Il centrodestra non andrà a Villa Pamphili. Sembra ragionevole. Non avrebbe avuto senso per Salvini-Meloni-Tajani partecipare a una kermesse che Conte ha fortemente voluto per far dimenticare lo spregiudicato decisionismo degli ultimi mesi, l’attuale vuoto di progettualità, le spaccature politiche della maggioranza. In realtà ci sarebbe un Parlamento dove discutere operativamente la Fase Tre. Ci sarebbe un piano Colao da analizzare, selezionare, implementare. Ci sarebbe il nodo degli aiuti europei da sciogliere prima di andare a Bruxelles. Ma stampa e tv verranno invece invase per giorni e giorni dallo show di Casalino. Una specie di Festival di Sanremo. Il Festival delle Chiacchiere, com’è sempre in questi casi.
Non stupisce perciò che il centrodestra declini l’invito. Stupisce semmai che, una volta di più, sia il Pd a doversi piegare alle tattiche politico-mediatiche dell’avvocato. Come sulla giustizia, sulla scuola, sul welfare, ecc., il Pd fa dichiarazioni rigorose, lancia avvertimenti, minaccia tuoni e fulmini. E poi piega la testa. Vince sempre Conte. Che forse non sarà Churchill, ma certo è un’anguilla veloce, la quale ha già impallinato l’ex-vicepremier Salvini e poi l’altro ex-vicepremier Di Maio e ora sembra voler rosolare a fuoco lento anche la pattuglia democrat. Con Renzi alla finestra.
Difficile dire a chi gioverà elettoralmente il confuso immobilismo del quadro politico. Di certo non al Paese.
(questo articolo con il consenso dell’amministratore del blog è stato ripreso dal sito https://www.ragionepolitica.it)
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