4532 parole per non dire niente o meglio per dire cose tanto generiche che possono essere lette in tutti i modi possibili e immaginabili.
Abbiamo deciso di pubblicare di seguito il testo della mozione di maggioranza sul MES approvata mercoledì 9 dicembre dal Parlamento perché chi ne ha voglia possa constatare di persona il modo contorto e estremamente burocratizzato con il quale lavorano le nostre istituzioni.
Un documento lunghissimo per la ragione molto semplice che doveva recepire quello che premeva ad ognuno dei partner di governo e che poi doveva armonizzare il tutto sfumando le parti più controverse.
Con questa mentalità imperante e questa indeterminatezza non si va da nessuna parte. La gravità della situazione italiana, aggravata in modo molto forte dalla crisi innescata dal Covid, richiederebbe da parte di chi ci governa una visione chiara e obiettivi da raggiungere ben definiti. Purtroppo, niente di tutto questo.
Si è discusso per settimane se approvare o no il MES, e abbiamo visto come è finita, cosa che noi, anche se non era difficile, avevamo ampiamente prevista. Ora si discute su chi dovrà gestire i miliardi che finalmente stanno per arrivare dall’Europa, soprattutto grazie al lavoro della tanta odiata Germania, e si registra invece un silenzio assordante sul come dovranno essere spesi quei soldi.
Il problema è stato sollevato con grande chiarezza da Azione, il movimento di Calenda e Richetti che ha sottolineato come
“in questi giorni si parla molto di governance del Recovery Fund, e cioè di come verranno gestiti i progetti che l’Italia realizzerà con i fondi europei, mentre si parla poco del Recovery Plan, il piano presentato dal Governo – con mesi di ritardo – su cosa intendiamo fare con questi fondi.
Lo voglio dire chiaramente, il piano del Governo è pura fuffa.
Vi faccio solo un esempio. Nel piano italiano sono dedicate solo poche righe al tema, fondamentale, dei giovani e del loro ingresso nel mondo del lavoro. Poche righe vaghissime, con propositi generici, che sentiamo da decenni.
Il piano francese, per darvi un’idea, ha 50 pagine dedicate ai giovani, in cui vengono indicate 23 misure concrete, ognuna con obiettivi misurabili e costi dettagliati.
Ecco qual è la capacità, disastrosa, di approfondimento del nostro esecutivo. Non è una cosa da Paese civile.
La verità è che questo Governo non può più andare avanti, semplicemente perché è incapace di gestire il Paese.”
Ecco il testo della mozione:
Il Senato,
in occasione della riunione del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno le questioni relative alla risposta all’epidemia di Covid-19, ai cambiamenti climatici, alla sicurezza e alla lotta al terrorismo, alle relazioni dell’Unione europea con la Turchia e con il Sud del Mediterraneo, nonché agli sviluppi degli scenari di politica estera di più stretta attualità;
premesso che:
il Consiglio europeo procederà ad esaminare l’attuale situazione epidemiologica e discuterà delle misure di coordinamento europee in risposta alla cosiddetta “seconda ondata” della pandemia, con particolare riferimento alla strategia adottata dall’UE per accelerare lo sviluppo, la fabbricazione e la diffusione di vaccini sicuri ed efficaci contro il Covid-19 ivi compresa la distribuzione dei nuovi prodotti nei diversi contesti nazionali e la condivisione dei dati sanitari in Europa;
da ultimo, con la comunicazione dell’11 novembre “Costruire un’Unione europea della salute: rafforzare la resilienza dell’UE alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero”, la Commissione europea ha annunciato che presenterà una serie di proposte volte a potenziare il quadro per la sicurezza sanitaria dell’UE e a rafforzare il ruolo delle principali agenzie dell’UE nella preparazione e nella risposta alle crisi. In tale contesto, il vertice mondiale sulla salute, previsto per il 2021 in Italia, consentirà all’UE di orientare la riflessione internazionale su come rafforzare la sicurezza sanitaria in tutto il pianeta nell’era delle pandemie;
il Consiglio europeo esaminerà altresì gli aspetti di cooperazione internazionale allo scopo di prevenire e gestire più rapidamente e in modo più coordinato potenziali future pandemie, anche attraverso un eventuale trattato internazionale sulle pandemie nell’ambito delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione mondiale della sanità;
in tema di contrasto al Covid-19, sono importanti una forte solidarietà e il mantenimento di un coordinamento anche in vista dell’imminente stagione invernale e delle festività natalizie, in particolare ove la situazione epidemiologica conduca all’introduzione di nuove restrizioni alla libertà di movimento all’interno dell’Unione;
premesso, altresì, che:
nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, così come aggiornato a seguito della pandemia da Covid-19, il green deal europeo è il motore della nuova strategia di crescita, quale vettore di transizione sia ecologica che digitale, funzionale a costruire un’Europa più equa con un’economia al servizio delle persone e della società che restituisca alla natura più di quanto le sottrae; in questo senso, i grandi investimenti europei e un’azione comune del nostro Paese assieme alle istituzioni europee e agli altri Stati membri saranno gli essenziali strumenti per rispondere alle esigenze di crescita;
gli investimenti dovranno mirare alla decarbonizzazione del settore energetico attraverso il potenziamento delle fonti rinnovabili e della eco-efficienza energetica. La “transizione verde” dovrà essere alla base dello sviluppo: uso delle energie, modelli di consumo, scelte strategiche dei settori produttivi secondo il principio “do no harm” che stabilisce che un investimento è verde se migliora anche solo un indicatore ambientale senza peggiorare gli altri, delineando il livello di sostenibilità dell’investimento stesso; dovrà essere incentivato e quindi creato un “mercato” di prodotti e servizi ecosostenibili, considerando la sharing economy come settore trainante della transizione green;
per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica dell’UE entro il 2050 in linea con l’accordo di Parigi, l’Unione europea deve innalzare i livelli di ambizione per il prossimo decennio portando l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra ad almeno il 55 per cento rispetto ai livelli registrati nel 1990 entro il 2030 e aggiornare il proprio quadro politico per il clima e l’energia, inserendo questo nuovo obiettivo nella proposta della Commissione della prima legge europea sul clima che dovrà essere adottata con urgenza;
il Parlamento europeo, con l’adozione del proprio mandato negoziale sulla legge europea sul clima, ha a sua volta chiesto una riduzione delle emissioni del 60 per cento entro il 2030; ha fissato l’obiettivo del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 ed ha sottolineato la necessità di stabilire un bilancio per i gas serra, che definisca la quantità totale rimanente di emissioni che potrebbe essere emessa fino al 2050; il Parlamento europeo ha inoltre chiesto che ogni iniziativa della Commissione europea sia in linea con gli obiettivi climatici dell’Unione e che venga istituito un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici – ossia un organismo scientifico indipendente che valuti i progressi in tale direzione – oltre a confermare la richiesta di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025;
come evidenziato dalla Commissione europea nella Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio “Sull’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (direttiva 2008/56/CE)” del 25 giugno 2020, il conseguimento degli obiettivi del green deal europeo è strettamente connesso all’attuazione della direttiva quadro sulla strategia dell’ambiente marino, diretta ad assicurare, mediante un approccio ecosistemico, che le pressioni cumulative delle attività umane non superino livelli tali da compromettere le capacità degli ecosistemi di rimanere sani, puliti e produttivi;
l’innalzamento del livello di ambizione in materia ambientale produrrà nuovi modelli produttivi di distribuzione e consumo, nuova occupazione grazie all’innovazione in tecnologie verdi e digitalizzazione, ponendo al centro la salute e la qualità della vita dei nostri cittadini quali “asset” fondamentali per la crescita e contribuirà allo sviluppo e alla competitività a livello globale dell’economia europea sul lungo termine promuovendo l’innovazione in tecnologie cosiddette verdi e nature based solutions (NBS) per il ripristino della sicurezza del territorio;
tutti gli Stati membri saranno chiamati a contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, anche sulla base di principi di equità e solidarietà e vigilando affinché sia preservata la competitività del mercato dell’Unione europea a livello globale e tenendo conto delle specificità di ogni Stato membro andando a porre un riequilibrio a forme di competitività sleale all’interno del mercato unico;
sarà necessario mobilitare risorse pubbliche e private da parte degli Stati membri, ma al contempo introdurre risorse proprie della UE, per realizzare i significativi investimenti che tale livello di ambizione richiede. Fondamentale in questo quadro sarà il ricorso all’utilizzo dei fondi del Quadro finanziario pluriennale e del recovery fund, incluso il just transition mechanism, ed è in quest’ottica che la Commissione europea ha stabilito di riservare almeno il 30 per cento della spesa complessiva a valere sul prossimo QFP all’obiettivo climatico;
