Al di là degli aspetti legali, culturali, etico-morali e sentimentali e di cui si è molto discusso in questi giorni, il video di Beppe Grillo relativo alla vicenda non proprio esaltante del figlio, continua a tener banco per la sua, non ancora ben delineata, ma estremamente chiara portata politica.
Che l’uscita del fondatore del Movimento 5 Stelle non possa essere derubricata a semplice sfogo (più o meno disperato) di un padre ferito, ma che, al contrario, abbia altre mire rispetto al semplice attacco alla Magistratura (che peraltro non si è ancora espressa), paiono semplicemente dei fatti.
Del resto non sembra plausibile che Beppe Grillo: il referente del partito di maggioranza relativa con una responsabilità che va oltre il semplice peso del Movimento in Parlamento, non abbia preventivamente valutato le ripercussioni anche politiche di dichiarazioni tanto pesanti.
Quindi tutto calcolato? Forse!
Di certo quel video ripercussioni è destinato ad averne nel breve come nel lungo termine. All’interno come all’esterno del Movimento.
Dell’esterno; del rapporto con il PD e dei retroscena sulla nascita del Governo Conte-Bis, si è ampiamente scritto. Lo ha fatto Augusto Minzolini con la solita ampia e pungente dovizia di particolari.
Niente, invece, sembra ancora emergere sull’impatto che il video potrà avere all’interno del Movimento, sugli equilibri precari che proprio in questo momento turbano l’esistenza stessa dei grillini.
Eppure alcuni fatti balzano agli occhi: l’appoggio di Alessandro di Battista (l’unico dei big), il silenzio imbarazzato di molti esponenti di rilievo dell’ala grillo-contiana a partire dal Ministro degli Esteri Luigi di Maio fino allo stesso Giuseppe Conte che, incalzato dai cronisti, ha tenuto a distinguersi dal “líder máximo”.
E se il video di Beppe Grillo fosse il salto della quaglia? La forma più teatrale di riacciuffare (in extremis) il dialogo con David Casaleggio (ed i suoi a partire proprio da Di Battista) ed archiviare, con un sol colpo, l’era Conte ed il sodalizio con il PD?
Del resto quel rinnovamento/rifondazione del Movimento tanto pubblicizzato ed evocato dall’ex Premier (che, avvertendo odore di bruciato, proprio in queste ore riprenderà l’attività di docente universitario) nicchia da mesi tra forti difficoltà (la questione dei due mandati elettivi su tutto), perdita di consenso e l’irrisolta e sempre più intricata vicenda Rousseau che sembra assume sempre più le sembianze di un’arma politica proprio contro la montante leadership Conte.
A ciò si unisce la partita delle candidature alle prossime amministrative del settembre 2021 con la bollente partita di Roma: meta ambita più di ogni altra cosa del neo inquilino del Nazareno che, proprio per riprendersi il Campidoglio, ha chiesto esplicitamente a Grillo ed ai suoi di rinnegare la ricandidatura di Virginia Raggi.
Insomma, ciò che -a sinistra- sembrava la panacea; la possibilità di rinascita: l’unità tra Movimento grillino e PD, sta mostrando tutta la sua fragilità politica e culturale. E quel
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