Difficile dire come andrà a finire davvero la vicenda dei Cinquestelle dopo lo scontro alla baionetta fra Grillo e Conte. Il comico ha ribadito la sua leadership ma il professore ha risposto duro “la diarchia non è possibile e io non faccio il prestanome”. Sembrerebbe che la scissione fosse inevitabile ma non è così. I grillini ci hanno abituato a tutto e al contrario di tutto. Hanno cambiato idea, sostenendo l’esatto contrario di quanto precedentemente affermato, su tutti i loro temi fondanti. È rimasto per ora solo quello del vincolo dei due mandati ma si apprestano a cambiare anche su quello. Quindi è del tutto possibile che dagli schiaffi dei giorni scorsi e di queste ultime ore scoppi improvvisamene la pace. Ma anche se l’accordo viene trovato, nasce non dalla convinzione ma dalla disperazione di perdere tutto. Sarà una pace fragile e di facciata. Fra Grillo e Conte c’è dal punto di vista politico un abisso. Grillo rappresenta, pur con qualche smussatura, il Movimento delle origini, Conte quello che il Movimento è diventato dopo il passaggio governativo. Da una forza di forte contestazione del sistema ad una forza di gestione del sistema. Non ci potrebbe essere differenza più grande. Sono due posizioni antitetiche che non possono coesistere. Dal Capanna di una volta al Mastella di oggi. Abituati al miele del potere, i grillini si stanno comportando come l’orso. Pur di non staccarsene sono disposti a tutto, come l’orso che, pur di mangiare il miele, si fa pinzare dalle vespe.
La cosa non sarebbe grave se le loro convulsioni non si ripercuotessero da un lato sul Governo, sono purtroppo il gruppo parlamentare più numeroso, e dall’altro sul PD. E sia sul Governo che sul PD possono avere un effetto molto negativo. Paradossalmente più sul PD che sul Governo perché se a un certo punto l’anima alla Capanna alzasse la cresta, quella che si ispira a Mastella farebbe sentire la sua voce correndo in aiuto a Draghi, non per convinzione ma per paura del voto. Sul PD invece si corre il rischio che avvenga il contrario. Il fascino del “più a sinistra” ha in quel partito una forza che deriva dal DNA e la conseguenza di questo, se prevale Grillo, può essere il definitivo abbandono della parte riformista, quella rappresentata dagli elettori se non dagli eletti. Ancora peggio se prevalesse la linea Conte. In questo caso i nuovi 5Stelle andrebbero ad occupare proprio lo spazio dei Democratici puntando al loro assorbimento.
Qualunque sia l’esito dello scontro Grillo/Conte, prevalga l’uno o l’altro o si adattino a convivere, la soluzione sarà comunque provvisoria. Il vero chiarimento si avrà all’elezioni ma a quel punto, visto che è molto difficile votare prima della scadenza naturale, per il PD di Bersani, Letta e Bettini potrebbe davvero essere troppo tardi.
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