in base alle indicazioni sulla redazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza fornite dalla Commissione europea lo scorso 17 settembre, i PNRR dovranno destinare almeno il 37 per cento delle risorse alla transizione verde, con riforme ed investimenti nel campo dell’energia, dei trasporti, della decarbonizzazione dell’industria, dell’economia circolare, della gestione delle acque e della biodiversità, nell’ottica del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030;
valutato, inoltre, che:
il Consiglio europeo chiederà inoltre alla Commissione di presentare, entro il primo semestre 2021, una proposta legislativa per lo sviluppo di standard comuni e globali di finanza verde corredati da parametri di flessibilità in base alle diversità dei territori;
il Consiglio europeo intende inoltre richiedere alla Commissione di valutare in che modo tutti i settori economici possano contribuire al meglio all’obiettivo 2030 e di presentare le necessarie proposte legislative correlate da una valutazione dell’impatto economico, occupazionale, ambientale, culturale e sociale a livello degli Stati membri, invitando la Commissione a: valutare come riformare il sistema ETS per raggiungere gli obiettivi qualitativi e quantitativi posti e preservando la sua integrità; incrementare le potenziali riduzioni in quei settori che non saranno coperti dal sistema ETS; introdurre un carbon border adjustment mechanism per assicurare l’integrità ambientale delle politiche dell’Unione ed evitare emissioni di carbonio compatibilmente alle norme OMC;
anche in ragione della posizione di co-presidenza della COP26 e di presidenza G20, si pone l’esigenza di profilare il ruolo dell’Italia come Paese ambizioso. Al contempo, il percorso verso il raggiungimento di nuovi obiettivi climatici deve tenere conto della necessità di garantire e preparare alla sostenibilità e competitività europea nel percorso di transizione. Pertanto l’Italia lavorerà per raggiungere il traguardo della neutralità climatica entro il 2050, creando le condizioni per nuove opportunità di crescita economica e nuovi posti di lavoro, garantendo al contempo la sicurezza delle forniture energetiche e la competitività del nostro sistema produttivo, preservando la coesione sociale con nuove forme di sostengo al reddito e rafforzando l’empowerment femminile e delle nuove generazioni;
considerato che:
il Consiglio europeo discuterà il tema della sicurezza, in particolare della lotta al terrorismo e l’estremismo violento, inclusa la lotta ai contenuti illegali online delle manipolazioni realizzate con intelligenza artificiale (deepfake) su cui è stata presentata la proposta della Commissione sul digital services Act che mira a rafforzare la responsabilità delle piattaforme internet;
in linea con quanto dichiarato dai Ministri degli interni il 13 novembre scorso, è necessario ribadire una ferma condanna per i recenti attacchi terroristici e confermare la piena solidarietà nella lotta contro il terrorismo e nell’affermazione dei valori comuni;
di primaria importanza risulta pertanto l’adozione del nuovo Piano d’azione contro il terrorismo con cui l’Europa intende rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra i servizi di sicurezza e dotare la polizia di frontiera delle moderne tecnologie di cui ha bisogno, oltre ad incrementare gli sforzi per combattere il radicalismo estremo e proteggere gli spazi pubblici comuni, migliorando così il funzionamento dell’area Schengen;
tenuto conto, inoltre, che:
il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea e le sue istituzioni il 31 gennaio 2020, pur vedendo ancora applicato il quadro giuridico europeo fino alla fine del periodo transitorio il 31 dicembre 2020;
il periodo transitorio non ha ancora visto siglare un accordo sulle future relazioni e, dunque, risulta urgente preparare cittadini, imprese e settore pubblico ad un’uscita che potrebbe, a oggi, risultare senza un accordo tra le parti;
si profila dunque concretamente la possibilità di un mancato accordo alla scadenza della transizione, che comporterà il passaggio da una situazione – quella attuale – in cui il Regno Unito è de facto trattato alla stregua di uno Stato membro ad una di relazioni non regolate (o regolate, a seconda dei casi, sulla base di strumenti giuridici internazionali preesistenti). Ove si profilasse un mancato accordo, potrebbe dunque essere necessario affiancare ai lavori sui preparativi (cosiddetto “readiness“) al nuovo status del Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021 anche una serie di misure di emergenza (cosiddetto “contingency“) per attutirne gli effetti negativi;
