Egregio Sindaco Nardella,
Ho letto, speranzosa, il Decalogo di proposte per il rilancio di Firenze e Venezia
che Lei, ha contibuito a scrivere, per la rinascita della mia città.
Ma la speranza è subito svanita.
Nel Decalogo è assente una seria analisi delle cause che hanno contribuito alla desertificazione della città, prerequisito per proporre miglioramenti e rinascite.
Firenze aveva perduto la sua forte identità, era una città priva di iniziative di rilievo, con piazze restaurate ma rese anonime, con criminalità in aumento, con pali di tranvie, ricca di capolavori antichi ma ormai trasformata in un “tristo turistodromo”, come disse Philippe Daverio.
Invasa da giovani immigrati, venditori illegali di orrende cianfrusaglie con le quali pavimentavano il centro storico, molti proprio sotto il suo ufficio, assediata da spacciatori e borseggiatori anche nelle vie più belle della città. Un enorme mangificio, che i residenti, le aziende e gli uffici erano stati costretti ad abbandonare anni fa.
Il centro storico resta il capolavoro che abbiamo ereditato, ma privo di vita. Nudo di turismo col trolley, il centro storico ci mostra solo quello che i nostri avi ci hanno tramandato. Niente di bello e innovativo è stato aggiunto negli ultimi anni.
Egregio Sindaco, dov’era lei quando accadeva tutto questo?
La città si ritrova priva di quel turismo che la devastava, ma priva anche di una valida alternativa.
Nel leggere questo decalogo, qualsiasi lettore si domanderebbe come mai lei non ci abbia pensato prima perché, diciamocelo, non si tratta niente di nuovo.
MA DUE PUNTI DEL SUO DECALOGO SONO DAVVERO DIFFICILI DA CONDIVIDERE
– La mancanza di tutela del diritto di proprietà privata. I proprietari di appartamenti
non potrebbero affittare per più di tre mesi l’anno a turisti per affitti brevi. Il suo
intento è far si che affittino ai residenti, per ripopolare il centro. Ma lo sa Sindaco,
che avere un inquilino moroso, equivale per molti con il finire in povertà?
Inoltre, colpire una specifica categoria di cittadini che rappresenta una domanda del mercato in evoluzione pare un controsenso. Gli affitti brevi di case di proprietà devono essere parte dell’offerta ricettiva di qualità senza nulla togliere alla ricettività tradizionale.
Perché far pagare ai proprietari di case, in prima persona, la riqualificazione del centro? Perché non lo ha fatto negli ultimi dieci anni, con la sua Amministrazione, attraverso interventi specifici, come parcheggi sotterranei, collegamenti veloci tra il centro e le altre aree della città, standard elevati delle abitazioni in affitto, aiuti a coloro che vogliono vivere in centro, oppure agevolazioni fiscali ai proprietari che affittano ai residenti?
Il decoro: Noi viviamo in una piccola città, dove il decoro urbano dovrebbe essere il nostro biglietto da visita. Eppure siamo circondati da coperture gigantesche di catrame su strade rinascimentali, da sporcizia, da piccoli peri cinesi e dall’assenza di verde pubblico.
Voglio farle due esempi per farle comprendere meglio, forse non i più invasivi ma indicativi del livello di abbandono dei nostri ambiti “tesori”; passo tutti i giorni, da anni, davanti alla Galleria dell’Accademia, ha i muri completamente imbrattati e sporchi. Nel precovid, davanti a tutto quello sporco, si mettevano in fila i turisti per entrare al museo e io mi vergognavo. Mi vergognavo, perché immaginavo quello che potevano pensare i turisti di noi fiorentini.
L’altro esempio, sicuramente sconosciuto ai più ma spero non a lei è il Chiostro della Badessa risalente al 1400 con opere di gran pregio di artisti tra cui Andrea del Castagno. Spero che nessun turista lo visiti per come è indegnamente ridotto.
COSA MANCA NEL DECALOGO: UNA VERA PROSPETTIVA E VISIONE
A Firenze, mi consenta, non serve aria fritta condita con un po’ di ideologia, serve una visione pragmatica.
Invece che affermare che lei vuole “mettere mano” affermi quale visione per Firenze, quale strategia? Quali esempi di azioni concrete?
Una visione che consenta uno sviluppo culturale ed economico che possa attingere alle forze e alla determinazione della parte produttiva della città. Una visione che possa infondere fiducia nel futuro, che possa consentire a chi vuole e ne ha i requisiti di esperienza e competenza, di costruire una nuova Firenze.
Per dirla in modo politicamente poco corretto, la politica, pur in un ruolo prioritario di controllo, fornendo le linee guida, deve farsi da parte dal punto di vista operativo e il settore pubblico incidere molto meno, anche e soprattutto come costi.
Occorre l’efficienza, la determinazione, la motivazione e la meritocrazia del settore privato.
Facciamo di Firenze una città per un turismo di qualità, Facciamo di Firenze una città con un’identità unica e irripetibile, che vuole come attori protagonisti i suoi abitanti, con le loro professioni, le loro botteghe e imprese. E soprattutto creiamo un’offerta culturale e artistica in grado di richiamare l’attenzione internazionale.
IL TURISMO DI QUALITA’ SI INCREMENTA, SE LA QUALITA’ DELLA VITA DEGLI ABITANTI E’ ALTA:
Il turismo di qualità percepisce le condizioni di vita della città che vuole visitare, lavoro, benessere, sicurezza, abitazioni e Hotel con alti standard qualitativi, trasporti innovativi, Universita’ di prestigio, offerta culturale, commercio di alto livello.
