I “giapponesi”
Ho già scritto che il PD mi sembra come quei giapponesi della seconda guerra mondiale: continuavano a combattere per l’imperatore perché nessuno gli aveva detto che la guerra era finita da un pezzo. Oggi ho letto due dichiarazioni che ben rappresentano l’incapacità di presedere atto dei fatti e di fare politica.
Un giapponese è il dalemiano Cuperlo: “Se c’è la Lega non è un governo politico, ma di scopo o di emergenza quel che mi pare complicato è immaginare un patto di legislatura come quello che avevamo chiesto al governo precedente”. Nessuno gli spiegato per bene, in maniera chiara, che il governo precedente non c’è più e non risorge dalle ceneri e che la Lega fa politica.
Un altro che non è un giapponese disperso, ma che si è sistemato a Bruxelles e ha solo il problema di tenere i consensi della sinistra interna al PD (indimenticabile assessore alle politiche sociali del Comune di Milano per otto anni ): “Dobbiamo dire no a Salvini, evitare quest’abbraccio mortale o se dovessimo accettare lo schema di Mattarella, almeno che duri poco tempo”.
Per fortuna che nel PD, qualcuno che ragiona c’è ancora:
“Non si dice dì sì o no a Draghi sulla base di quello che fa Salvini. Altrimenti non si è capita la scelta del Presidente Mattarella di dare vita, di fronte allo stallo della politica, a un governo sganciato dalle formule politiche. Se non ti va bene dici no a Mattarella come ha fatto, per ora, Giorgia Meloni. Se ti va bene, dai un contributo di idee a Draghi senza porre veti a nessuno. Tertium non datur. La fase è cambiata anche per colpa dei nostri errori. È il momento di prenderne atto” . dice Tommaso Nannicini. Sulla voce circolata circa un appoggio esterno del PD a Draghi, Stefano Ceccanti chiosa così la smentita del Nazzareno: “Strano che qualcuno abbia creduto all’appoggio esterno, sarebbe stato da 118”
Oggi, un partito, che ragiona in grande, che fa coincidere il bene del Paese con la sua identità partitica, fa alleanze con tutti quelli che vogliono portare il Paese fuori dalla emergenza e dare un futuro migliore all’Italia, con una sua presenza autorevole in Europa e nel mondo, come ha chiesto Mattarella, dando l’incarico a Draghi.
In stato confusionale
È bastata una mossa molto semplice e del tutto prevedibile di Salvini e della Lega per mandare in confusione un partito che è sempre stato sul “mai”: mai 5S, mai Lega. E se i “sovranisti”, antieuropeisti, (che si chiamino 5s o Lega ) cambiano posizione, per il PD non è una vittoria degli europeisti, no! È una mossa strumentale ? E anche se fosse, il risultato sarebbe quello auspicato da Mattarella. O il PD è contro Mattarella? Basta dirlo.
L’attuale Pd gioca a scacchi, ma vuole tutti i pezzi fermi, immobili: se qualcuno si muove, non capiscono più niente. Anzi, chi si muove diventa brutto e cattivo, un mascalzone se è Renzi. Poi si muove anche Salvini, si muove anche Berlusconi, allora nel PD fanno come i bambini: ma come? vi siete mossi, non ci sto, non gioco più.
In politica, come a scacchi, i pezzi non stanno fermi e ciascuno fa le sue mosse, avendo in testa una strategia con le varie tattiche per imporre il suo gioco, prevedendo anche le mosse del suo avversario.
Da piccolo mi spiegavano che in politica ad ogni mossa c’è una contromossa, che tu dovresti conoscere in anticipo, nel momento in cui fai la tua mossa.
Il PD rimane ancorato a Conte come se niente fosse. E poi di fronte a Draghi, continuano a pensare all’alleanza strategica con Leu-5S. Ma Conte fa il leader delle 5S o di un suo partito? E se Leu sta fuori dal governo Draghi, l’alleanza vale sempre? E poi si pensa alle alleanze , in chiave elettorale o politica? si pensa al proporzionale o al maggioritario di lista o di coalizione? Mi pare che la confusione sia tanta sotto il cielo del PD.
Non hanno capito che la guerra per Conte l’hanno persa, e anche in malo modo, e che si apre una fase nuova, del tutto diversa, in cui vengono scompaginate tutte le vere o false alleanze politiche, a destra come a sinistra. E questo sarebbe il momento giusto, sacrosanto, per unire tutti i riformisti, dentro e fuori del PD. Con coraggio bisogna uscire allo scoperto e dire chiaro tondo che la linea del PD, governista simil Cinquestelle e thailandese, è stata un disastro, buona per stoppare la Lega all’inizio, ma incapace di fare un programma valido per il Paese, e di combattere efficacemente la pandemia.
Non tutti possono fare politica
A mio parere fu un errore tenere nel 2019 il PD immobilizzato sul no alle 5S, ma fu una mossa azzeccata, approfittando dell’arroganza salviniana, spostare il governo da posizioni sovraniste nazionaliste a scelte europeiste,
Ed è stato un bene oggi far saltare il governo Conte per approdare con Draghi a una soluzione di prestigio e di garanzia europea e internazionale,. Una soluzione, per le competenze professionali e politiche del personaggio, capace di dare concreto avvio a un programma di riforme che il Paese aspetta da tempo. Stupisce che il Pd non sia stato protagonista di questa scelta e di questa svolta, ma che si si sia tenuto in difesa di una modesta compagine governativa.