rilevante appare il mutamento dello scenario internazionale all’indomani, negli Stati Uniti d’America, di elezioni che segnano un cambio al vertice dell’amministrazione americana con l’elezione del candidato democratico Joe Biden, che tra i suoi primi atti ha nominato quale sua vicepresidente la senatrice Kamala Harris e l’ex segretario di Stato John Kerry come inviato speciale del Presidente per il clima, preannunciando l’intenzione di far rientrare gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima quale primo atto della nuova amministrazione;
in linea con le sue conclusioni dell’ottobre 2020, il Consiglio europeo tornerà inoltre sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle relazioni con la Turchia;
la situazione nel Mediterraneo orientale è particolarmente complessa e desta non poche preoccupazioni, specialmente per le ripercussioni che potrebbe comportare in termini di stabilità dell’intera regione con la conseguenza di incidere su nuovi flussi migratori verso l’Europa, in particolare verso i Paesi del Mediterraneo;
la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invocato la fine delle provocazioni nel Mediterraneo orientale, chiedendo alla Turchia di dimostrare un atteggiamento responsabile e costruttivo al fine della risoluzione della disputa, pena l’utilizzo di strumenti di vario genere, da parte dell’Unione, compreso l’approccio sanzionatorio;
l’Unione europea si attende dalla Turchia il rispetto del diritto internazionale e riconosce in essa un partner la cui collaborazione è necessaria per la stabilità della regione e per promuovere politiche condivise di impiego delle risorse del Mediterraneo orientale;
il Consiglio europeo terrà inoltre una discussione strategica sulle relazioni dell’UE con il vicinato meridionale e sul processo di sostengo alla trasformazione democratica dell’area;
il 2020, anno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario del Processo di Barcellona, vede una situazione oggettivamente complessa, perché la pandemia ha aperto una nuova stagione di sfide senza precedenti. Il Covid-19 ha accelerato alcune tendenze già in corso nel Vicinato meridionale: dalla crescita economica alle tensioni di conflitti aperti e ancora in corso;
rilevato che:
a margine del Consiglio europeo si terrà un vertice euro nel formato inclusivo;
l’eurogruppo del 30 novembre 2020 ha convenuto di procedere con la riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES), con la firma del trattato rivisto e l’avvio dei procedimenti nazionali di ratifica;
la riforma istituisce un sostegno comune (cosiddetto backstop) al fondo di risoluzione unico (SRF) delle banche sotto forma di una linea di credito del MES, quale garanzia di ultima istanza. I Ministri hanno inoltre convenuto di anticipare l’introduzione di tale sostegno comune entro l’inizio del 2022;
considerato infine che:
all’inizio del suo mandato, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso di convocare una conferenza sul futuro dell’Europa, per dare un rinnovato impulso al processo di integrazione europea e promuovere un ruolo attivo dei cittadini europei nella costruzione del futuro dell’Europa;
la conferenza avrebbe dovuto essere avviata il 9 maggio 2020, ma è stata rimandata a causa dell’emergere della pandemia di Covid-19, prima all’autunno 2020 e poi nell’ambito della Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE che termina il 31 dicembre; tuttavia, non si è ancora arrivati a trovare una intesa definitiva attraverso l’accordo interistituzionale di Consiglio, Parlamento e Commissione, che avrebbe dovuto concretizzarsi in una dichiarazione congiunta delle tre istituzioni;
la pandemia, mettendo in evidenza alcune debolezze dell’Unione, ha comunque contribuito, per fornire una risposta unitaria e adeguata dell’UE alla crisi, ad un vero cambio di paradigma, da una logica prevalente di sorveglianza macroeconomica e rigore nelle politiche di spesa pubblica a una maggiore condivisione dei rischi, progetti di investimenti comuni ed emissione di titoli europei; avviare quanto prima la conferenza è dunque particolarmente importante per l’evoluzione futura dell’Unione, per renderla più competitiva, equa e più vicina ai cittadini,
impegna, quindi, il Governo:
relativamente all’emergenza Covid:
– a garantire il rafforzamento della Strategia europea per i vaccini, che permetta lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci con un accesso equo e tempestivo per i cittadini europei, nonché a favorire ogni politica coordinata che fornisca una risposta europea comune alla pandemia, con informazioni obiettive sulla diffusione del virus e sugli sforzi efficaci per contenerlo;
