Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, gentili Ministri, colleghi senatori, il Presidente della Repubblica, in un contesto eccezionale di crisi di sistema sul profilo sanitario, economico e da ultimo politico, ha visto in lei, presidente Draghi, la personalità migliore che il Paese potesse esprimere per far fronte alle enormi sfide del presente e del prossimo futuro a livello nazionale, europeo e mondiale. E l’ampia maggioranza parlamentare, trasversale e composita, che oggi si accinge a votare la fiducia al Governo da lei presieduto, ha evidentemente condiviso la scelta del presidente Mattarella.
Ma la soluzione della crisi in piena emergenza non solleva questo Parlamento, in quanto espressione diretta della volontà popolare, dalla riflessione sull’incapacità di essere autosufficiente a esprimere un Governo per il Paese. Credo pertanto che tutti gli attori della politica e delle istituzioni siano oggi chiamati a una responsabilizzazione profonda sulla scelta di comportamenti e regole che onorino la democrazia parlamentare. In altre parole, non è bene tutto quel che finisce bene, anche se è bene – ed è importante ribadirlo – che lei oggi sia qui, al banco del Governo, che rappresenti l’Italia nei consessi europei e assuma per tutti noi la Presidenza del G20.
Il Governo a cui oggi siamo chiamati a dare la fiducia nasce per corrispondere alle urgenze sanitarie ed economiche figlie dell’emergenza pandemica. Sul fronte economico, tra i suoi compiti più urgenti vi è quello di dotare il Paese di un piano nazionale di ripresa e resilienza e degli strumenti necessari perché il più grande investimento di risorse pubbliche dei prossimi decenni si rifletta positivamente sulle prossime generazioni, su quei giovani a cui il piano di rilancio europeo Next generation EU è dedicato. Ed è infatti sulle loro spalle che graverà, per la massima parte, il peso di ripagare l’ulteriore enorme debito di cui in questi mesi ci stiamo assumendo la responsabilità.
Al meeting di Rimini dello scorso agosto lei indicava come indispensabile per la crescita proprio l’istruzione e più in generale l’investimento nei giovani, settore nel quale – sempre per continuare a citare le parole di allora che riflettono perfettamente il mio sentire – la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e risorse finanziarie.
Sì, Presidente, è imperativo e urgente combattere e ridurre il più possibile la dispersione scolastica: un fenomeno di proporzioni preoccupanti nel nostro Paese, tra i più alti nell’Unione europea e che si è acuito ancora di più nell’emergenza pandemica.
Altrettanto imperativo e urgente è che la ricerca tutta sia promossa con attenzione e risorse pubbliche adeguate. Questa mattina lei ha affermato che occorre investire adeguatamente nella ricerca senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui modelli in tutti i campi scientifici.
Presidente, soprattutto per far fronte a emergenze come l’attuale ed essere pronti alla prossima emergenza che non sappiamo da dove verrà, è importante intervenire a monte. Non basta non escludere la ricerca di base, ma è necessario difenderla e promuoverla come insostituibile fucina di nuove idee mai immaginate prima, di nuove strade conoscitive e di future applicazioni innovative. È impossibile oggi immaginare qualunque piano di rilancio senza mettere al centro la ricerca, lo studio. Senza di essa oggi staremmo ancora brancolando nel buio nel fronteggiare la pandemia. Basti pensare che il padre di uno dei vaccini innovativi sviluppati grazie all’uso dell’RNA messaggero, approvato e in uso in tutta Europa, è Ugur Sahin: uno scienziato che è stato solo pochi anni fa vincitore di un importante finanziamento alla ricerca di base da parte del Consiglio europeo della ricerca.
È garantendo la libertà di studiare per conoscere l’ignoto e di impegnarsi su un’idea per capirne la complessità che si crea uno spazio pubblico dove la fiducia aumenta e i giovani restano, anziché sentirsi costretti a fuggire.
La conoscenza cresce in quantità e qualità e l’incertezza arretra di fronte alla forza delle evidenze che avanzano. Ma sono decenni, signor Presidente, che la libertà di ricercare nel nostro Paese è tenuta a freno, sottofinanziata e sottoposta a ogni tipo di deviazione o stasi.
Il nostro è il Paese delle eccellenze diffuse in ogni settore, in ogni angolo d’Italia – dal Nord al Sud – ma è anche il Paese della ricerca abbandonata e del disprezzo verso la ricerca pubblica, libera, che mette in competizione le idee, perché senza competizione e concorrenza le idee si svuotano e le passioni si spengono.
Il nostro è anche il Paese dei tanti divieti insensati e dei tanti ostacoli normativi che i nostri colleghi ricercatori europei non hanno e la cui rimozione a costo zero sarebbe già un atto di raggiunta normalità. In questi anni ho visto chiudersi e dissolversi gruppi di ricerca di prim’ordine per mancanza di fondi e organizzazione; ho visto studiosi di università, CNR e altri prestigiosi enti di ricerca costretti a pagare di tasca propria la riparazione degli impianti elettrici o dei condizionatori dei laboratori per poter andare avanti nei loro studi.
A lei, signor Presidente, chiedo di difendere e promuovere la ricerca in tutti gli ambiti – da quello umanistico a quello scientifico – nell’unico modo possibile, mantenendola libera, aperta e competitiva secondo i più semplici e importanti principi di etica pubblica. Solo così potremo trattenere e attrarre le migliori menti. Solo così potremo colmare il gap con gli altri Paesi europei che hanno il doppio di ricercatori rispetto a noi. Solo così avremo giovani appassionati al proprio Paese.
Ricerca e istruzione sono tra i settori a più alto valore aggiunto nel medio e lungo termine, con ritorni non solo economici, ma anche di accrescimento del capitale sociale, culturale e cognitivo di un Paese.
Gentile Presidente – chiudo citando ancora una volta le sue parole – ricordo però che, affinché le politiche finanziate e l’azione di Governo risultino credibili agli occhi dei cittadini e del mondo che ci osserva, l’investimento pubblico in ricerca e non solo non può prescindere da trasparenza e condivisione, sempre necessarie, ma specialmente oggi – cito ancora le sue parole – che la discrezionalità che spesso caratterizza l’emergenza si accompagna a scelte destinate a proiettare i loro effetti negli anni a venire.
Ebbene, nel disegnare le politiche dei prossimi decenni mi auguro che l’orientamento di questo Governo sia quello di riformare anche profondamente l’esistente per migliorarlo e supportarlo, senza però cadere nella facile tentazione di creare, una volta di più, nuovi contenitori e formule organizzative estemporanee in deroga alle regole ordinarie. Signor Presidente, di corsie preferenziali in nome di proclamate eccellenze autoattribuite e mai misurate con il metro del merito e della libera concorrenza il Paese è esausto.
A ogni studioso di qualunque provenienza istituzionale e geografica deve essere garantita la stessa libertà di competere per le fonti di finanziamento pubblico che la politica identificherà, affinché l’idea, il progetto, il gruppo, l’ente o la rete di enti migliori possano vincere, in primo luogo nell’interesse dei cittadini contribuenti, per poter davvero partecipare al rilancio di questo Paese. Faccio parte della comunità di studiosi da trent’anni e so che ne ha tutte le forze, le capacità, le competenze e il forte desiderio. (Applausi).
kelvin walter
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