In un anno il governo non ha saputo affrontare il problema della scuola: apre, non apre? Incertezza per famiglie, studenti, professori. Al danno della povertà educativa si aggiunge l’abbandono della socializzazione, dello stare insieme, del senso sociale del vivere insieme. Certo la didattica a distanza è meglio di niente, ma, a mio parere, ha il difetto di frantumare la classe, di frazionare i compagni di classe e di togliere il senso civico della collettività. E poi, visto lo stato della banda larga (?), che non arriva dappertutto e non tutte le famiglie hanno i computer e il telefonino non basta: non si poteva ricorrere alla Rai per raggiungere tutti e lasciare internet per le domande ai professori o per le verifiche?
Lo spettacolo del governo e delle Regioni sulla scuola è inverecondo, senza pudore, degno di un Paese del terzo mondo. In Europa siamo l’unico Paese che ha tenuto così a lungo chiuse le scuole, in un blocco che comunque ci è costato oltre settantacinque mila morti. Un numero di decessi per milione di abitanti (1.252) inferiore nel mondo solo a quello del Belgio (1.690). E adesso si rinvia ancora la riapertura senza avere predisposto nulla di tutela e di sicurezza. Basta dire che si è arrivati al 24 dicembre a definire le misure sullo scaglionamento degli orari delle scuole e dei mezzi pubblici: il 24 dicembre per il 7 gennaio! Sic!
Avevano la possibilità di fare dei piani a giugno, a luglio, ad agosto per riavviare a settembre le scuole, e per evitare di rinchiuderle subito dopo. Nulla di nulla, se non spendere mezzo miliardo nei banchi con le rotelle.
Francamente, non ci sono parole adatte a commentare una situazione in cui non importa la formazione delle nuove generazioni. E la cosa che mi stupisce sono i partiti di sinistra: non pensano affatto che questa paralisi della scuola aggravi le differenze di classe, sì, di classe, tra chi può permettersi anche di tenere i figli a casa o poi di mandarli a studiare all’estero e chi non ha i mezzi economici e la cultura per assistere i figli senza scuola.
Mesi e mesi buttati via, invece di mettere a punto strategie e scelte per il futuro immediato e per la prospettiva di un Paese che investa nella formazione. Bisognava avere il senso delle istituzioni, la lungimiranza politica di capire che, nella pandemia, il problema non era della maggioranza di governo o del solo governo, ma che la pandemia esigeva la necessità di mettere insieme le forze politiche di maggiorana e di opposizione, le forze sindacali, le Regioni e creare un tavolo permanente, con le Commissioni istruzione e cultura del Parlamento per disegnare il futuro prossimo e lontano della scuola italiana, nell’interesse generale del Paese.
E questo senso dell’interesse nazionale doveva essere, prima di tutto, del presidente del consiglio e delle forze di maggioranza, del Pd in particolare (perché è il partito che, in teoria, avrebbe la maggiore storia e conoscenza istituzionale).
La questione della scuola si è ridotta invece alla scemenza dei banchi con le rotelle. Da non crederci.
“Tre scuole su cinque non hanno il certificato di collaudo statico, tre su cinque non hanno il certificato di prevenzione incendi, il 44% delle scuole sono senza omologazione della centrale termica, il 55% mancano del certificato di agibilità. Solo il 26% delle scuole hanno la refezione scolastica, solo il 41% risulta dotata di palestra (lasciamo stare le piscine!) A livello nazionale l’86% delle scuole è raggiungibile con i mezzi pubblici; ma sono di gran lunga sotto la media, le provincie in cui c’è la percentuale più alta di famiglie in condizioni di potenziale disagio economico (quei nuclei famigliari con figli, dove nessun componente è occupato o pensionato) e che quindi hanno difficoltà ad accompagnare i figli a scuola con mezzi propri. Basti dire che nelle provincie di Napoli e Trapani solo la metà delle scuole sono raggiungibili con i mezzi pubblici.” – è quanto avevo scritto sul Migliorista a settembre 2020.
“Un grande piano per la scuola, deciso bipartisan, sarebbe un grande aiuto per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese. Questi mesi di fermo sarebbero stati una grande occasione per tutte le forze politiche per affrontare insieme in uno sforzo di responsabilità nazionale verso il Paese, con una consultazione diffusa di forze sociali e culturali, delle categorie professionali delle scuole e delle Università, un progetto di scuola e di formazione valido per i prossimi vent’anni, e valido per tutte le maggioranze politiche presenti e future. Abbiamo bisogno di sollevarci al di sopra delle beghe quotidiane e guardare al futuro con uno sforzo comune. La scuola e i giovani hanno bisogno di una politica lungimirante e unitaria: questa è la vocazione maggioritaria di cui c’è bisogno. Chi saprà interpretare questa necessità avrà anche un ritorno di consensi perché si presenterà come il partito che guarda alle prossime generazioni, al futuro dell’Italia, non alle prossime elezioni politiche. Su questa strada chi ha coraggio troverà anche il sostegno del Paese.”
