Si parla troppo spesso per categorie astratte, soprattutto quando si tratta di giovani. Per uscire da valutazioni generiche, abbiamo deciso di inaugurare una rubrica che raccolga – sulla base di una raccolta di testimonianze vissute – l’esperienza di quelle categorie sociali (prima ancora: di quelle persone in carne e ossa) che, più di altre, saranno colpite (già lo sono in questi giorni) dalle gravi ricadute che la pandemia di CaviD-19 sta avendo ed avrà sempre di più non solo sul piano economico ma anche, e soprattutto, sulle loro carriere biografiche, sul loro stato d’animo, sulle loro aspettative già di per sé incerte per i profondi cambiamenti sociali e produttivi che caratterizzano ormai da qualche decennio la realtà del nostro Paese (e non solo).
La crisi che il coronavirus ha provocato nel giro di poche settimane – e che è destinata a manifestarsi in tutta la sua portata sin dai prossimi mesi – colpisce trasversalmente tutti i gruppi sociali. Secondo il recentissimo Rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (COVID-19 and the world of work. Third Edition: Updated Estimates and Analysis, 24 Aprile 2020, scaricabile all’indirizzo URL https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_743146.pdf), la pandemia rischia verosimilmente di far aumentare il numero di disoccupati, a livello planetario, di un valore che va dai 13 milioni (nel quadro dello scenario più ottimistico) ai 25 milioni di senza lavoro in quello più pessimistico (per aver un’idea della portata di questa involuzione, si pensi che il numero di disoccupati causati dalla crisi economica e finanziaria del 2008 è stato di 22 milioni di unità), a fronte di una contrazione del PIL mondiale stimata – sempre a seconda delle simulazioni più o meno fosche – fra 3% e l’8% nel 2020. La gravità del problema dipende sia dal fatto che quella che è appena iniziata è una recessione dovuta ad una crisi al contempo sul lato dell’offerta di beni e servizi (con l’interruzione forzata della catena internazionale del valore) e su quello della domanda aggregata (un’inevitabile enorme compressione dei consumi interni e esterni), sia dall’altrettanto aggravamento del così detto bilancio demografico, che – stando alle più recenti proiezioni Istat – sconterà, nel caso del forte aumento del tasso di disoccupazione, un numero di nascite inferiore alla soglia simbolica di 400.000 già nel 2021 (si consideri che quello sforamento al ribasso era paventato, prima della pandemia, solo nel 2032), con un’accelerazione senza precedenti di quel processo di senescenza già in atto ormai da alcuni decenni.
Già da queste brevi considerazioni, si comprende come le categorie attualmente più a rischio siano quella dei giovani e quella delle donne. Sempre secondo le stime Istat e Banca d’Italia di questi giorni, coloro che in Italia, con l’inizio dell’incerta fase 2, faranno gradualmente ritorno al lavoro saranno per il 70% uomini e per il restante 30% donne, a fronte peraltro (sempre ultimi dati Istat) di un incremento a Marzo 2020 degli inattivi di + 581 mila unità (+ 4,4%), dovuto soprattutto – in controtendenza col dato sui ritorni al lavoro – per due terzi alla componente maschile, per un terzo a quella femminile. Le donne sono coloro che, più dei loro “colleghi” maschi, hanno sostenuto, nelle ultime settimane, un più forte aumento del carico di lavoro di cura di anziani e bambini (si pensi ad esempio alla maggior assistenza legata all’adozione della didattica on line per la chiusura ormai definitiva, sino a Settembre prossimo, delle scuole) e, allo stesso tempo, sono anche coloro che lavorano con contratti di assunzione temporanei, part time e meno remunerati, dunque in una situazione già di per sé maggiormente precari (Ferrario T. Profeta P., CoviD: un paese in bilico fra rischi e opportunità. Donne in prima linea, Laboratorio Futuro-Istituto Toniolo, 2020, scaricabile all’indirizzo URL http://laboratoriofuturo.it/wp-content/uploads/2020/04/LF_bilico_148x210.pdf).
