Malgrado le fobie antirenziane di Travaglio e Gruber e l’aggressività vendicativa della Ditta, diventa sempre più chiaro che il delitto non è stato “aprire una crisi incomprensibile in piena pandemia”. Il delitto è stato non aprirla diversi mesi fa.
Il delitto è stato dire sì ai provvedimenti liberticidi di Bonafede. Acconsentire a una gestione pasticciata della crisi sanitaria. Tacere di fronte all’esproprio del Parlamento e all’utilizzo politico dell’emergenza. Evitare qualunque obiezione di fronte ai superpoteri del signor Arcuri. Permettere una chiusura indiscriminata delle scuole. Costruire un Recovery Plan di straordinaria leggerezza. Assistere in silenzio al tentativo di Conte di accentrarne su di se la gestione. Accrescere a dismisura il debito pubblico con politiche puramente assistenziali. Lasciare marcire gli innumerevoli dossier industriali. Evitare di mettere mano alla riforma dell’amministrazione e della giustizia. E via dicendo.
Il delitto è tollerare un presidente del consiglio come Conte, la cui unica strategia è sempre stata di chiudere i dossier difficili nel cassetto, di rimandare le decisioni, di promettere mirabilie, di nominare comitati inutili, di promuovere conferenze puramente decorative.
Può essere che Matteo Renzi sia il peggiore di tutti, che commetta errori su errori, che abbia retropensieri immondi, che treschi con i più biechi regimi sunniti. Resta il fatto che, sebbene in grave ritardo, è stato lui a costringere tutti a guardare le cose come sono. Pur avendo, come suol dirsi, il tre per cento.
(questo articolo con il consenso del blog è ripreso dal sito www.ragionepolitica.it)
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