologie e le infrastrutture da cui dipendono queste soluzioni, come le reti integrate e lo stoccaggio delle batterie.
Alcune tendenze lasciano intravedere incredibili risultati. I prezzi delle batterie sono diminuiti di quasi il 90% negli ultimi dieci anni. Abbiamo assistito a una crescita esponenziale delle energie rinnovabili, ora le tecnologie a disposizione in molti luoghi. E le vendite di veicoli elettrici (EV) hanno accelerato, con un crescente intervento dei governi per uscire dai motori a combustione interna, sussidi per aumentare la domanda di veicoli elettrici e l’adozione da parte delle case automobilistiche degli obiettivi della flotta EV.
“I sistemi cambiano, non il cambiamento climatico”
Il famoso slogan dei manifestanti per il clima, “i sistemi cambiano, non il cambiamento climatico”, dice la verità. . Il cambiamento incrementale che non sposta rapidamente la traiettoria non produrrà il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Il cambiamento deve essere sistemico. La storia ha dimostrato che un cambiamento apparentemente impossibile può realizzarsi, ma solo quando le giuste combinazioni di fattori di cambiamento si uniscono.
Affrontare la crisi climatica richiederà anche innovazione in molti altri ambiti, come la finanza, il design istituzionale, nuove partnership, la filantropia e la cooperazione internazionale, per citarne alcuni.
Prendiamo ad esempio la cattura tecnologica del carbonio. L’IPCC e le Accademie Nazionali delle Scienze suggeriscono che, entro la metà del secolo, 8-10 gigatonnellate di anidride carbonica (GtCO2) dovrebbero essere catturate annualmente, ma non possiamo fare affidamento su un unico approccio per raggiungere tale scala. Gli approcci naturali, come il restauro del paesaggio, possono rimuovere 5-6 GtCO2, con sforzi significativamente rinnovati, ma saranno necessari anche approcci ingegnerizzati come la cattura e lo stoccaggio diretti dell’aria se vogliamo rimuovere e immagazzinare carbonio nella misura nella quale la scienza più recente suggerisce sia necessario.
Eppure molti approcci tecnologici sono nelle prime fasi di sviluppo e richiedono drastiche riduzioni dei costi. Solo poche aziende stanno indirizzandosi verso la cattura diretta dell’aria oggi. Ampliare la scala nella quale si realizza la cattura e lo stoccaggio non si baserà solo sull’innovazione tecnologica per ridurre gli input e i costi energetici, ma dipenderà anche dal sostegno politico come i crediti d’imposta, una maggiore domanda di mercato e investimenti pubblici e privati, tra gli altri fattori. E oltre al supporto per la tecnologia stessa, un altro insieme di driver deve unirsi per supportare la sua infrastruttura abilitante.
La decarbonizzazione della produzione di cemento, uno dei materiali più energivori al mondo, è un altro esempio della necessità di innovazione. La domanda di cemento sta crescendo molto più rapidamente di quanto l’innovazione offra soluzioni. Per un percorso compatibile con 1,5 ° C, l’intensità energetica della produzione di cemento deve diminuire del 40% nel prossimo decennio. Le strategie di riduzione delle emissioni, come i nuovi cementi che richiedono meno calore per la produzione, e l’uso della cattura e dello stoccaggio del carbonio non sono completamente maturi. Oltre agli investimenti in progetti dimostrativi su larga scala, il ridimensionamento richiederà politiche di supporto come standard di prestazione a basse emissioni di carbonio e standard di settore aggiornati. Anche gli incentivi e le regole in materia di appalti pubblici saranno fondamentali per stimolare la domanda.
Finanziamenti necessari
L’AIE stima che siano necessari, il prima possibile, 90 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici i per sostenere progetti dimostrativi per la transizione energetica prima del 2030, anche se solo 25 miliardi di dollari sono previsti nei bilanci nel prossimo decennio. Dobbiamo trovare nuovi modi per mobilitare gli investimenti privati, stimolando e allineando meglio la spesa pubblica. Sono necessari quadri politici e normativi adeguati a un’agenda per l’innovazione e un’ulteriore riduzione del rischio per attirare maggiori investimenti privati. Le economie in via di sviluppo, in particolare, hanno bisogno di un sostegno significativo, sotto forma di finanziamenti, trasferimento tecnologico e sviluppo di capacità, per raccogliere i benefici dell’innovazione e passare a un futuro a basse emissioni di carbonio.
Con il giusto supporto, la trasformazione della società potrebbe decollare in un modo prima inimmaginabile, offrendo enormi opportunità, tra cui nuove opportunità di lavoro e la creazione di intere nuove industrie. Potrebbe anche fornire significativi benefici per la salute, ad esempio attraverso miglioramenti della qualità dell’aria. Ma deve essere adeguatamente nutrito.
La trasformazione sarà senza dubbio dirompente. Le misure dei governi devono garantire che le transizioni siano giuste ed eque, specialmente per i lavoratori e le industrie attualmente legate a un futuro ad alta intensità di carbonio. La nostra ripresa dal COVID-19 rappresenta un’opportunità a breve termine per rimodellare i nostri sistemi attuali e far progredire le soluzioni per il futuro, invece di bloccare ulteriormente il nostro passato ad alta intensità di combustibili fossili.
KELLY LEVIN è a capo di Science, Data, and Systems Change presso il Bezos Earth Fund
ANDREW STEER è presidente e amministratore delegato del Bezos Earth Fund.
1 Con il permesso di IMF, pubblichiamo la traduzione del saggio Kelly Levin e NDREW Steer di apparso su FD Finance & Development, Fall 2021, pubblicata da IMF.
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