“Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare”
Mi stupisco sempre, non ci sono ancora abituato: tutte le volte che in occasioni ufficiali e solenni traluce, pur dai vestiti, il corpo della donna si aprono le cateratte del cielo e grandina.
Alcuni anni fa la stagione teatrale pistoiese fu inaugurata con un volantino in cui compariva una donna che offriva una coppia di pane, il problema era che si vedevano anche un po’ di seno e, mi pare, tutta la gamba destra … e giù critiche da parte delle donne o, se maschi, dei bacchettoni locali: “offesa al corpo della donna”.
Età della Regina Vittoria? No XXI secolo inoltrato.
Oggi, su ben altra scala, lo scandalo della statua inaugurata ieri (26.09.2021) con grande pompa di autorità, Conte in testa, raffigurante la “Spigolatrice di Sapri”, scultore Emanuele Stifano.
L’accusa ridotta ad una parola sola è “sessismo”, ed io che proprio nel sessismo ho sempre visto la cifra antropo-psicotica dei Talebani ci sono rimasto male e non sono affatto d’accordo con le critiche alla statua.
Per “sessismo” ho sempre inteso una condizione esistenziale fondata sul possesso della donna “in pezzi” di cui ci si appropria come uno strumento e contemporaneamente la condanna del suo corpo, ipocrita e pruriginosa, che talvolta si è fatta anche legge dello stato e ne vediamo le conseguenze … i Talebani appunto.
È sconcertante constatare la profondità e la permanenza di un fiume carsico evidentemente inesauribile che attraversa molta storia dell’umanità: sentire il corpo nudo, soprattutto della donna, ed il sesso come il “Male”.
Si dirà che non è vero, che la nostra epoca ci ha liberato da queste catene … anche troppo, che si è diffusa ormai, salvo alcune sacche di arretratezza, una rivoluzione sessuale liberatrice.
Eppure in ogni occasione solenne: una statua, il fiume carsico riappare.
Perché la raffigurazione del corpo (anche nudo) della donna sarebbe un’offesa alla donna?
Era l’alba del 29 giugno 1857 ed una giovane contadina vide il naviglio di Pisacane che era arrivato la sera prima all’isola di Ponza, che cosa doveva indossare un cappottino?
Si preferiva una bella posa avvistatrice, ieratica, esultante, magari con la mano destra sulla fronte per pararsi dal sole? Forse tirava vento.
Il male semmai sta dentro chi guarda, non in ciò che è guardato.
Ma ripeto la domanda: perché la raffigurazione del corpo della donna (anche nudo) sarebbe un’offesa alla donna?
Sono sconcertato al pensiero che non si colga come questa convinzione non porti rispetto alla donna, ma sia invece la carta moschicida a cui nella storia si sono appiccicate le peggiori inclinazioni dell’umanità: la donna come peccatrice e corruttrice, come scrigno del male, l’essere impuro per natura, la strega.
Allora anche l’arte a partire dalla Nascita di Venere del Botticelli (1484) e via via milioni di casi, ma anche la statuaria dell’antica Grecia (ma, già, erano pagani) è un’offesa alla dignità della donna. Viva la regina Vittoria!
Mi si spieghino le differenze per favore.
E perché mai nessuno, uomo o donna, si è mai scandalizzato per i bronzi di Riace?
Forse che il nudo maschile è bello e quello femminile è apprezzato solo dagli indegni ed induce al male?
Ancora oggi quindi dove c’è un’allusione, nel caso della spigolatrice anche velata, al corpo nudo della donna scatta lo scandalo ed in prima fila, questo è stupefacente non c’è il senatore Pillon che invece sarebbe proprio al suo degno posto, ma troviamo le donne di sinistra.
Si vedano le dichiarazioni delle on. Cirinnà e Boldrini.
(https://www.fanpage.it/napoli/spigolatrice-di-sapri-per-boldrini-e-cirinna-e-un-insulto-alessandro-gassmann-una-cosi-pure-per-garibaldi/)
Questo scandalizzarsi ricolloca la “sessualità”, nel senso più lato del termine, in quella cantina buia dei limiti umani dove si trova tutto quello che “si fa, ma non si dice”, una volta era “Non lo fo per piacer mio, ma per far piacere a Dio” … ora evidentemente si è un po’ laicizzato.
Ma questo non è rispetto per la donna, accettate che a dirvelo sia un uomo.
Il corpo nudo non è il male, la libertà sessuale non è il “machismo”, ma l’esatto contrario.
Pensate forse che persino alla base dei femminicidi ci sia qualcosa cui la statua della spigolatrice possa alludere, preludere, consentire, esprimere una mentalità?
Siete fuori strada: la sessuomania dell’uccisore di donne è il feticismo del lucchetto, del baule dove ti chiudo dentro perché tu sei mia e nessuno ti deve guardare. Se lo fa uno che non sia io ti offende, mi offende, limita il mio potere. Perciò nessuna raffigurazione di te, ma soprattutto (perché tu non sei che un oggetto) del tuo corpo nudo, solo mio.
Tutto molto pericolosamente simile allo scandalizzato grido pseudofemminista: “se alludi al mio corpo nudo mi offendi sporco maschilista”.
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