Cambiare tutto affinché niente (sul serio) possa cambiare! Questa sembra essere la trita filosofia politica alla base della “sfida” lanciata da Matteo Salvini ai partner di coalizione.
Una “bomba” a ciel sereno sganciata nel bel mezzo di trattative in stallo da settimane (per non dire da mesi): quella sulle candidature alle prossime amministrative a Roma risolta con la proposta del candidato di Fratelli d’Italia Enrico Michetti e quella -assai più importante- sulla presidenza del COPASIR: il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblici, andata all’on. Adolfo Urso, esponente storico di Fratelli d’Italia.
Un uno due rifilato da Giorgia Meloni a Matteo Salvini (ed alla sua federazione) che descrive -più di ogni parola- le questioni (e le forze contrattuali) in campo.
E le questioni -in via Bellerio- sono tante e tutte intimamente allacciate: la parabola discendente intrapresa dalla leadership di Matteo Salvini (con sondaggi in costante calo da mesi), la rampante (e preoccupante) ascesa della leader di Fratelli d’Italia, la lenta -ma inesorabile- disintegrazione di Forza Italia, il rischio di perdere le leve di comando della coalizione e -novità- quella di far fronte ad una “rivoluzione” carsica che -a fari spenti- sta procedendo a spron battuto: un’aggregazione al centro in grado di risucchiare parlamentari azzurri da destra e parlamentari DEM/renziani da sinistra.
Una “sorpresa” -quella del nuovo centro- a cui stanno lavorando in molti e che potrebbe materializzarsi -e divenire determinante- in un passaggio cruciale come l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Di fronte a tutto ciò, come gli capita spesso, il “capitano” ha fatto saltare il banco con la proposta(/provocazione) di federazione del centrodestra: di un soggetto -si badi bene- non unitario ma riservato solo ai gruppi politici di maggioranza (cioè solo i partiti di centrodestra che appoggiano il Governo Draghi), lasciando fuori Fratelli d’Italia che si appresta a diventare il primo partito della coalizione! Tutto assai strano da suscitare reazioni “allergiche” assai significative.
Ma se il bel tempo si vede dal mattino: il nuovo soggetto unico del centrodestra (di maggioranza) sembra essere destinato a non vedere la luce.
Non solo e non tanto perché l’operazione appare realisticamente come una annessione di Forza Italia e delle forze minori (Cambiamo, Noi con l’Italia ecc.) con la garanzia di qualche seggio alle prossime politiche (si parla del 2023: un’era in politica) quanto piuttosto perché sembra avere il -non dichiarato ma evidente- fine di impedire a Fratelli d’Italia la scalata alla leadership della coalizione, di fatto, spodestando Matteo Salvini dal ruolo di Premier in pectore: nel centrodestra, infatti, vige la regola che il leader del partito che raccoglie più voti è il candidato naturale a Palazzo Chigi.
Il futuro si costruisce non s’improvvisa n’è, tantomeno, s’inventa! Il predellino, da molti evocato a proposito della proposta salviniana, fu tutt’altro. Innanzitutto fu generato da una leadership (quella di Silvio Berlusconi) all’apice del consenso e delle responsabilità istituzionali, con uno scarto immenso rispetto agli altri leader di coalizione (Bossi e Fini) ma, soprattutto, rappresentava un progetto innovativo, ambizioso, rivolto a tutte le forze di coalizione (senza escludere nessuno, anche se poi il UDC non fece parte del PDL) ed unico nel suo genere; un orizzonte con una prospettiva politica fortissima: la “rivoluzione liberale”……
Insomma, l’opposta dell’attualità!
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