Ce ne dobbiamo fare una ragione: lo spettacolo avvilente della nostra politica non ha toccato il fondo con lo scambio delle “figurine” da un partito all’altro nella sera del voto sulla fiducia al governo Conte 2, al Senato. Perchè il governo può restare in vita. E il peggio è che meno fa, più sopravvive. Ci penserà poi il semestre “bianco” a consentirgli di portarci alla scadenza naturale ad elezioni. I costi della sua debolezza li pagheranno i nostri figli e nipoti.
Ciò che dobbiamo fare noi poveri elettori, come minimo, è di non cadere nello stesso tranello. Non dovremmo più accettare il meno peggio ma puntare al meglio. Per ottenere il nostro voto, ci inviteranno da sinistra a guardare il brutto che c’è a destra e viceversa. Ma le due facce della medaglia sono proprio identiche, perché la degenerazione non riguarda questo o quel partito, è del sistema. E noi abbiamo bisogno, proprio perché la situazione è drammatica, di cominciare a riassaporare il gusto della speranza.
Il centrodestra solo apparentemente sta meglio. La superficie riflette una immagine di unità. A scavare a fondo si scopre che non è proprio così. La Lega ha due anime: una euroscettica e sovranista, l’altra liberista e attenta all’Europa; completamente sovranista e populista Fratelli d’Italia; europeista Forza Italia. Ma allo stato, la coalizione è largamente favorita in caso di voto.
Ancora più deprimente è il quadro del centrosinistra. Lo schiacciamento del PD su Conte e sui 5Stelle se continuasse, toglierebbe ogni speranza in qualcosa di nuovo. Il partito di Zingaretti è rimasto in quel campo l’unico partito in grado di superare un eventuale sbarramento del 3%. Ma non ha un progetto se non quello di allearsi con i pentastellati e confidare nel traino di Conte. Non può funzionare e non sta funzionando: i 5 Stelle sono a pezzi e senza bussola. Hanno già contraddetto tutti i loro “vaffanculo”. Quanto a Conte tutti hanno capito che non è “l’avvocato del popolo” ma l’avvocato di se stesso: e per tutelarsi non è disposto a rinunciare al suo potere per un ideale che sia uno.
Si celebra quest’anno il centenario della nascita del PCI. Non c’è alcun motivo per continuare, in forma di farsa, con le dispute che per tutto il ‘900 si manifestarono come tragedie politiche e non solo. La storia della sinistra nel suo complesso, comunista, socialista, laica, liberale è una grande storia, non una burletta quale risulta dal comportamento dei partiti che ne occupano oggi lo spazio politico. E, dunque, Zingaretti, Bersani, Renzi, Bonino, Calenda e una miriade di circoli di area socialista laica e liberale dovrebbero creare un unico soggetto con idee e progetti nuovi ai quali dare vita dalla contaminazione delle rispettive storie. Prendere l’iniziativa a sinistra tocca al PD e non c’è tempo da perdere prima che quel campo diventi ancora più un arido deserto. Ci pare un modo di sfidare il centrodestra più credibile rispetto alla alleanza né carne né pesce con i 5Stelle. Male che vada, con un sistema elettorale che si preannuncia proporzionale, il partito nascituro sarebbe sicuramente quello che raccoglie il maggior numero di voti.
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