Assai carente da parte dei tanti che ne parlano è l’analisi di cosa sia la burocrazia. Giornalisti e politici ne denunciano il ruolo ed i danni che essa provoca al funzionamento del nostro sistema, soprattutto in questo momento ed in tutte le occasioni in cui occorrerebbero interventi urgenti, ma ben difficilmente qualcuno si azzarda ad entrare nel merito di che cosa si tratti davvero.
Per burocrazia può essere inteso sia l’apparato amministrativo e le persone che lo compongono, sia il sistema delle leggi, regolamenti e delle norme in genere che regolano, ma anche aggrovigliano, il nostro sistema amministrativo.
E’ necessario fare una distinzione : l’apparato amministrativo è necessario, le leggi e regolamenti anche, per cui chi chiede di abolire la burocrazia tout court compie un bell’ esercizio di demagogia. Troppo più difficile è studiare il fenomeno e individuarne gli eccessi, anche se alcuni autorevoli giuristi hanno recentemente ben delineato l’eccessiva espansione del ruolo della burocrazia, divenuta un macigno che blocca lo sviluppo dell’Italia, ove vi è una pletora di livelli amministrativi, nazionali, regionali, provinciali e locali, istituzioni varie e enti che si devono coordinare fra di loro in quanto le competenze sono frazionate e delimitate, con difficoltà ad individuare e poi percorrere in tempi ragionevoli gli esatti iter amministrativi.
Inoltre un altro importante aspetto: il metodo italiano prevede che tutto debba essere menzionato e scritto in maniera particolareggiatta, poiché chi opera nell’ ambito pubblicistico si muove seguendo una stella polare che è in primo luogo la cautela e l’ esonero da proprie responsabilità e solo successivamente il perseguimento degli obiettivi che le norme intendono perseguire.
E’ evidente che se l’ apparato burocratico che sta a fianco del governo, ma anche del parlamento, riesce ad ottenere che le norme (tra leggi e regolamenti di attuazione) siano dettagliatissime, si attenuerà la responsabilità di chi le deve applicare: se per iniziare un’ attività non si chiede di verificare l’ esistenza dei requisiti base, ma si elencano le diciotto certificazioni da produrre agli uffici, ecco che tutto diviene più semplice per l’ apparato amministrativo, ma non per l’ imprenditore cui la normativa dovrebbe essere finalizzata.
Quanto all’attuale ruolo delle banche ricordiamo che il decreto liquidità, in vigore, ma che dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, prevede un doppio ordine di garanzie per far arrivare risorse fresche alle imprese messe in difficoltà dall’emergenza economica causata dal Coronavirus: il primo fa riferimento al Fondo Centrale di garanzia per le Piccole Medie Imprese, il secondo ordine di garanzie sarà rilasciato dalla SACE, società pubblica del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, e interesserà tutte le imprese, senza limiti di fatturato.
La prima misura prevede il rilascio da parte del Fondo di una garanzia gratuita e automatica pari al 100% sui nuovi finanziamenti fino a un massimo di 25.000 euro (purchè l’importo non sia superiore al 25% dei ricavi), concessi in favore delle PMI e di persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni la cui attività sia stata danneggiata dall’emergenza COVID-19. E tali procedure sono in qualche misura semplificate, anche se la Banca deve corredare regolarmente le pratiche.
La seconda prevede l’erogazione, da parte delle banche, di 200 miliardi di prestiti con garanzie dello Stato, per mezzo della Sace, fino al 90% per tutte le imprese, in proporzione al loro fatturato, e altri 200 miliardi di crediti destinati al sostegno dell’export dei richiedenti.
Intendiamoci: prima di parlare dei ritardi di applicazione diciamo subito che si è trattato di un imponente intervento, tanto più significativo in quanto effettuato in aumento del deficit statale che viene finanziato a mezzo ulteriori emissioni di titoli del nostro debito pubblico, già di dimensione assai rilevante. Peraltro la Banca Centrale Europea è già scesa in campo per assicurare la sottoscrizione di una quota significativa di tale debito e probabilmente bond europei interverranno a raccogliere fondi con la garanzia della U.E. Si tratta di un notevole e indispensabile intervento europeo, ma sempre di finanziamenti da restituire, mentre sarebbero necessari anche aiuti a fondo perduto (gli esperti ci dicono peraltro che, per la farraginosità delle procedure e a causa della scarsa efficienza di parte della nostra articolazione amministrativa l’ Italia non è in grado di spendere, che parzialmente, i fondi che le potrebbero pervenire per il rilancio economico e questo è un ulteriore settore in cui intervenire).
L’ Associazione Bancaria italiana ha emesso, dopo circa una settimana dall’ approvazione del decreto legge, un comunicato in cui afferma che le dichiarazioni di immediata disponibilità delle forme di anticipazione di liquidità non hanno tenuto conto degli adempimenti, non dipendenti dalle banche, che hanno impedito di attuare le misure di liquidità e che avrebbero necessitato di semplificazioni.