Facciamo di Firenze una città straordinaria con una customer experience coordinata ed eccellente.
Ripensiamo completamente Firenze, partendo dal Centro Storico, per unirlo in un unico progetto con tutti i quartieri della città. Non è credibile né utile un centro storico completamente scollegato dal resto della città.
Occorre un progetto coraggioso e dettagliato, condiviso e partecipato, che unisca le quattro leve strategiche di una nuova Firenze: Aziende, Lavoro, Cultura e Cittadini.
Rafforziamo la nostra identità per non essere una Disneyland come tante, destinata a soccombere al primo cambiamento.
Del resto non ha neanche senso chiedere aiuti economici al governo se poi non si ha in mente quale è il nuovo modello che vogliamo per Firenze, o peggio ancora sarebbe riproporre la solita soluzione anche in tempi di vuoto turistico quando il modello “mangificio” era già insopportabile in passato.
Condivido con lei alcune idee per Firenze nella speranza che possa prenderne spunto:
- Parco delle Cascine: facciamo del Parco delle Cascine un’area per i cittadini e istituiamo una grande scuola d’arte internazionale. Sappiamo che adesso il Parco e in mano alla criminalità. Riportiamolo alla sua bellezza, con eventi culturali, teatrali, sportivi. Inseriamo operatori commerciali di alto livello, locali, che offrano servizi per un turismo di qualità e culturale. Le vorrei fare anche un’ ultima domanda, Sindaco: “Perchè lei, che a ogni scadenza elettorale o invio di troupe di Striscia la Notizia, afferma di voler sconfiggere la criminalità nel parco, non ci va una volta al giorno, magari la sera quando chiude l’ufficio? Il comportamento esemplare è importante.
- Portiamo la gestione e lo sviluppo del Lavoro in città. Il grande fallimento di navigator o centri per l’impiego è sotto gli occhi di tutti. Senza lavoro la città muore. E senza lavoro muoiono anche i fiorentini. Creiamo un’agenzia per il lavoro per la città di Firenze, gestita da privati professionisti, che incroci la domanda e l’offerta di lavoro in tempi rapidi e in modo efficiente. Con la soddisfazione delle imprese e dei lavoratori. In piena meritocrazia.
- Ripensiamo le case. Adesso i fiorentini non abitano più in centro, nessun parcheggio, scomodità, movida, prezzi altissimi. Creiamo insediamenti di edilizia abitativa per le persone, con servizi come giardini, palestre, ambulatori e attrezzature sanitarie in condivisione.
- Aeroporto: facciamo diventare l’Aeroporto di Peretola il primo aeroporto per un turismo di qualità in Italia, con servizi e prodotti per questo target di riferimento, di cui beneficerebbero tutti gli operatori economici della regione.
- Ripensiamo le Università per stranieri e per studenti italiani. Che attirino i migliori studenti e i migliori docenti da tutto il mondo. Creiamo una città per chi studia. Attiviamo il turismo del Sapere.
- Creiamo una grande scuola artigiana fondata però sul principio di merito, per attrarre studenti da tutto il mondo. Con forti partnership con le grandi aziende del lusso, che ancora non sono scappate. Ho visto i Progetti Manifattura Tabacchi e Sant’Orsola, che vanno avanti da anni con lunghissime gestazioni, rinvii, e cambi di finalità e soprattutto falsi entusiasmi. Non crede troppi? (poi un giorno, forse, i fiorentini capiranno cosa sono e servono le residenze d’artista, perché sono davvero indecifrabili)
- Sviluppiamo eventi e luoghi per ogni forma d’arte, per il teatro, la musica, la fotografia. Purtroppo troppo spesso assenti e dimenticati.
- Facciamo ripartire i cervelli, creiamo un grande evento culturale fiorentino, invitando i migliori “cervelli” da tutto il mondo, architetti, ingegneri, artisti, politici, scienziati, filosofi. Coloro che possono darci una mano a immaginare e disegnare la Firenze del presente. Purché non siano convegni simili a scatole vuote inutili che servono solo per migliorare l’immagine di chi li promuove.
Facciamo di Firenze terra di cultura e di impresa e soprattutto terra di lavoro.
La città deve tornare nelle mani di chi la abita, di chi lavora, di chi ci investe, per farla funzionare, per farla crescere, per renderla sempre più aperta, innovativa e realmente internazionale. Perché un ‘offerta turistica di qualità non può prescindere dalla qualità di vita dei suoi abitanti.
Sandra Bianchini
Gabriele Malquori
Sandra, penso che u abbia dato degli ottimi consigli da seguire al sindaco. Molte di queste cose si possono realizzare con meno risorse di quello che si immagini. Per altre serve un progetto integrato e dalle prospettive di alto livello che coinvolgano le migliori teste sul mercato. E risorse che
molti privati potrebbero mettere in un contesto chiaro e ben strutturato.
Sandra
Grazie Gabriele. È proprio così.
Rolando
Analisi perfetta, è ciò che sostengo da anni sui social. Non si può ovviamente incolpare il sindaco di tutto ciò, la distruzione sistematica del tessuto sociale, artigianale, commerciale è iniziata dopo gli anni 80. Adesso ci vuole il coraggio di intraprendere nuove sfide, riportare l’interesse culturale e artigianale in città.
Sandra Bianchini
Certo Rolando, non si tratta di dare la colpa. che serve a poco.
Sergio Benassi
Il Nardella, (perifrasando il Giusti)…”ad altre cose è affaccendato e per queste è…morto e sotterrato…”