La regola aurea del politico è: “non perdere, mai, il contatto con la realtà”. Esercizio assai arduo per chi non è avvezzo a maneggiare uno strumento “tagliente” come la politica.
E che Giuseppe Conte, pur nella riconosciuta ed apprezzata eloquenza, abbia, da tempo, smarrito il “gusto” della realtà è parso sempre più evidente fino a toccare l’apice nell’intemerata di queste ore.
Dopo la defenestrazione da Palazzo Chigi (frutto di una supponente sicurezza divenuta, nel tempo, idea di indispensabilità), l’ex Premier rischia di trovarsi senza partito: da leader di una nascente e robusta coalizione, al “giamburrasca” di turno che minaccia di “sfratto”, nientepopodimeno, il fondatore del Movimento che intenderebbe guidare (e di cui -formalmente- non fa parte).
Altro che “capo politico unico e filiera di controllo” (il braccio destro Casalino, tanto per essere chiari), Giuseppe Conte appare sempre più solo e smarrito. La solitudine dell’uomo che si ritiene ancora al comando. Una solitudine persino esibita quale guanto di sfida: lui ed i giornalisti!
L’esatto contrario della natura e funzione del Movimento 5 Stelle; dell’idea, cioè, di essere voce della gente, di portare il popolo al governo delle Istituzioni. Insomma Giuseppe Conte si candida a capo di un Movimento con cui sembra non avere niente a che spartire!
Del resto, l’idea di una leadership imposta per quanto riguarda lui (e il suo staff) e da conquistare (anzi, “contendibile”) per gli altri, di un comitato nazionale paravento: senza ruolo e soprattutto senza capo ed una nuova linea politica, sconosciuta a tutti, appare un perfetto modello “Nazareno”; il prototipo del partito-non partito ideale per un suggeritore autorevole come Bettini ma culturalmente insopportabile per un pragmatico come Beppe Grillo: sempre dietro le quinte ma costantemente autore di ogni mossa che va in scena nel Movimento.
In fondo -lo si dica con rispetto ma anche in piena sintonia con la storia- chi è, politicamente, Giuseppe Conte se non un Presidente del Consiglio “per caso”, o un leader -mai incoronato- di una coalizione mai nata od ancora il candidato a capo politico di un progetto politico che culturalmente è altro rispetto al Movimento grillino e di cui l’ex Premier intenderebbe persino sostituire (o cassare) la figura del fondatore?
La solitudine e lo smarrimento sono nelle cose, nella realtà!
Ed in politica, chi disconosce la realtà è destinato ad esserne travolto.
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