– a sostenere l’utilizzo del pieno potenziale della “Covid-19 vaccine global access facility (COVAX)” per un accesso tempestivo, giusto ed equo ai vaccini in tutti i Paesi e, nel quadro dell’Unione europea, a promuovere nell’OMC una deroga sulla base dell’accordo di Marrakech per i vaccini anti Covid-19 al regime ordinario dell’Accordo TRIPS sui brevetti e la proprietà intellettuale, con l’obiettivo di garantire una disponibilità gratuita e universale dei vaccini;
– ad esprimere soddisfazione per le azioni coordinate tra Stati membri sul versante della cooperazione nella ricerca medica per i vaccini e la loro distribuzione, volta a garantire un accesso equo e tempestivo per tutti i cittadini europei, evidenziando la disponibilità italiana ad approfondire le modalità del coordinamento sanitario in sede UE attraverso l’esame delle recenti Comunicazioni e delle prossime proposte legislative dalla Commissione;
– a garantire una strategia europea di costante monitoraggio della situazione di emergenza epidemiologica, promuovendo l’utilizzo e l’interoperabilità di strumenti di tracciamento di screening e di misure cautelative anti Covid comuni in ambito UE, al fine di mantenere in equilibrio le esigenze di tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, di assistenza alle persone, con quelle di prosecuzione delle attività produttive e di mobilità delle persone all’interno dello spazio UE, tramite la predisposizione di un piano pandemico europeo omogeneo tra tutti i Paesi membri e l’accelerazione del processo di creazione dell’unione sanitaria europea;
relativamente al tema ambientale e dei cambiamenti climatici:
a sostenere la proposta della Commissione europea di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 1990, obiettivo politico che rimane fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, e per ribadire il ruolo di guida che l’Unione è chiamata a svolgere nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici nonché a sostenere ogni eventuale accelerazione si dovesse adottare in sede europea per il raggiungimento della neutralità climatica;
ad implementare a livello europeo ogni misura che favorisca la transizione da un’economia lineare a un’economia circolare basata su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell’acqua e su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti, nel rispetto della gerarchia europea, alla riduzione, al riuso e al recupero di materia ed energia, incentivando, altresì, lo sviluppo di sistemi di produzione eco-efficienti basati sulla bioeconomia e l’eco-design;
a farsi promotore di campagne di sensibilizzazione e informazione per i cittadini europei per avviare programmi di educazione ambientale scolastici e buone pratiche ambientali tra cui la promozione di iniziative per la mobilità sostenibile e la mitigazione dei cambiamenti climatici;
– a richiedere che venga tenuto in debita considerazione quanto fin qui realizzato dagli Stati membri in materia di riduzione delle emissioni, per evitare che vengano penalizzati quegli Stati membri che, come l’Italia, hanno già compiuto rilevanti sforzi per raggiungere con successo gli obiettivi al 2020;
a promuovere, nelle opportune sedi e nell’ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni e dei gas climalteranti, tra le cui misure di mitigazioni assumono rilievo strategico la protezione della fertilità del suolo, la riduzione dell’erosione, l’aumento della materia organica, anche attraverso la cattura naturale dell’anidride carbonica, del restauro della biodiversità sia terrestre che marina e degli habitat prioritari della Lista natura 2000 e MAB UNESCO, tra cui le foreste terrestri e marine;
a sostenere la lotta ai cambiamenti climatici, che riveste una particolare rilevanza per il nostro Paese anche in considerazione del manifestarsi di fenomeni meteorologici estremi, sempre più visibili e pervasivi, a fronte dei quali l’Unione europea può e deve svolgere un ruolo guida per politiche di mitigazione e resilienza sempre più necessarie;
a farsi promotore di un sistema di relazioni internazionali dell’Unione e dei singoli Stati membri in cui il tema della lotta ai cambiamenti climatici sia di ispirazione, insieme alla difesa dei principi democratici e di libertà, per i rapporti con gli Stati extra UE, anche in chiave di collaborazione e di sviluppo di nuove opportunità di equità;