La seconda categoria dei più fragili è quella dei giovani. Anche qui – come dicevamo – occorre distinguere fra i così detti millennial (i nati fra il 1981 e il 1995) e i centennial (i nati dal 2000, simbolicamente all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle), e occorrerebbe anche approfondire la loro segmentata realtà a seconda dei molteplici cleavage legati alla diversa estrazione socioculturale, al diverso contesto metropolitano/urbano/periferico/rurale in cui sono cresciuti, alla differente origine etnica e religiosa. In generale – come mostra un’interessante recente ricerca condotta ancora una volta dall’Istituto Toniolo, in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità (Rosina A, Luppi F., COVID-19: rischio tsunami sui progetti di vita dei ventenni e trentenni italiani. I progetti interrotti e il futuro sospeso delle giovani generazioni, Laboratorio Futuro, 2020, scaricabile all’indirizzo URL https://www.rapportogiovani.it//new/wp-content/uploads/2020/04/Report-PROGETTI-GIOVANI-E-IMPATTO-COVID-def_rev.pdf), dei due gruppi, quello più vulnerabile appare oggi il primo, quello del trentenni/quarantenni, per la gran parte liberi professionisti altamente qualificati e operanti sia in settori sia di frontiera (ad esempio gli Educatori Socio-Pedagogici, il più delle volte a contratto professionale in Cooperative Sociali oggi fortemente in crisi per la sospensione, in emergenza, dei finanziamenti e affidi di servizi alla persona da parte degli Enti Locali), sia in comparti di servizi avanzati alle imprese e al cliente quali quelli del mondo della comunicazione telematica, della cultura e dello spettacolo, dell’organizzazione di eventi, del turismo ecc.). È un mondo di persone da sempre in bilico, flessibile, abituato a navigare nell’incertezza, ad aggiornarsi continuamente, a rimettersi costantemente in gioco e, ciò nonostante, ad operare ancora una volta, con stile imprenditoriale, con contratti di impiego tuttavia meno tutelati, meno pagati e più esposti alle alee del mercato
Le testimonianze che qui riportiamo tre giovani – tra 30 e 40 anni – cui abbiamo rivolto alcune domande per comprendere le aspettative, i bisogni e le speranze della loro generazione rispetto al lavori. La globalizzazione ha disperso nel mondo occupazioni tradizionali, l’automazione ne sta cancellando altre con la polarizzazione tra qualifiche alte e qualifiche basse; il fardello di un welfare “a debito” pensato solo per gli anziani non li aiuta, la formazione offerta da scuole e università spesso è bassa e inadeguata. È che si dice loro è “arrangiatevi, siate creativi, inventatevi il lavoro, caso mai andate all’estero”. Su questa generazione, dopo la crisi finanziaria del 2008, è piombata ora la catastrofe della pandemia che ha scardinato il mondo di ieri aprendo nuovi e sconosciuti scenari. E tuttavia, si leggano le loro parole. Vi si scorgono lo spaesamento, lo sgomento ma anche la voglia resiliente di non cedere e di guardare comunque al futuro con gli occhi di chi confida nei valori del sacrificio e del duro e serio lavoro. Sembra quasi, nell’ascoltarli, di sentire risuonare, nelle loro, quelle stesse parole dei loro nonni nell’immediato dopoguerra, quando la forza di ricostruzione del Paese passava anche e soprattutto nell’inventività, nella creatività, nel far di necessità virtù, nel resistere comunque e a tuti i costi. Un desiderio, una resistenza, che tuttavia ha bisogno – da parte di una Politica che si voglia con la “P” maiuscola – di una visione di prospettiva e di misure coraggiose, coordinate, programmate, chiare e suscettibili non di imbrigliare e vincolare ma di confidare nell’autodeterminazione libera e responsabile dei singoli.
Ecco le loro risposte:
T. R. – Pistoia
Che attività svolgi? E’ il tuo primo lavoro? Come hai scelto questo lavoro?
Sono un imprenditore nel ramo della ristorazione, gestisco insieme a mia moglie, da circa 10 anni un bar/tavola calda alle porte del centro di Pistoia. Scelgo di intraprendere questa strada dopo un’esperienza maturata in ambito commerciale ( dipendente Conad per 8 anni ed agente di commercio per due anni ) in parte per andare incontro la mia passione verso il mondo del commercio ed in parte per un ambizione personale dedita all’imprenditoria.