Abbiamo scritto dappertutto che il problema dei trasporti pubblici doveva essere affrontato già a giugno, usando anche i mezzi turistici privati, per rafforzare il trasporto verso le scuole. Abbiamo sostenuto che, prendendo già a maggio, i soldi del Mes, si potevano organizzare test rapidi e tamponi nelle scuole, per studenti e insegnanti. Così come adesso, sarebbe opportuno, necessario, doveroso organizzare, di giorno e di notte, sabato e domenica compresi, dopo il personale sanitario e sociosanitario e dopo gli ospiti delle RSA, la vaccinazione degli studenti dai 16 anni in su e degli insegnanti.
Sarebbe doveroso da parte del governo e delle Regioni anche ristabilire la possibilità di tracciamento dei positivi: non si può andare avanti in una situazione in cui si chiudono le scuole, i teatri, i cinema, i musei, perché non si hanno dati sulle infezioni e sui focolai in questi luoghi (che peraltro non ci sono stati o non ci sono stati dei dati analitici) e comunque non si è in grado di risalire la catena dei contatti. Se mai si comincia (mettendo anche a lavorare i navigator e parte del personale pubblico oggi a casa), non si faranno mai le squadre di tracciatori. Le vaccinazioni (anche se fossero superati i ritardi attuali) richiedono tempo e nel frattempo ?
Sarebbe interesse di tutti predisporre nel “Next Generation EU” un piano di investimenti per l’edilizia scolastica, risolvendo problemi di sicurezza, e dotando le strutture scolastiche di mense, di biblioteche e di impianti sportivi. Come si deve risolvere l’annuale, ricorrente problema delle docenze, della formazione e dell’aggiornamento professionale, con piani e piante organiche precise, che non diano luogo ai soliti show dell’inizio degli anni scolastici e al caos dei trasferimenti.
Dice Hans-Georg Gadamer che “La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire, diventa più grande”, ma in Italia pensano che la cultura siano i monumenti artistici e storici, utili per il turismo. No, la cultura è conoscenza, è formazione, è attività. Nel piano di Conte e Gualtieri, per la digitalizzazione dell’Italia, ci sono 4,5 miliardi destinati al “cashback”, scelta quanto mai discutibile: non sarebbe più utile al Paese e al suo futuro se questi soldi venissero spesi, invece, per cablare e digitalizzare le scuole e dotare di computer tutte le aule e tutte le biblioteche, creando centinaia di migliaia di postazioni informatiche?
In questi mesi, e anche nel futuro, perché non impegnare i musei statali, le fondazioni lirico-sinfoniche, le orchestre pubbliche, i teatri, le associazioni cinematografiche a fornire servizi on line per l’educazione artistica, musicale e culturale degli studenti ? Un modo anche per creare un nuovo pubblico per i musei, per i concerti, per i teatri, per i cinema. Certo, ci vorrebbe che i due ministeri, dell’istruzione e della cultura, lavorassero insieme per organizzare una attività utile anche per il futuro della scuola. Ma oggi i ministri sono troppo impegnati ad erogare bonus e a pensare alla inutile e dispendiosa “Netflix italiana”, piuttosto che a coinvolgere in un simile progetto la Rai, anche ripensando ai suoi programmi. Ma pare che non interessi ai due ministri il fatto che la Rai, in presenza della chiusura, dell’isolamento forzato, della sospensione della mobilità (i colti lo chiamo “lockdown”), non abbia incrementato l’audience dei suoi programmi, come ci si sarebbe dovuto aspettare.
Lo share 24 ore dei primi dieci mesi 2020 per Rai Scuola è stato lo 0,03% (uguale al 2019), Rai Gulp 0,31% (incremento dello 0,02%) Rai Yoyo 1,00% (meno 0,16%). Per intenderci, Rai Scuola viaggia sui 3.000 spettatori, Rai Gulp sui 30.000 e Rai Yoyo sui 120.000. Va bene così ? Certamente, per Luca Milano, (romano, direttore della Direzione Kids, € 219.825 compenso annuo 2019) e per Silvia Calandrelli (romana, Direttrice di Rai Cultura e Direttrice del Genere Cultura ed Educational, romana, € 233.254).
Quanto costano questi canali? Qualcuno chiede conto degli scarsi risultati in epoca di pandemia? Ci mancherebbe altro, si rischia di sconvolgere gli equilibri politici in Rai.
(questo articolo con il consenso del blog è stato ripreso dal sito www.ilmigliorista.eu)
Valerio Vagnoli
Neanche lo sforzo di dare un’occhiata a quanto facevano le televisioni pubbliche di alcuni paesi europei, in primis la Francia, che evidentemente conoscevano cosa la nostra televisione di Stato aveva escogitato fin dai primissimi anni ’60 con Non è mai troppo tardi. Meglio trastullarsi con qualche programma sgangherato che pianificare delle offerte scolastiche serie e pensate per tutti gli ordini di scuola e in particolare per gli studenti che di questo passo vanno perdendo due interi anni scolastici. Nemmeno in tempo di guerra la catastrofe ( intendo quella di carattere culturale e formativo ) fu di questa portata. Ma il Palazzo evidentemente ignora anche questo!