Qualche settimana fa nessuno ci avrebbe scommesso un euro. Invece la tanto criticata, soprattutto dai nostri sovranisti in cerca d’autore, Comunità Europea ha messo complessivamente a punto un piano di interventi, per la ripresa post-pandemia, da lasciare di stucco. L’elenco delle misure adottate o annunciate è imponente:
- Sospensione del Patto di Stabilità;
- Sospensione della disciplina sugli aiuti di Stato;
- Possibilità di usare i fondi strutturali non spesi (per l’Italia 20 miliardi);
- MES per la sanità (per noi 36 miliardi);
- SURE per combattere la disoccupazione (per noi 20 miliardi);
- BEI per aiuti alle PMI (per noi 20 miliardi);
- BCE per acquisto titoli di stato (per noi 220 miliardi)
- Next Generation EU (il nome del Recovery Fund) per noi 172 miliardi di cui 82 a fondo perduto e 90 come prestiti da erogarsi nell’arco di quattro anni..
Una potenza di fuoco mai vista che rappresenta una svolta molto importante. Primo perché i prestiti e gli aiuti hanno praticamente la sola condizionalità della destinazione, il MES per la sanità, il SURE per la disoccupazione e così via, e poi perché la misura più importante, il Next Generation EU, ha, al di là delle somme che mette a disposizione dei vari Paesi, un forte significato politico per quanto attiene al futuro dell’Unione. È infatti la prima volta che l’Europa emette debito comune praticamente raddoppiando il suo bilancio. La cosa davvero importante poi è che l’aumento del bilancio non avviene attraverso un aumento dei contributi dei singoli paesi membri ma attraverso l’introduzione e il rafforzamento di alcune tasse a livello europeo. Stiamo assistendo insomma al primo passo verso l’unione fiscale, il che rappresenta una significativa cessione di sovranità alla Comunità da parte di ogni paese membro.
Una cosa che non può non riempire di gioia tutti i sinceri europeisti.
Naturalmente, come in tutti gli accadimenti umani ma in modo particolare per quelli di natura economica, vale il principio che “nessun pasto è gratis”. E il prezzo che si deve pagare, dal nostro punto di vista però non è un prezzo ma un’opportunità, è che i fondi messi a disposizione sono vincolati nel loro utilizzo. Possono cioè essere usati solo per gli scopi per cui sono dati e sono anche legati a precisi piani di riforme che la Comunità deve approvare pena il taglio delle successive rate di aiuti. La cosa, c’è da scommetterci, farà scattare sulla sedia, quando la capiranno, tanta parte della nostra classe politica. I grillini infatti, ma non solo loro a dire il vero, hanno già cominciato a dire che il governo userà i soldi per tagliare le tasse. La cosa è una pura e semplice bestialità. Non perché non ci sia bisogno di un taglio fiscale ma perché i soldi europei non possono essere usati per quel fine. Che poi anche se si potessero usare, usarli per tagliare le tasse sarebbe ugualmente sbagliato perché tagli strutturali non possono essere fatti con misure di finanziamento temporanee per la ragione molto semplice che quando finiscono i finanziamenti quel taglio fiscale andrebbe finanziato a debito.
Comunque, se il Next Generation EU non verrà stravolto sarà per l’Italia una grande carta da giocare, forse l’ultima, per rimettere il nostro paese sulla giusta strada. A due condizioni, che i soldi vengano spesi bene, non per la spesa corrente ma per gli investimenti, e che si faccia subito un piano di stabilizzazione della finanza pubblica per evitare che l’aumento dello spread vanifichi i fondi ricevuti. Meglio addirittura sarebbe, per l’Italia, se l’Europa, una volta decisi gli aiuti, facesse rientrare in vigore il Patto di Stabilità. Per la nostra classe politica avere un vincolo esterno alla spesa sarebbe forse l’unico modo per evitare la tentazione, largamente applicata ad esempio nel decreto Rilancio, di finanziare tutto e il contrario di tutto rinunciando ad investire sulle priorità, infrastrutture, scuola, sanità e ricerca, che sono indispensabili per la ripresa economica del Paese.
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