Con l’avvento del Governo Draghi i tre partiti maggiori, Lega, PD e M5S, si sono riposizionati. Forse il termine è riduttivo. In realtà le tre forze politiche hanno letteralmente rovesciato la politica seguita fino ad allora. La Lega che era sovranista ed anti-europea ha accantonato i temi portati avanti fino a quel momento, su tutti la polemica contro gli sbarchi dei migranti, che ovviamente continuano esattamente come prima, e punta addirittura a diventare la più fedele sostenitrice del Presidente del Consiglio. Il PD, approfittando del cambio di segreteria, accantona l’asse preferenziale con i 5Stelle, abbandona il sistema elettorale proporzionale e punta ad una riedizione di un blocco ulivista dove, udite, udite, continuerà il dialogo con i grillini portato avanti però da un blocco di centrosinistra composto dallo stesso PD, da LeU e dai partitini liberaldemocratici, Italia Viva compresa naturalmente, Il MoVimento 5 Stelle mette in campo Giuseppe Conte al quale è stato affidato il compito, grazie anche alla fuoriuscita dei duri e puri, di riorganizzare e riposizionare il partito su posizioni filogovernative che Di Maio non ha nessuna remora ad auspicare che siano “moderate e liberali”.
Gli italiani sono talmente stanchi, sfiduciati e disillusi che non fanno più nemmeno caso a questi veri e propri giri di valzer, aiutato in questo da una stampa per la quale, nella stragrande maggioranza dei casi, è davvero difficile trovare una definizione calzante.
E’ cambiato il direttore d’orchestra e la musica è diversa. Se si vuole continuare a ballare bisogna seguire i nuovi motivi.
La consolazione, almeno per chi si colloca in un’ottica politica riformista e liberale, è che almeno per ora la spregiudicatezza delle nostre maggiori forze politiche sembra andare nella direzione giusta. E’ il presupposto indispensabile per rimettere sulla rotta giusta la nave Italia.
Certo, la cosa non può non far riflettere. Tutti questi radicali cambiamenti di linea sono stati presi dall’alto. Decisi da pochi, spesso da uno solo, nel chiuso di qualche stanza. Alla faccia della partecipazione, quanto meno degli iscritti, e alla faccia della democrazia digitale sbandierata dai grillini.
La pandemia, l’urgenza delle cose da fare, la necessità di trovare rapidamente persone in grado di farle sono certamente delle scusanti. Ma è indubbio che, passata la tempesta, la politica debba ritrovare una sua dignità e debba tornare ad essere confronto aperto e civile sulle idee e su modelli diversi di società. La sbornia demagogico-populista va accantonata definitivamente. Negli ultimi tre anni abbiamo visto di tutto. Si è passati dagli insulti della sera, alle dichiarazioni d’amore della mattina. Sempre con lo stesso entusiasmo e la stessa convinzione. Inutile chiedersi quando come cittadini siamo stati presi in giro, durante la fase dell’odio o quella dell’amore? Forse, potrebbe essere la risposta, in entrambe.
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