Una città senza donne / Una città senza amori / E senza fortuna /
Una città senza tempo / Una città senza musica / E senza luna…
Roberto Vecchioni, Una città senza donne(1980)
Ad aprile 2016 sono stato a Chernobyl, un “luogo” a nord dell’Ucraina noto per l’incidente nucleare al Reattore 4del 26 aprile 1986.
A pochi chilometri da Chernobyl – un borgo molto antico, fiorente luogo di commerci, industria e scambi nell’Ottocento, con tre sinagoghe e da dove passa anche vicino Primo Levi nel suo lungo peregrinare dopo la liberazione da Auschwitz nel 1945 – c’era e c’è ancora la città modello di Pripyat, fondata il 4 febbraio 1970, come residenza per gli operai e tecnici, con le famiglie, della Centrale nucleare di Chernobyl.
Il 27 aprile 1986, con 24 ore di ritardo, Pripyat fu interamente evacuata e abbandonata: ora è una città morta, ma allo stesso tempo vivissima, dove il bosco e le paludi stanno pian piano prendendo di nuovo il sopravvento.
Passeggiare lungo in viali di Pripyat, entrare nelle case, nelle scuole, negli ospedali vuoti è straniamente emozionante.
Pripyat sembra una città in attesa, come la Bella addormentatache aspetta un bacio per svegliarsi. Ma nessun bacio potrà svegliarla, neppure il ticchettio a volte ossessivo del contatore Geiger che ti dice dove poter entrare oppure no.
Per molti giorni dopo essere stato a Pripyat sentivo nella testa quel suono, specie la notte.
Pripyat è diversa per una cosa essenziale dalle nostre città.
Molte cose si possono riconoscere dall’odore: l’amore e la morte, il mare e la strada di casa, l’ora di pranzo e quella della notte…
Gianni Rodari, che era un fine antropologo, con la filastrocca Gli odori dei mestierici racconta che tutto ha un odore… Io so gli odori dei mestieri…non importa se bello o brutto, la storia degli odori è una storia sociale.
Mi piace quando vado in una città nuova camminare per le strade sentendo tutti gli odori che ci sono…
Pripyat visivamente è una città, cammini in una città… il rumore certo è quello del bosco, della pioggia, del vento, ma gli alti palazzi di 14 piani ci sono…
Ma a Pripyat manca qualcosa: mancano gli odori.
Pripyat è una città senza nessun odore come devono avere le città. Non c’è odore di traffico, di cibo, di sudore, di merda, di vita e di morte.
Pripyat è vuota da ogni odore, da questo si capisce che è abbandonata.
Per saperne di più: Simone Fagioli, Polvere. Viaggio a Chernobyl PripyatDuga3 Kiev sulle tracce di un impero dissolto, Pistoia,Settegiorni – E.S.T., 2017.
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