Del centro-destra toscano si può dire tutto e il contrario di tutto ma su una cosa sostenitori ed avversari non possono non concordare: sono animati da un grande spirito olimpico. A loro interessa partecipare, non vincere.
Dalla prima discesa in campo di Berlusconi ad oggi ci sono state in Toscana 5 elezioni regionali e solo una volta, nel 2000 con Altero Matteoli, il centro destra ha messo in campo una candidatura potenzialmente vincente. Contro Claudio Martini, che prevalse con 1.029.142 voti pari al 49,30 per cento, Matteoli prese 836.001 pari al 40,05 per cento. Un miracolo, considerando il periodo storico certo non paragonabile a quello di oggi.
In tutte le altre competizioni candidati più o meno credibili, ovviamente per il ruolo, ma certo non potenzialmente vincenti. Anzi, elezione dopo elezione candidature sempre più improbabili. Dopo Paolo Del Debbio, Altero Matteoli e Alessandro Antichi, nel 2010 avemmo Monica Faenzi, che sindaco in carica di Castiglione della Pescia riuscì nella non facile impresa di bucare nel suo comune la presentazione della lista, e nel 2010 Claudio Borghi, economista leghista noto per la sua battaglia contro l’Europa che portò a casa 273.795 voti pari al 20,02 per cento. Record negativo. Fra l’altro solo Antichi, dopo il voto, è rimasto sui banchi del Consiglio regionale a fare opposizione per un’intera legislatura.
Ora, con Susanna Ceccardi, un ulteriore passo avanti, verso il baratro. Lei riuscirà anche a battere il record negativo di Borghi. La Ceccardi, per carità, è una persona rispettabilissima ma non adatta ad essere candidata a Presidente, per almeno due motivi. Il primo è di ordine tecnico come ha ben evidenziato il Sen. Totaro: “tra Firenze e provincia ci sono un milione di persone e se, tolti i grillini, veniamo sconfitti di nuovo lì 60-25, come già successo alle ultime amministrative, significa che perdiamo automaticamente la regione. Vincere, magari di poco, in altre province, non sarebbe sufficiente a riequilibrare la cocente sconfitta di Firenze”. Il secondo motivo è politico. La Ceccardi rappresenta la Lega di Salvini non quella di Giorgetti. È una movimentista, prende le situazioni di petto senza guardare troppo per il sottile, combatte con l’ascia in mano non con il fioretto, fa politica sulla base degli aspetti emotivi delle varie situazioni, divide, non unisce. Poteva andare bene, ma in Toscana nemmeno allora, nel periodo in cui Salvini era sulla cresta dell’onda non oggi quando il leader leghista sembra non indovinarne più nemmeno una. Poi c’è da considerare l’impatto che sull’opinione pubblica ha avuto la pandemia. Le persone si sono spaventate, hanno bisogno di essere tranquillizzate, hanno voglia di ricostruire.
Serve calma, tranquillità, parole pacate.
Dal punto di vista della personalità Eugenio Giani è una candidatura perfetta, quella della Ceccardi completamente sbagliata.
Resta aperta una questione. Perché in Toscana il centrodestra si autocondanna ad un ruolo ancillare? Il problema riguarda tutti. Il centrodestra che si vede privato in partenza di una possibilità di vittoria, ma anche il centrosinistra che, senza il pungolo di una opposizione seria e credibile, non ha stimoli a fare sempre meglio.
Ai tempi di Verdini circolava la tesi che il centrodestra si comportasse così perché otteneva in cambio qualche posto e il riconoscimento formale del ruolo. Oggi però non c’è più nemmeno quella scusa, ammesso poi che la cosa fosse vera.
C’è solo, da parte dei dirigenti di centrodestra, una spaventosa e preoccupante subalternità agli interessi di altre parti d’Italia e l’accettazione passiva del proprio scarso peso politico.
Troppo poco per stare in partita e soprattutto niente per convincere gli indecisi o coloro, e non sono pochi, che auspicherebbero una svolta nella politica regionale. In estrema sintesi un grande regalo ai moderati del centrosinistra, Italia Viva in testa naturalmente.
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