Ha fatto una certa impressione vedere il Parlamento votare all’unanimità il provvedimento sull’ulteriore scostamento di bilancio. La novità è stata rappresentata dal SI compatto del centrodestra. Dopo mesi e mesi di polemiche, di sfiducie all’esecutivo più minacciate che tentate, di attacchi frontali sempre respinti al mittente, l’opposizione ha scelto di appoggiare un provvedimento proposto da Conte. Il terreno scelto per la convergenza è oggettivamente quasi scontato. Si trattava di adottare misure di sostegno a settori dell’economia in crisi. Provvedimenti quasi obbligati e soprattutto provvedimenti di spesa sui quali è fin troppo facile essere tutti d’accordo. Nessuna scelta difficile insomma, di quelle che sottendono impostazioni politiche di prospettiva. Nonostante questo però, il fatto è da sottolineare perché potrebbe rappresentare un cambio di strategia del centrodestra. Potrebbe, perché ci saranno ben altre occasioni per verificare se si tratta proprio di questo.
Fino ad oggi il fronte dell’opposizione al Conte II è stato dominato da Salvini e dalla Meloni. Nel metodo, la linea portata avanti è stata quella di un’opposizione frontale, durissima, tesa a far cadere il governo e ad andare ad elezioni anticipate. Nel merito, le politiche alternative proposte sono state caratterizzate da scelte economiche di tipo assistenziale e statalista, in molti casi scavalcando in radicalità le stesse idee del governo. Si proponeva insomma di andare con più decisione nella medesima direzione imposta dai grillini e subita, più o meno convintamente, dal PD. Nei confronti dell’Europa poi il centrodestra continuava a portare avanti quella linea sostanzialmente anti-europea e sovranista che aveva caratterizzato il Conte I e di cui Salvini si era fatto interprete.
Una strada che si è dimostrata subito non solo sterile, perché non riusciva a mettere in crisi il governo, ma addirittura fallimentare, perché otteneva il risultato esattamente contrario di rafforzare un Esecutivo che, nonostante la sua inadeguatezza, appariva agli occhi di molti addirittura preferibile all’avventurismo populista e sovranista di Salvini,
Ci sono voluti due fatti, oltre al perdurare della pandemia, per incrinare il monolite delle certezze salviniane. La sconfitta di Trump in America e l’avvicinarsi delle elezioni del Presidente della Repubblica. Con la caduta di Trump è venuto meno il riferimento internazionale, e che riferimento, del sovranismo populista. Con l’avvicinarsi dell’elezione del nuovo inquilino del Quirinale, vista anche la compattezza della maggioranza governativa, ha preso corpo per il centrodestra il rischio di fare da spettatore ad una partita che avrebbero giocato solo PD e Cinquestelle. Berlusconi, del quale si può dire tutto, ma che certo non è uno stupido, sotto l’abile regia del solito Gianni Letta, ha cominciato a tessere la sua tela e, approfittando di un terreno sostanzialmente neutro come quello di questo scostamento di bilancio, ha giocato la carta di un voto favorevole di Forza Italia. Salvini, un po’ più distaccata la Meloni, ha prima tentato la carta della spallata al cavaliere sia acquisendo tre transfughi, che fra parentesi hanno fatto proprio la figura degli sciocchi, sia accusando il Cav. di voler entrare in maggioranza, poi, capita l’antifona e per evitare di essere marginalizzato, ha dovuto accodarsi per non essere ulteriormente spiazzato dalla probabile ulteriore convergenza di Fratelli d’Italia.
Si tratta ora di vedere se questo prima incrinatura del castello salviniano resta tale o se rappresenta l’inizio di un vero e proprio terremoto. Molto dipenderà dai movimenti interni nella Lega e dalle mosse di Berlusconi.
L’arrocco di Forza Italia potrebbe cambiare del tutto la partita sulla scacchiera della politica italiana, Con un centro destra ricollocato su una linea centrista e di marca liberale non solo la partita del Quirinale diventa apertissima ma si avranno ripercussioni forti anche nel PD, dove potrebbe riprendere fiato la componente riformista, e nei Cinquestelle, dove la frattura fra governisti e movimentisti diventerebbe insanabile.
Se invece prevarrà Salvini, con il suo populismo e assistenzialismo, il quadro politico italiano rimarrà congelato e tutte le voci riformiste e liberali, ovunque collocate, non riusciranno ad incidere e il paese continuerà nel suo declino, lento ma inevitabile.
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