Corsi e ricorsi storici. Siamo nel 2019 e un altro isolamento sembra avvicinarsi con passo imperioso alla Gran Bretagna, ma dell’aurea splendente di sue secoli prima si è persa traccia, anzi, sembra più una grande ombra nera che offuscherà i resti di quel che fu un Impero e ancora peggio, sembra pronta a propagarsi per tutta l’Europa.
Brexit, no deal. Lo sentiamo ripetere in tutti i tg, o riportato sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali, ma davvero la perfida Albione è così perfida da farsi male da sola e contaminarci con le sue tenebre?
I primi studi al proposito ci dicono che la Brexit impatterà sulla ricchezza dei cittadini inglesi con una perdita netta di flussi annui di circa 57 miliardi di euro, che su una popolazione di circa 60 milioni, vuol dire circa 950 euro a testa. Un “reddito di de-cittadinanza” o una “perdita di cittadinanza”, dir si voglia. Noi europei sorridiamo, per una volta, non siamo noi quelli giudicati. Ma il sorriso è amaro se si pensa che l’effetto contagio si stima essere di aggiuntivi 40 miliardi sulla vecchia e logora Europa.
L’economia continentale più penalizzata da un “no deal” sarebbe la Germania, con un saldo negativo di 9,5 miliardi di euro, mentre per la Francia sarebbe circa di 7,5 miliardi. L’Italia segue a ruota con 4 miliardi . Ironia della sorte la stessa cifra che attualmente il nostro Paese dovrebbe destinare per la “mini Tav”.
Sembra quasi un sillogismo: se Londra non uscirà dall’Europa, Torino si collegherà a Lione. Matematicamente troveremo mille detrattori che riusciranno a confutare questa tesi, magari con analisi costi e benefici super dettagliate e..(questa volta) univoche. Ma la logica (e in questo caso non intesa come modellizzazione matematica, ma come branca filosofica), dovrebbe insegnarci che costa più dividere ciò che è stato creato insieme, che avvicinare ciò che è stato creato distante. Ai posteri…
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