– a contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di neutralità climatica entro il 2050, mediante misure per la graduale decarbonizzazione del settore energetico, con particolare attenzione alla strategia europea per l’idrogeno rinnovabile presentata dalla commissione europea l’8 luglio ultimo scorso, per il ripristino e la tutela della biodiversità, per il raggiungimento del buono stato ecologico (GSE) del suolo, delle acque interne, del mare e dell’aria, la riconnessione idraulica ed ecologica dei fiumi a difesa e prevenzione dai fenomeni di dissesto idrogeologico, e dell’erosione costiera, anche basate sulle NBS, per la tutela dei monumenti, dei borghi e dei centri storici, in considerazione dell’elevata presenza di siti Unesco nel nostro Paese e della minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per questo patrimonio, per la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell’aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili, e per la promozione dell’economia circolare; obiettivi da perseguire altresì mediante politiche in grado di rilanciare lo sviluppo economico e creare nuovi posti di lavoro, anche tramite un piano nazionale per l’occupazione femminile e giovanile, la definizione di nuovi profili all’interno della pubblica amministrazione da impiegare nelle diverse mansioni collegate alla riqualificazione energetica e alla transizione verde, favorendo al contempo la transizione ecologica, la digitalizzazione e modernizzazione delle PA, con semplificazione nelle procedure degli appalti nel rispetto della trasparenza e tracciabilità, lo sviluppo economico-sociale sostenibile ed una nuova strategia industriale per l’Unione europea;
– ad approvare al più presto il pacchetto negoziale QFP 2021-2027 integrato con lo strumento Next generation EU, superando i veti posti da alcuni Stati membri, al fine di assicurare il rapido e tempestivo avvio dei progetti ed evitare ritardi nell’accesso ai fondi europei straordinari stanziati, che avranno nel complesso un obiettivo di spesa pari almeno al 30 per cento in misure di sostenibilità ambientale e lotta ai cambiamenti climatici e ai loro effetti, incrementando inoltre il sistema delle risorse proprie nell’ambito del programma pluriennale, anche per coprire gli obblighi di rimborso del finanziamento del medesimo strumento per la ripresa, verso la realizzazione di un sistema fiscale europeo;
– a sostenere la necessità di perseguire la costruzione di una società europea più equa e sostenibile, attenta ai temi dell’infanzia e dei giovani, dell’istruzione, della formazione e della ricerca, con un’economia al servizio delle persone, in grado di eliminare i divari di genere in campo sociale ed economico, e capace di realizzare una più compiuta coesione sociale e territoriale all’interno dell’Unione;
relativamente al tema Brexit:
– a confermare il pieno sostegno alla task force della Commissione nel cercare di raggiungere, nel poco tempo rimasto, un accordo rispettoso dei principi fondamentali della posizione UE, in particolare sui temi del commercio e della “governance“;
– a ribadire la necessità da parte di Londra di applicare pienamente l’accordo di recesso, in particolare le disposizioni sui diritti acquisiti dei cittadini e il protocollo sull’Irlanda-Irlanda del Nord;
– a lavorare con gli altri 26 Stati membri per un’uscita ordinata del Regno Unito dall’UE e per la conclusione di un accordo di recesso improntato ad un approccio solidale che tuteli l’integrità del mercato interno e i principi di leale concorrenza, nonché la salvaguardia dell’unione doganale in territorio irlandese;
– a rafforzare le attività di preparazione al recesso sia a livello UE che nazionale, incluse possibili misure di emergenza volte a mitigare le conseguenze negative di un eventuale mancato accordo;
relativamente al tema della sicurezza:
– alla vigilia della presentazione del nuovo “piano europeo per la lotta al terrorismo” della Commissione, a sostenere l’azione volta a identificare e colmare le lacune del sistema vigente, potenziando Eurojust, incrementando le strutture di monitoraggio delle carceri e di condivisione europea delle informazioni e il sistema di coordinamento dei programmi di deradicalizzazione;
– a sostenere la proposta della Commissione di rafforzare il mandato dell’Europol per prevenire l’estremismo violento e combattere il terrorismo e la diffusione di contenuti illegali online e a chiedere la rapida adozione della proposta per prevenire la diffusione di contenuti terroristici on line; a promuovere, in questo contesto, la riflessione sulla possibilità di attribuire alla procura europea compiti e prerogative istituzionali di lotta al terrorismo;
per quanto attiene agli scenari di politica estera:
– a sostenere il rafforzamento delle relazioni transatlantiche per rilanciare un sistema multilaterale di rapporti capace di contrastare i cambiamenti climatici, rafforzare la risposta globale al Covid-19, sostenere un commercio internazionale libero ed equo, rilanciare la cooperazione in ambito digitale e tecnologico e promuovere la sicurezza e i valori democratici;
