Mozione d’ordine, si sarebbe detto in altri tempi. E una mozione d’ordine chiede Vannino Chiti, ex ministro, già parlamentare e presidente della Toscana che ha vissuto per intero la traiettoria politica dal Pci al Pd. “Andiamo a ritroso, andiamo a quando la Cei, con il cardinale Bassetti, ha detto con parole pacate della necessità di approfondire alcuni punti del ddl Zan e non ha trovato risposte. Questa non è politica, non si può eludere il dialogo. Il riferimento, chiaro, è proprio al Pd.
Ora è intervenuta la Santa Sede a chiedere un confronto e chi sinora l’ha negato si trova in difficoltà?
La Santa Sede ha fatto delle considerazioni in rapporto al Concordato che non si possono definire in nessun modo imposizioni. Chi si esprime in questi termini e avanza sospetti d ingerenza, ignora la storia della Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi. Il Cardinal Parolin ha ulteriormente precisato che non c’è volontà di interferire con il processo legislativo. Ma il diritto di esprimersi non può essere negato.
Nel suo campo politico, però, la parola più utilizzata è “ingerenza”.
E’ infantilismo politico. Un riflesso condizionato. Una concezione ottocentesca della laicità.
E’ un giudizio molto duro…
Guardi, se fossi ancora parlamentare, la prima domanda che mi farei è quale sia la ‘manina’ irresponsabile che ha reso pubblica una nota diplomatica ed alimentato questa contrapposizione, spingendo a radicalismi che non servono al Paese. La Santa Sede è solita trattare questi temi con discrezione, mi chiedo chi tra i protagonisti della politica avesse l’interesse a polarizzare il dibattito….
Rendendo più ardua la via del dialogo?
Io penso che un partito, tanto più su leggi importanti e delicate, non dovrebbe mai avere paura del confronto. Letta con prudenza aveva aperto uno spiraglio, poi….Sarebbe un risultato importante, e non una sconfitta, avere largo consenso su una legge contro omofobia e transfobia. Si potrebbe dire di aver condotto al Sì una destra che in parte non voleva nemmeno affrontare il tema. E rafforzerebbe la posizione assunta dall’Italia rispetto all’Ungheria.
E’ in coerenza con questa fase in cui la sinistra vuol darsi un’identità netta su certi temi, no?
In Italia come in Europa, la sinistra sta facendo questo errore, dimenticare che diritti civili e sociali sono inseparabili. Se non si tengono insieme succedono disastri. E’ giusto combattere per i diritti anche quando riguardano minoranze ed avanguardie, ma devi tirarti dietro il popolo, e il popolo te lo tiri dietro con i diritti sociali ed economici.
Lei dice: non basta come argomento quello della ‘laicità’ dello Stato?
Si sta riproponendo una versione parziale della laicità. Si vuole dire che le fedi religiose devono restare nel segreto dei cuori e non avere rappresentanza pubblica? Ma questo è sbagliato, è un residuo storico che indebolisce la laicità ed indebolisce la democrazia, che si nutre del confronto e del pluralismo.
Guardi che sul web sono partite petizioni per abolire il Concordato.
Estremismi infantili. Anzi bisognerebbe in tempi rapidi arrivare ad un’intesa secondo le indicazioni della Carta anche con i fedeli musulmani. Accordi chiari con le religioni rafforzano la nostra democrazia, invece le campagne tipo ‘aboliamo l’8 per mille’ la indeboliscono in maniera drammatica.
Ma secondo lei sulla legge Zan un punto di caduta esiste?
Non mi esprimo nel merito, ma a mio avviso, se si riprendesse fra le mani la differenza fra ‘opinione’ ed ‘istigazione’, si troverebbe la quadra.
Marco Iasevoli
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