La pandemia ha colpito la Toscana in una fase di già conclamata debolezza economica.
Negli ultimi vent’anni secondo Banca d’Italia si sono erosi tutti quei vantaggi che la toscana poteva vantare rispetto ad altre regioni simili.
Ci troviamo oggi con un territorio sempre meno produttivo e sempre meno efficiente.
La regione è sempre stata governata dal centro sinistra e l’affermazione che sto per fare la farei anche se la Toscana fosse sempre stata governata dal centro destra: L’alternanza è garanzia di democrazia, è ossigeno. Con l’alternanza si selezionano i migliori (se invece sono certo di vincere metterò in campo i fidati, non i migliori che sono più difficili da gestire), con l’alternanza ci si impegna a occuparsi realmente dei bisogni dei cittadini, se non soddisfatti voteranno altri, con l’alternanza si tende al miglioramento continuo, all’innovazione, con l’alternanza si crea una classe dirigente. Con l’alternanza non si creano legami poco trasparenti e troppo duraturi sul territorio.
Se da un lato il centro sinistra ha governato in modo totalizzante per più di cinquant’anni, dall’altro il centro destra non ha saputo spesso proporre soluzioni adeguate e offrire candidati credibili.
Già nel 2009 l’IRPET, istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, osservatorio rigoroso e scientifico, anche se orientato politicamente verso
Il centro sinistra, aveva dichiarato con il documento: “Il futuro della Toscana tra inerzia e cambiamento” che il modello toscano doveva essere profondamente modificato.
Un’ analisi che cercava di fornire un indirizzo economico-politico, una coscienza critica e delle indicazioni di traiettoria.
Ma qual è questo modello economico toscano che ci siamo portati dietro in tutti questi anni? Il modello economico della decrescita felice?
La scelta dell’ultimo Presidente e di chi lo ha preceduto è stata quella di vivere di servizi. La produzione, il manifatturiero non è stato percepito come necessario. Eppure senza manifattura siamo senza occupazione nei momenti di crisi economica.
Negli ultimi dieci anni la povertà assoluta è aumentata in Toscana dell’89%. Attenzione, non sono diventati più poveri i Toscani, o almeno non solo. Non voglio fare propaganda di basso livello. Questo numero altissimo contempla gli immigrati secondo la politica dell’accoglienza senza accoglienza, dell’integrazione senza integrazione.
Adesso, in questo momento di grave crisi economica e sociale, in cui si prospettano nel futuro prossimo, mesi difficilissimi per gran parte del settore privato, non si può continuare con il vecchio modello, con le stesse idee, con le stesse ricette. È’ il momento delle proposte: Criticare può essere necessario, ma non basta.
Cinque pilastri sui quali intervenire in modo radicale
(non tratterò’ della sanità’ che merita un capitolo a parte)
– Infrastrutture. In trent’anni la Toscana non è stata dotata delle infrastrutture necessarie a supporto in primis dell’economia.
E non per scelte strategiche, “sì” o “no” all’aeroporto o alla tav. Ma per dissidi interni al partito. Ad oggi non abbiamo né un aeroporto valido per Firenze, né abbiamo alcun collegamento per l’aeroporto Di Pisa. Tanto che molti di noi utilizzano l’aeroporto bolognese. Ma può essere possibile? Siamo al nulla perché non si sono mai messe d’accordo le varie anime del centrosinistra. Firenze e la Toscana hanno sempre pagato lo scotto di essere governate dallo stesso partito da sempre. La mancanza di scelta e l’immobilismo infrastrutturale che ne è seguito ha fatto sì che ad oggi la Toscana non abbia reti stradali e ferroviarie adeguate. Nessun collegamento serio e veloce tra Firenze, Siena, Lucca Grosseto e Pisa. Una città come Siena isolata è insostenibile. Lo stesso vale per la TAV e la Tirrenica.
Siamo al surreale: “ti sblocco la TAV se mi sblocchi l’aeroporto” si dicono i nostri politici e non per valide, analitiche, e ponderate scelte strategiche. E intanto il gap infrastrutturale comporta che il sud della Toscana sia penalizzato in maniera importante, e così anche le sue imprese. Un PIL del 15% inferiore rispetto al resto della Toscana.
– Impresa. La media impresa italiana e Toscana sono senza dubbio ciò che consente di superare le crisi economiche, di restare sul mercato, di creare innovazione, di essere di supporto al territorio, oltre che fornire lavoro in modo continuativo e stabile. In Toscana abbiamo un migliaio di medie imprese innovative e competitive, ma la Toscana è composta anche e soprattutto da microimprese, molte di eccellenza, che purtroppo a causa delle crisi economiche cicliche o epocali, rischiano di essere spazzate via. Sono fragili. Non siamo l’Emilia, non siamo il Veneto, dove da sempre anche il governo della regione ha collaborato con le imprese, supportandole. In Toscana abbiamo i distretti, che se in passato sono stati un validissimo aiuto all’economia, adesso rischiano di essere un boomerang per il territorio di riferimento. Se un settore va male, ne risente tutto il distretto e il territorio.
