La crescita economica dei paesi industrializzati si manifesta nelle città, in quelle che hanno determinati requisiti economici, sociali e istituzionali. Le imprese, i motori della crescita, scelgono di concentrare la loro attività in un solo luogo, la città appunto, per sfruttare le economie di scala e diversificare i loro impianti, per ridurre i costi i costi di trasporto e di transazione necessari ad acquisire mano d’opera specializzata, input materiali e a raggiungere i clienti finali. Nello stesso tempo, devono essere contenuti i costi della congestione e su questo opera una politica infrastrutturale avveduta delle istituzioni locali. A Firenze, e alla sua area metropolitana, sono in gran parte strutturalmente associati questi requisiti, per cui, nel tempo, si sono venute a localizzare numerose attività complesse, di natura industriale, terziaria avanzata e il turismo. Questi fattori strutturali, alcuni di origine storico-naturale, altri determinati da politiche accorte nel tempo, hanno consentito a Firenze di subire gli effetti della crisi 2008-2014 in modo meno drammatico di quanto non si sia verificato nel paese in aggregato, afflitto invece da debolezze strutturali mai superate.
Negli anni immediatamente successivi la crisi, la crescita dell’economia fiorentina ha mostrato un buon andamento; il 2017, per esempio, si è chiuso con un risultato positivo che va a migliorare il consuntivo dell’anno precedente (da +0,9% a +1,5%). Ancora contenuto l’aumento dei consumi (+1,2%), cui si è accompagnato, al contempo, un incremento piuttosto rilevante delle esportazioni (+5,8%) e una notevole crescita degli investimenti fissi lordi (+4,1%). Quest’ultima dinamica è dipesa da una ripresa degli investimenti in macchinari, collegata anche alle misure di incentivo entrate in vigore nel corso del 2016. La variazione del PIL è risultata più espansiva del dato regionale (+1,3%) e la produttività del lavoro ha arrestato dopo tre anni la discesa. Occupazione e disoccupazione, totale e giovanile, vedono l’area fiorentina in condizioni migliori rispetto all’Italia, e anche alla Toscana. L’indici di povertà assoluta, per quanto non trascurabili, accomunano Firenze alle aree più evolute del paese.
La ripresa del 2017 è stata, a Firenze, quasi inaspettata, con un recupero che si è gradualmente rafforzato verso fine anno, grazie a alcuni driver fondamentali come le esportazioni, trainate della domanda internazionale, gli investimenti e le attività turistiche. La produzione industriale ha quasi un balzo, tanto che, nel 2017, la maggior parte dei settori recupera, quasi integralmente, le performance del periodo pre-crisi. La congiuntura positiva ha cominciato a frenare dall’estate del 2018, a causa di un contesto internazionale meno favorevole, delle condizioni del mercato dei titoli di stato (leggi tassi di interesse e spread) e del conseguente ribaltamento delle aspettative imprenditoriali. L’Italia chiude il 2018 con +0,9% del PIL, dopo però un ultimo trimestre di recessione “tecnica” (cioè con un meno nell’andamento del PIL), e le previsioni per il 2019 e 2020 sono decisamente negative. E per l’economia fiorentina? I vantaggi strutturali di Firenze la sosterranno anche in questa fase di perdita di slancio? Molto dipenderà anche dalla politica economica, nazionale e locale.
A partire dal 2015 la politica di bilancio pubblico in Italia è tornata anticiclica, cioè espansiva, grazie ai margini di flessibilità concessi dalla Commissione europea per aumentare gli investimenti pubblici, sostenere la produzione industriale e gli investimenti in innovazione. Con la Legge di bilancio 2019-2021, la politica economica ha abbandonato la prospettiva del sostegno agli investimenti delle imprese per favorire un massiccio incremento di sussidi alle famiglie e di pensioni anticipate. Questo cambiamento di strategia potrà avere effetti positivi sull’economia solo con un balzo dei consumi interni, che non sembrano però sostenuti dalla fiducia dei consumatori, i quali anticipano gli effetti dell’aumento dell’IVA iscritto in bilancio per il 2020.
Il Comune di Firenze ha assecondato dal 2015 l’orientamento espansivo della politica nazionale riducendo la pressione fiscale sulle imprese, tramite sgravi IMU, e spostando il carico dai residenti ai non residenti, attraverso l’annullamento di fatto dell’addizionale all’IRPEF e l’aumento dei tributi legati al fenomeno turistico. Data la rigidità della domanda turistica, questo aggravio non ha inciso sull’attività del settore, che anzi è in continua crescita, mentre la riduzione dell’IRPEF ha aumentato il reddito disponibile delle famiglie residenti e gli sgravi alle imprese hanno aumentato i margini da dirottare a investimenti produttivi. Le condizioni strutturali che favoriscono la crescita economica di Firenze potranno però incontrare dei colli di bottiglia nella stasi degli investimenti in opere pubbliche. Le infrastrutture costituiscono gli elementi di collante di tutti i fattori che fanno della città il territorio in cui si esprimono le attività innovative. Tranne l’avvio della tramvia rimangono ancora molti progetti inattuati, specialmente quelli che dipendono dai finanziamenti statali e dai numerosi vincoli, alcuni inspiegabili, posti dai ministeri.
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