Non ha fatto un grande scalpore il riferimento al salario minimo europeo da parte della Von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Ed invece è un tema molto importante. In primo luogo per i tanti lavoratori “marginali” che spesso lavorano per salari orari molto bassi.
Ed anche per le imprese che considerano il livello salariale una variabile che deve derivare dalla contrattazione, anche individuale, e non da una imposizione dall’esterno. Dico subito che sono d’accordo con la “regola” dei salari minimi e non del “salario minimo europeo” (se con questo si intende, e la Von der Leyen non sembra aver fatto questo riferimento) ad un salario europeo uguale per tutti i paesi. Quindi di salari che ogni Stato decide di imporre al proprio sistema economico. Diversi fra i vari Stati e, non sarebbe da escludere, anche diversi fra le diverse grandi aree territoriali del paese. Se si vuole infatti che il salario minimo sia davvero un “giusto riferimento” per lavoratori e imprese non può essere slegato dalla reale produttività media del sistema economico a cui si applica.
Poi sul tema che debba essere diversificato fra i diversi settori, e quindi derivato da una contrattazione nazionale, penso che possa avere un senso. Ma a partire da livelli minimi generali che possono essere corretti “in più” e che valgono come limite minimo al pagamento del lavoro orario.
Penso che una regola europea sui salari minimi sarebbe un grande elemento di cittadinanza per l’Europa. Farebbe fare un passo avanti al sistema sociale europeo imponendo un vincolo che può anche essere pesante per alcune fasce di impresa ma è salutare per il sistema. Queste imprese vanno aiutate a crescere e a migliorare come livello di produttività e non vanno lasciate nell’area della marginalità in maniera strutturale.
Magari andrebbe risolto con una regola di fiscalizzazione dei versamenti contributivi la grande area dei lavoratori di cura degli anziani (le famose badanti) che devono avere costi diretti per le famiglie, già gravate da questa spesa sociale, compatibili con le reali disponibilità finanziarie medie delle stesse.
Insomma la Von der Leyen ha aperto una strada importante e significativa per la nuova Europa. Sta agli Stati prendere questo indirizzo e farlo diventare una politica sociale ed economica avanzata per il paese. L’Italia ce la farà senza incastrarsi nelle solite, sterili, battaglie ideologiche?
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