Che impatto ha avuto la pandemia? Sei chiuso od aperto? Come si è modificato il tuo reddito?
Purtroppo questa pandemia ci ha costretto ad una chiusura totale e forzata del locale da quasi due mesi, il che ha indubbiamente gravato non poco sulle entrate finanziare del nostro nucleo familiare.
Hai beneficiato di sussidi pubblici? Hai chiesto i finanziamenti in banca? E hai avuto risposta?
Abbiamo chiesto entrambi ed ottenuto, nei tempi promessi, il bonus di euro 600 previsto per il mese di Marzo ed erogato dall’INPS per conto dello stato. Per quanto riguarda il finanziamento previsto a tasso zero per un importo pari al 25% del fatturato da richiedere in banca, stiamo valutando insieme al nostro commercialista il da farsi.
Che prospettiva hai: la tua attività ha prospettive di ripartenza a breve? Pensi di ripartire con questa? Stai invece pensando ad avviarne una nuova?
La riapertura quasi completa dovrebbe avvenire entro la fine del mese di Maggio, ma dal 15.05 contiamo di iniziare la fase di asporto, il che ci dovrebbe permettere di riaffacciarci gradualmente sul mercato. Contiamo molto di far ripartire con i tempi necessari la nostra attività, che con fatica e sacrifici ad oggi ci ha permesso di vivere dignitosamente, mantenendo due figli.
Di cosa avresti più bisogno per ripartire o cambiare: finanziamenti e.. ?
Per far sì che un’attività commerciale come la nostra possa ripartire e sopravvivere è necessario che lo stato intervenga in maniera corposa ed efficace per fornire un sostegno alle PMI a medio termine sia in ambito economico ( erogazione liquidità per azienda a fondo perduto, bonus di sostentamento alla persona da erogare per almeno 6 mesi, tempo necessario per una ripartenza quasi completa ) che in ambito fiscale ( sospensione per tutto l’anno 2020 dei pagamenti Iva, Inps ecc..)
Normalmente sei una persona ottimista o pessimista? In questo momento quale sentimento prevale in te? Lo sconforto?La rabbia? La voglia di ripartire?
Di natura mi reputo una persona ottimista ma allo stesso tempo realista ed equilibrato. Credo che con il duro lavoro e gli aiuti necessari si possa riprendere la strada. Sono pronto a rimboccarmi le maniche affinché la nostra attività si rimetta in carreggiata.
A.C. – Venezia
Che attività svolgi? E’ il tuo primo lavoro? Come hai scelto questo lavoro?
Posseggo e gestisco un bed & breakfast. No, ho fatto diverse esperienze in campi estremamente diversi in Italia e all’estero. E’ stata un’opportunità più che una scelta, dettata dalla necessità di avere un lavoro stabile ( precedentemente lavoravo in nero) e alla voglia di riavvicinarmi alla mia famiglia.
Che impatto ha avuto la pandemia? Sei chiuso od aperto? Come si è modificato il tuo reddito?
Devastante, la mia attività è completamente ferma senza un prospettiva di ripartenza a breve. Attualmente non ho nessuna entrata.
Hai beneficiato di sussidi pubblici? Ce la fai a tirare avanti?
Ho beneficiato del sussidio di 600€ per le p.iva. No, vengo sostenuta economicamente dai miei genitori.
Che prospettiva hai: la tua attività ha prospettive di ripartenza a breve? Pensi di ripartire con questa? Stai invece pensando ad avviarne una nuova?
La mia attività non potrà partire a breve, essendo bloccati gli spostamenti, sia interni che internazionali. La mia attività verosimilmente non potrà più essere fonte di sostentamento, ma al massimo un’attività collaterale. Sto cercando un nuovo lavoro, non escludo di avviare in futuro un’altra attività, ma non nel breve termine.
Di cosa avresti più bisogno per ripartire o cambiare: finanziamenti e.. ?