– ad attivarsi per promuovere i valori essenziali e gli interessi dell’Europa nel mondo, nelle relazioni con i Paesi terzi, con particolare attenzione alla salvaguardi dei principi di democrazia e stato di diritto, coerentemente con le priorità strategiche della Commissione von der Leyen (ambiente, gestione delle risorse energetiche, digitalizzazione, sicurezza, educazione, migrazioni) e con il processo di revisione della politica di vicinato meridionale mantenendo la condizionalità del rispetto dei diritti fondamentali quale presupposto per l’accesso alle risorse, sulla scia degli accordi del luglio scorso e dei più recenti accordi bilaterali;
relativamente agli eventi in atto nel Mediterraneo orientale e ai rapporti con la Turchia:
– ad attivarsi per una riduzione delle tensioni in atto, promuovendo una linea europea che combini fermezza verso le azioni unilaterali turche, ma anche dialogo con Ankara per preservare i rilevanti ambiti di collaborazione esistenti e affrontare alla radice il problema delle giurisdizioni marittime, in modo da consentire politiche condivise in materia di utilizzo delle risorse del Mediterraneo orientale proseguendo al contempo con l’allargamento dell’UE nei Paesi balcanici, a partire dal negoziato già in corso con l’Albania;
relativamente alla politica europea di Vicinato del Sud:
– a ribadire l’opportunità di un rilancio delle relazioni col Vicinato meridionale, con un focus specifico sull’influenza nei confronti della Libia e sul nuovo patto per le migrazioni, basato su temi orizzontali di mutuo interesse, come la gestione dei beni comuni mediterranei tra i quali la risorsa mare. Sempre in tema di interessi comuni, definire in modo più puntuale con i Paesi confinanti i piani di gestione dello spazio marittimo nazionale, al fine di coprire tutte le attività e i settori marittimi strategici, nonché le misure di gestione-conservazione;
per quanto concerne l’Eurosummit:
a prendere atto dei cambiamenti negoziali apportati come l’anticipo del “common backstop del fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie” e del nuovo contesto di politiche fiscali europee realizzate a partire dall’accordo UE sul QFP del 21 luglio scorso e negoziato con Commissione e Parlamento europeo; a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla UE che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. Temi che saranno centrali nella conferenza sul futuro dell’Europa con prospettive di cambiamento della architettura istituzionale ed economica della UE;
a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del MES;
a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’EDIS, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso MES, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea. Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del MES;
ad assumere ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del MES sia assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del Governo di un’analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell’utilizzo degli eventuali finanziamenti;
per quanto concerne la conferenza sul futuro dell’Europa:
– a chiedere, in tutte le opportune sedi a livello europeo, il rapido avvio della conferenza sul futuro dell’Europa, per discutere delle riforme politiche ed istituzionali necessarie a rilanciare e rafforzare il processo di integrazione comunitario, anche alla luce delle misure inedite adottate e degli interventi straordinari messi in campo come risposta all’emergenza Covid-19;
– a favorire, nel concreto svolgimento della conferenza, il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali dell’UE e quello nuovo e reale dei cittadini europei anche in tempo di pandemia, garantendo nella partecipazione l’equilibrio di genere e la complessità sociale del Paese;
– a sostenere l’avvio dei lavori della conferenza sul futuro dell’Europa per il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo ed il passaggio al voto di maggioranza per il superamento del potere di veto;
– ad avviare una riforma del bilancio dell’Unione nel segno dell’attribuzione all’Unione europea di una capacità fiscale autonoma, indipendente dai bilanci nazionali, nonché di una corresponsabilità del Parlamento europeo nella creazione di nuove risorse proprie UE;
– a favorire ogni forma di dialogo che permetta di affrontare il nodo relativo alle nuove competenze dell’Unione, in particolare nei campi in cui la pandemia da Covid-19 ha dimostrato la necessità di prevedere politiche di livello europeo, valutando sulla base delle risultanze della conferenza i successivi passi da intraprendere.
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