Certo che le banche hanno dovuto attendere alcuni giorni per collegarsi al sito della Sace, sulla base delle direttive che tale Società avrebbe dovuto elaborare ed impartire. E quindi le banche devono ricevere le domande di finanziamento ed esaminarle secondo le usuali procedure, fatto salvo che per un generico esonero dal valutare lo stato attuale dell’ azienda, ma non certo gli ultimi bilanci ed in sostanza il merito creditizio.
Si potrà cioè prescindere dal valutare l’ attuale stato dell’ azienda, in situazione di stallo per l’ emergenza Covid, ma la Banca non è stata autorizzata a rinunciare all’ istruttoria per verificare protesti, pregiudizievoli, informazioni su garanti e precedenti aziendali, nonché soprattutto a misurare il rating, secondo le normative / Basilea. L’ erogazione del credito va pur sempre effettuata sulla base di criteri di sana e prudente gestione dell’ attività bancaria.
Inoltre vi sono gli adempimenti alla normativa antiriciclaggio (legge 231/2007 e recenti modifiche) che prevedono l’ esatta identificazione dei soggetti richiedenti e l’ adeguata verifica della clientela anche in ordine all’ effettivo beneficiario del finanziamento, identificando anche la proprietà della società.
Inoltre le banche dovranno per conto della Sace acquisire notizie e dichiarazioni da parte delle imprese: la modulistica Sace consta di ben 27 schermate e si pone l’ obiettivo, tra l’ altro, di evitare infiltrazioni mafiose, oltre che di catalogare le imprese per natura giuridica, se femminile o giovanile, se start-up, quali le finalità del prestito, i rapporti con Cassa Depositi e Prestiti o l’ attivazione della legge Sabatini e la presenza di varie autocertificazioni. La prima operazione Banca/Sace è partita il 20 aprile, mentre il decreto governativo è dell’ 8 aprile 2020.
Si è parlato anche di uno “scudo penale” richiesto dagli amministratori delle banche per eventuali responsabilità in cui dovessero incorrere per l’ erogazione dei finanziamenti in questione, principalmente per quelli eventualmente concessi a soggetti non aventi le caratteristiche di meritevolezza sotto il profilo finanziario, con possibili profili di erogazione abusiva del credito (la Banca risponde se tiene in vita soggetti decotti, perché ingenera ingiustificata fiducia e può alterare la par condicio dei creditori) nonché per un’ eventuale concomitante danno erariale provocato allo Stato che ha garantito tali crediti. Inoltre la Banca deve accertare la veridicità della documentazione che ha l’ obbligo di acquisire nell’ ambito della propria prudente attività.
Su tale versante si è parlato di prevedere conti correnti dedicati per separare l’ erogazione dagli altri rapporti bancari dell’ impresa e di introdurre un’autocertificazione rafforzata da far sottoscrivere ai richiedenti al fine di alleggerire la responsabilità degli enti creditizi.
Alcuni auspicano anche che i finanziamenti in questione possano essere restituiti in dieci anni anziché sei, previa modifica parlamentare sulla base di orientamenti europei.
Si continua peraltro a sostenere, soprattutto in campo politico e imprenditoriale, ma non da chi ha esperienza di pubblica amministrazione…., che avrebbe potuto essere semplificato il rapporto Stato-Banche-Imprese creando un rapporto diretto Banche -Imprese, ad esempio con meccanismi di riassicurazione o altro. E c’ è anche chi ha proposto l’ ingresso di capitale pubblico di minoranza nelle aziende con lo scopo del loro rilancio o l’ emissione di bond da parte dell’ impresa con interventi pubblici, ma ormai la strada intrapresa è stata un’ altra, più consona alle nostre tradizioni e alla nostra prudenza amministrativa.
Ma segnaliamo anche che cresce la preoccupazione per la difficoltà di attivare i meccanismi della Cassa Integrazione in deroga, che deve essere corrisposta dall’ Inps e perciò in tempi non brevi. Si ricorre ancora una volta alle banche perche effettuino anticipazioni ai dipendenti, ma si tratta di singole istruttorie per cui è lo Stato che adotta decisioni di lenta attuazione, dalle quali derivano i ritardi lamentati.
E inoltre, in data 3 maggio, leggiamo che per sbloccare in tempi rapidi i prestiti di liquidità, con garanzia pubblica, l’Abi prende ancora l’iniziativa e, dopo varie proposte per snellire l’iter delle istruttorie bancarie, a partire dall’autocertificazione, ha ora redatto una sorta di «Testo unificato semplificato» di tutte le regole, emanate a seguito del decreto legge dell’8 aprile dalle diverse autorità e organismi impegnati per la corretta applicazione del decreto legge stesso. Il «Testo unificato semplificato» dell’Abi fornisce un quadro dei vari chiarimenti che sono stati forniti via via dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Mediocredito Centrale, da Sace, da Banca d’Italia e da Abi.
Tutto è assai complesso, ma sveltire è possibile avendo riguardo all’ interesse generale. E sarebbe utile anche valutare successivamente un qualche finanziamento alle imprese a fondo perduto. E sia chiaro che la problematica dei ritardi non è, o è solo marginalmente, politica: la “burocrazia” è cosa ben più radicata nel nostro sistema rispetto a questa o quella coalizione politica.
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