Occorre aggregare le microimprese. Diversificare, semplificare, supportare. Far si che dal migliaio di medie imprese si passi almeno a duemila nel giro di poco tempo.
– Rendita. Adesso tutti i politici ce l’hanno con la rendita, quando fino ad oggi è stata agevolata in tutti i modi. Dal consentire frazionamenti “al limite” di appartamenti, all’apertura di ogni tipo di B&B. Ampie zone della Toscana, Firenze in primis, hanno vissuto per anni in una bolla che sta per esplodere con conseguenze pesanti per l’economia ma anche per il tessuto sociale.
Sono fermamente convinta che se si da’ la possibilità alle persone di lavorare in modo serio, professionale e meritocratico, pochi saranno coloro che decideranno di affittare appartamenti. E quelli che lo faranno, non sarà per sussistenza ma per passione, creando ulteriore valore.
– Lavoro. I centri per l’impiego non brillano per efficacia. Sappiamo che a livello nazionale i CPI trovano lavoro al 2% dei disoccupati. Sappiamo anche che abbiamo dei navigator disoccupati che però paghiamo insieme ai loro clienti, i percettori di reddito di cittadinanza. Insomma che la cosa non funzioni è evidente. E se non funziona la si elimina. In stile Thatcheriano. Perché come diceva la Thatcher, “i soldi pubblici sono i soldi dei cittadini”
Oppure se non funziona si riorganizza il servizio magari facendo riferimento ai modelli europei che funzionano. Come il modello Svedese, composto da una rete privata, no profit, finanziata dalle imprese stesse. In questa rete lavorano validi professionisti, recruiters, counsellors, e coaches che aiutano la reintegrazione delle persone nel mondo del lavoro, anche dopo licenziamento. Se vieni licenziato o cerchi lavoro in Toscana invece speri.
– Saperi. Abbiamo alcune Università, come la Normale di Pisa o l’Università Sant’Anna, famose a livello internazionale, che potrebbero formare una grande alleanza dei saperi a favore dell’economia. Adesso ciascuna è una monade e lavora per conto suo. La Toscana ha da decenni un tasso di investimento in innovazione del tutto insufficiente a garantirgli la competitività necessaria.
Torniamo a crescere: Alcune proposte
– Imprese: Taglio delle tasse e delle tariffe locali. Liquidità a fondo perduto e forte sostegno a nuove imprese, con sgravi fiscali ed agevolazioni per aggregazioni di imprese.
Semplificazione burocratica e digitalizzazione. Incentivi per il reinsediamento delle imprese in Toscana. Incentivi e sgravi fiscali per aziende italiane ed estere se vengono a produrre in Toscana.
–Turismo: Orientare l’azione del governo della regione verso un turismo di qualità, con servizi mirati al turismo business e di lusso, che mai è stato realizzato. Abbandonando la deleteria strada del turismo di massa.
Riservare all’aeroporto di Firenze un turismo business e di lusso. Creare e potenziare i Collegamenti con l’aeroporto di Pisa.
Fare scelte consapevoli e non orientate da crisi interne di partito al fine di realizzare la rete infrastrutturale degna della Toscana.
–Degrado Intensificare le azioni contro il degrado delle città, dal dotare le forze di polizia municipale di taser, fino ad un maggiore e capillare controllo da parte delle forze dell’ordine di tutto territorio.
– Istruzione: Supporto alla scuola pubblica e privata. Dalle scuole materne alle università. Creazione di poli di eccellenza di richiamo nazionale e internazionale.
– Lavoro: Riorganizzare completamente l’agenzia per il lavoro ed i centri per l’impiego in Toscana. Favorendo anche le competenze dei privati al fine di realizzare obiettivi occupazionali almeno al 70 per cento delle richieste.
– Saperi: condividere i saperi della Toscana attraverso la partecipazione delle principali università in stretta condivisione con gli imprenditori, per fornire strategie, spunti di riflessioni e di cambiamenti propositivi per il territorio.
Lo sviluppo economico non può prescindere dall’innovazione, dalle imprese e dal lavoro.
Ma sono tantissime è sempre più numerose le imprese che hanno lasciato la Toscana e Firenze negli ultimi anni, con conseguente perdita di lavoro nel nostro territorio.
Una città come Firenze non può vivere di solo turismo mordi e fuggi, Il turismo deve integrarsi con una città viva, attiva, operosa. Ma fino a poco prima dell’emergenza Covid, la tassa di soggiorno (oltre 50 milioni di euro!) a Firenze non veniva re-investita sul settore.
Dobbiamo mettere al centro dell’azione politica l’impresa e il lavoro, in modo completamente diverso dal passato, solo così potremo tornare a crescere.
Alessandro
Il sunto di quanto hai giustamente esposto : la sinistra e’ troppo cosciente della propria superiorità culturale e troppo poco convinta della propria interiorità intellettuale….per questo ha sempre vissuto di contraddizioni !!!