Non credo che la mia attività, nello specifico, possa ripartire perché conta su una clientela per natura internazionale e non credo che sarà possibile viaggiare come un tempo primo di 1 un anno o 2. In oltre non sarei in grado di osservare protocolli igienico-sanitari per una mancanza di spazi e un costo troppo elevato rispetto al guadagno ( es. sanificazione tra un cliente e un altro, chiusura della stanza di 24 ore tra un cliente e un altro).
Più in generale per il settore, sicuramente una sospensione /negoziazione degli affitti, incentivi tramite defiscalizzazione ( per il gestore dell’attività), ma anche per gli ospiti per incentivare il turismo interno ( es. sospendere l’imposta di soggiorno, possibilità di scaricare l’iva delle fatture per i soggiorni).
Una promozione turistica centrale e non solo regionale
Normalmente sei una persona ottimista o pessimista? In questo momento quale sentimento prevale in te? Lo sconforto? La rabbia? La voglia di ripartire?
Sono una persona realista, di sicuro non ottimista. In questo momento prevale in me lo sconforto e la paura.
D. M. Pistoia
Che attività svolgi? E’ il tuo primo lavoro? Come hai scelto questo lavoro?
Sono consulente informatico libero professionista con partita IVA e tecnico part-time su chiamata di apparati aeroportuali per un’azienda inglese. Tutto ciò che ruota intorno alla tecnologia è sempre stata una mia passione, di cui sono riuscito anche a farne una professione.
Che impatto ha avuto la pandemia? Sei chiuso od aperto? Come si è modificato il tuo reddito?
La pandemia di Covid-19 ha causato una riduzione dell’attività per l’azienda inglese per la quale opero in ambito aeroportuale che di conseguenza ha deciso di mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti almeno fino al 24 Maggio prossimo. Per quanto riguarda l’attività di libero professionista ho riscontrato un forte calo di entrate a partire dal mese di Marzo.
Hai beneficiato di sussidi pubblici? Hai chiesto i finanziamenti in banca? E hai avuto rispsota?
Ad oggi ho richiesto il bonus di 600 Euro per le partite iva che ho ricevuto qualche settimana fa, e che richiederò nuovamente se le condizioni di accesso lo permetteranno nei mesi successivi, sempre che la misura venga confermata.
Che prospettiva hai: la tua attività ha prospettive di ripartenza a breve? Pensi di ripartire con questa? Stai invece pensando ad avviarne una nuova?
Come dipendente part-time l’azienda per la quale lavoro ha garantito nei limiti del possibile di mantenere tutti i dipendenti utilizzando gli ammortizzatori sociali previsti, senza però una prospettiva a breve termine di ripresa del traffico aereo in misura accettabile per poter tornare ad avere l’attività dei mesi precedenti all’inizio della pandemia e del lockdown mondiale. Relativamente all’attività di consulente informatico, ritengo che nei prossimi mesi molto probabilmente possa pian piano ricominciare e potermi permettere di bilanciare le entrate rispetto al periodo pre-pandemico.
Di cosa avresti più bisogno per ripartire o cambiare: finanziamenti e… ?
Ritengo che i sussidi statali messi in campo da parte del Governo per le libere professioni come la mia siano appena sufficienti per ricevere un reddito che permetta di sopravvivere a quest’emergenza sanitaria; mi auguro quindi che vengano incrementati nei mesi successivi di almeno un 20-30%.
Dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, nel caso la pandemia non permetta di riprendere la mia attività part-time, spero che possa essere estesa la cassa integrazione oltre le 9 settimane previste attualmente causa Covid-19.
Normalmente sei una persona ottimista o pessimista? In questo momento quale sentimento prevale in te? Lo sconforto? La rabbia? La voglia di ripartire?
Normalmente mi ritengo ottimista, ma in questo frangente non ho onestamente una visione a medio-lungo termine di quello che ci riserverà il futuro, sia sotto l’aspetto sanitario (nel caso non venga trovata a breve una cura efficace, che sia un farmaco oppure un vaccino) che per quello economico, che credo sia l’ambito più difficile da poter prevedere, finché l’emergenza Covid-19 non verrà in qualche modo attenuata o risolta completamente.
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