Tenere le scuole chiuse più a lungo di tutta Europa e arrivare a superare i novantamila morti, avere l’economia che è più indietro di tutti gli altri Paesi europei e tenere bloccati i cantieri delle opere pubbliche, e nel contempo avere speso 150 miliardi di soldi a debito in un anno non è stato il segno di una buona politica. E si tenga conto che, mentre i 209 miliardi dell’Europa arriveranno, un poco per volta, confidando comunque che Draghi metta mano e rifaccia il pessimo ”ricoveriy plan” del governo Conte e che l’Europa lo approvi, il governo giallo rosso ha già speso, dal marzo 2020, oltre 150 miliardi, aumentando il debito al 160% del PIL.
Certamente le esigenze economiche immediate sono all’origine di questo aumento del debito, ma come sono state erogate o non erogate, ha creato più malcontento che consenso, più delusione che fiducia. Aggiungo che i provvedimenti anti pandemia, oggetto di tante dirette televisive, prevedevano 670 decreti attuativi: ne hanno fatti 219 (il 33%), ne dovevano ancora fare 451, ma di questi, 106 sono già scaduti.
In totale, i governi Conte 1 e 2 dovevano fare 919 decreti attuativi di norme sbandierate ai quattro venti: ne hanno fatti 372, ci sono ancora 547 da fare ma di questi ultimi, 152 sono già scaduti.
Un bilancio talmente modesto, che nonostante i miliardi a disposizione del governo Conte, secondo i sondaggi, il consenso al centrodestra è sempre aumentato, fino ad essere maggioranza assoluta. E la preoccupazione maggiore delle forze di maggioranza è stata quella di evitare il voto, non di cambiare politica e migliorare il rapporto con il Paese, incominciando dalla lotta alla pandemia e dalla sanità (vedi la vicenda del Mes: da irresponsabili non averlo preso a maggio)
Le carte sono rimescolate
Oggi, piaccia o non piaccia, le mosse di Renzi ci hanno portato il governo Draghi con il quale tutti devono misurarsi. La mossa della Lega, di sostegno a Draghi, ha finito per spazzare via i giochini di Conte e soci. Come appaiono ridicole, la posizioni immobiliste, schiave dei loro schemi ideologici e dei loro falsi principi, incapaci di fare politica: “mai con i sovranisti”, come il giuramento di Zingaretti “mai con le 5S”! E perché cos’erano le 5S e Conte, nel 2019? erano già europeisti?
I movimenti o i “partiti”, che non nascono su solide basi culturali, ideali, con valori condivisi e programmi maturi, con progetti meditati e proposte accurate, sono esposti alla possibilità e alla necessità di cambiamenti repentini per stare a galla, non essere travolti dalle circostanze e annegare nel proprio immobilismo. Ed è sempre l’iniziativa politica, non solo le circostanze, a fare emergere le contraddizioni politiche e le condizioni per i cambiamenti.
Spostare la Lega, da posizioni sovraniste, e farla approdare ad un europeismo, magari non convinto, ma di fatto assunto come unica politica praticabile per il nord produttivo, piaccia o non piaccia, è il risultato della fulminea azione di Italia Viva. Con le posizioni di oggi della Lega, di fatto , si isola l’estremismo di “Fratelli d’Italia” e si spinge “Forza Italia” su posizioni più liberali e moderate, si creano le condizioni per favorire la formazione di una destra conservatrice, non reazionaria, la qual cosa è nell’interesse del Paese.
La formula del “governo di alto profilo, non riconducibile a nessuna formula politica” – come chiesto da Mattarella – scompagina dunque tutti gli schieramenti precedenti e costringe tutti a ripensare la propria collocazione. L’evolversi della situazione crea anche turbamenti profondi nelle 5S, che devono aggrapparsi come ad un salvagente alla formula della “continuità” per appoggiare il governo Draghi : una formula che può andare bene per cercare di tenere uniti i grillini, ma che dura lo spazio di qualche settimana.
E certo si può accettare la richiesta delle 5S di salvarsi la faccia, perché in politica come nella vita, si deve lasciare sempre l’onore delle armi al vinto. Quello che non si può accettare, e lo dico ai riformisti del PD, che qualche segnale cominciano a darlo, che ci siano continue interviste dichiarazioni di coloro che hanno portato il PD in un angolo senza via d’uscita.
Oggi il governo Draghi è una grande occasione per guardare lontano e farebbe male il Pd, per ragioni di equilibri e correnti interne, a riproporre ministri che già sono stati nei governi precedenti. Aria nuova per favore, forze nuove, competenti ( che ci sono) , forze fresche, non condizionate dal “doroteismo governativo” o dal bonzo thailandese: basta con i ministri “per tutte le stagioni”. Ci vuole una donna capace e preparata al Ministero dei Beni e delle Attività culturali (separarlo dal Turismo, per favore), dove è già stata sottosegretario, tempo fa: Ilaria Borletti Buitoni.
(questo articolo con il consenso dell’amministratore del blog è ripreso dal sito: www.ilmigliorista.it)
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