Chi voleva una prova l’ha ottenuta! Il Conte-Bis non poteva e non potrà cadere. Certo, la politica riserva sempre delle sorprese ma ha dei canoni precisi, ben oliati, quasi istituzionali ed istituzionalizzati.
E il Governo presieduto dal Premier Giuseppe Conte non poteva sfuggire alla consuetudine.
I Governi cadono quando esiste una maggioranza parlamentare alternativa e ben chiara (anche se non palese) oppure quando vi sia lo spazio fisico per la celebrazione delle elezioni.
Condizioni oggi del tutto assenti.
Da un lato il Parlamento è bloccato dalla strabordante presenza grillina che non consente neppure l’ipotesi di credibili maggioranze alternative; dall’altro c’è la realtà con il suo portato di forte incertezza per il post-pandemia e per un’agenza politica incalzante. Tra voti amministrativi, referendari e l’elezione del nuovo Capo dello Stato di voto politico se ne riparlerà nella primavera 2022.
Tradotto: per ancora molto tempo, la nave del Conte-Bis sarà costretta -nonostante tutto- ad andare avanti. Ed i partiti della maggioranza saranno obbligati a trovare una mediazione su tutto. Un compromesso difficile ed in extremis, come sempre o forse più di sempre, ma -come mai- senza la possibilità di lasciare la barca. Pena la “responsabile” sostituzione come accadde a Salvini lo scorso agosto!
Resta l’altro grande tema: il Movimento 5 Stelle. Ovvero, il vero “tappo parlamentare” della situazione.
Possibile che il “caso Bonafede” possa essere liquidato con una pacca sulle spalle?
Possibile che tutto riprenda come se niente fosse anche dopo la decapitazione del cosiddetto “cerchio magico” del Ministro della Giustizia?
Possibile che nel Movimento, sempre sensibile alle vicende della Magistratura e molto attento agli ambiti giudiziari, lo scontro tra il dr. Nino Di Matteo e l’on. Alfonso Bonafede non abbia ripercussioni?
In queste calde ore, due appaiono le stranezze: il gran silenzio di Alessandro Di Battista. E la scomparsa della celebre frase pronunciata dallo storico leader pentastellato Gianroberto Casaleggio che riecheggiava nelle chat dei parlamentari grillini la sera delle rivelazioni del Presidente dell’associazione Magistrati di Palermo Di Matteo a Non è l’Arena: «Al minimo dubbio, nessun dubbio».
Parole talmente severe da non lasciar sereno … nessuno!
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