Come era nelle previsioni Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. E’ stato uno scrutinio sofferto soprattutto per l’alto numero di americani che, causa coronavirus, hanno scelto il voto per posta e per i differenti sistemi di conteggio vigenti nei vari Stati (alcuni hanno potuto contare prima i voti postali, altri solo dopo aver scrutinato quelli dei seggi) ma alla fine il verdetto è stato inequivocabile.
Risibili, e non degne di chi ha ricoperto la carica di Presidente, le accuse senza prove di Trump circa il voto per posta. Se il sistema si presta a brogli va denunciato prima e non dopo. Altra cosa, del tutto legittima e anche giusta, chiedere il riconteggio per gli Stati dove il margine è esiguo. Pratica questa che non a caso è sempre stata posta in essere.
L’America, comunque, volta pagina. Per molte cose ma non per tutte.
Sul piano interno le prime dichiarazioni di Biden, lotteremo contro il razzismo e la pandemia, rappresentano già una significativa inversione di tendenza. L’esigenza del nuovo Presidente è quella di abbassare i toni e ricompattare il Paese, anche se non bisogna esagerare con le analisi sulla spaccatura che si è avuta per il voto. Non è la prima volta che i due candidati vincono o perdono per una manciata di voti come del resto è inevitabile quando i contenenti sono due.
Sul piano estero miglioreranno certamente i rapporti con l’Europa e con il resto del mondo anche se non c’è da spettarsi che gli USA tornino a farsi carico, come in passato, del mantenimento dell’ordine mondiale. Se l’Europa vuole rinsaldare i legami con l’America e ha interesse, come ha, a rilanciare l’alleanza atlantica dovrà assumere un ruolo molto più attivo anche in termini di partecipazione alle spese che questo comporta. E’ comunque esigenza vitale sia dell’Europa che degli USA rinsaldare i rapporti anche in funzione di “contenimento” dell’espansionismo cinese.
Vedremo nel corso del prossimo anno la direzione della politica americana. Una cosa intanto è certa ed è la lezione che per noi europei, ed in modo particolare italiani, viene dal voto americano. Il populismo, anche se si presenta per molti con alcune suggestioni, non è la ricetta giusta per un paese moderno. La grande partecipazione al voto che c’è stata in questa elezione americana dice proprio questo. La gente ha voluto respingere un approccio ai problemi semplicistico e divisivo. Le questioni sul tappeto sono complesse e vanno risolte con buon senso, calma e competenza. In parole povere con una politica che sappia mediare e che tenga conto delle ragioni di tutti. E questo è il secondo aspetto importante del voto americano, un aspetto che diversi commentatori anche in Italia, per tutti Cazzullo sul Corriere, hanno subito messo in evidenza. Si vince collocandosi al centro dello schieramento politico e non esasperando toni e problemi, Biden ha vinto per questo approccio. Se contro Trump fosse sceso in campo un esponente democratico radicale, alla Sanders, la riconferma del presidente uscente sarebbe stata certa. Del resto è già successo in Gran Bretagna. Johnson ha vinto perché il suo avversario era Corbyn, che addirittura ora è stato espulso dal Labour per antisemitismo.
La regola “Biden” vale per chi governa e per chi è all’opposizione. Speriamo solo che venga capito anche in italia.
Lascia un commento