Non c’è nessun Presidente del Consiglio, in Europa, che sia andato tredici volte in televisione in questo periodo. Siamo in presenza di una gestione puramente monocratica, ed è del tutto evidente che Conte utilizza la tragedia per fini mediatici di parte, per proporre la sua immagine. Ed è meglio stendere un telone pietoso sulla stampa e sull’informazione.
Hanno impiegato 450 tecnici e scienziati per dirci “se ami l’Italia, mantieni le distanze”? Apriamo le fabbriche, gli uffici, e i cantieri, i musei e le biblioteche, ma non i bar e i ristoranti. Quali misure sanitarie? I tamponi per il personale degli ospedali, dei medici di base, delle residenze sanitarie per anziani? E i tests seriologici: come, dove, quando, e a chi, con quali priorità ? E la app dei contatti, che fine ha fatto ? Non si sa.
Si parla del campionato di calcio, ma non delle scuole e delle attività culturali, teatri e musica. E i bambini chi li tiene? E tutti i cervelloni non hanno pensato che la cosa prioritaria in un Paese serio sarebbe quello di aprire le scuole e le università anche con turni al sabato e la domenica, il mattino e il pomeriggio. Si parla di settembre, neanche di agosto. In Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Cechia, Spagna, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna si parla di riaprire le scuole e gli eventi pubblici (tra 200 e 500 persone) tra aprile e maggio. Italia non pervenuta, aspettiamo i Ministri Azzolina e Franceschini.
Senza nessuna legge, ma per decreto del presidente del consiglio, mi si dice che debbo stare in casa, come due mesi fa, se non lavoro, o debbo produrre una auto certificazione, illegittima e incostituzionale, per andare a trovare mio figlio. Posso andare a Sondrio (142 km) ma non posso andare a Novara o a Piacenza ( 50 km). Perché? Perché infetto se vado fuori regione? Non sto ad elencare le altre questioni: i trasporti, gli orari, le funzioni religiose o le esequie, gli assembramenti domestici (sic!), i parrucchieri lunedì (sic!) 1° giugno (perché non il 4° maggio? mistero?)
Ma come si fa ad andare in televisione per balbettare delle misure che andavano bene un mese fa, o anche all’inizio dello stato d’emergenza? Basti pensare alla vicenda delle mascherine: prima non ci vogliono, poi ci vogliono, poi sono obbligatorie. Nel frattempo non ce n’erano a sufficienza per il personale sanitario, con le conseguenze ben note di contagio generale. Dopo che sono emersi imbrogli di vario genere, ci piacerebbe sapere quanto hanno pagato le mascherine. Ma sarebbe buona cosa sapere come sono stati fatti gli acquisti, dove, come, a che costo. Adesso a 86 giorni dall’inizio della vicenda Giuseppi ci viene a dire che stabiliranno un prezzo calmierato a 0.50 ! E lo stabilisce il commissario per gli acquisti: con quale potere, con quale autorità, in base a quale norma di legge?
Tutto all’insegna della improvvisazione, giorno dopo giorno.
E non si dica che non si sapeva nulla, che è stata una calamità naturale. La verità che il Governo e la Regione Lombardia hanno preso sottogamba tutto: dalla circolare del 22 gennaio e dal decreto di stato d’emergenza, fino al primo caso di Codogno, non hanno fatto nulla per mettere in sicurezza il personale sanitario, le case di riposo per anziani, per allertare i medici di famiglia, per isolare i sospetti e i contagiati e i contatti dei sospetti o dei positivi (asintomatici o sintomatici). Il 4 febbraio io compravo 50 mascherine a circa 15 euro (circa 0,30 cadauna); il 27 febbraio compravo sempre 50 mascherine a 39,50 euro (ovvero a 0,79 euro cadauna). Se la Protezione civile avesse comprato 94 milioni di mascherine a 0,30 euro, avrebbe speso 28.200.000 euro, se non sbaglio. Se le avesse comprate, 0,39, avrebbe speso 36.600.000 di euro. Ovvero circa 8.460.000 euro in più, pari a 340 ventilatori per respirazione.
Sempre in quel sito, registro che hanno comprato 1.813.042 tamponi per campioni rinofaringei. Dal bollettino della Protezione civile risultato effettuati 1.757.659 tamponi per 1.210.639 casi testati: 1,45 tamponi per caso. Se non ho capito male, due tamponi sono il minimo per dichiarare una persona non positiva al coronavirus. Risulta che solo la Provincia di Bolzano ha fatto due tamponi a persona, e il Veneto che si avvicina (1,72 tamponi per caso). Si contraddistinguono Basilicata, Puglia, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna che hanno fatto un tampone per ogni caso. Nel Veneto ci sono stati casi con tamponi pari al 3,74% della popolazione, in Lombardia il 2,07%. E per il futuro ? Mah?!
Si legge anche che hanno dato 22.380 kit diagnostici per coronavirus (20.000 in Sicilia, 2.220 in Puglia, 160 in Trentino Alto Adige): quali kit, se è lecito ? Visto che stamattina viene annunciato che “ad offrire gratuitamente i kit sarà il colosso farmaceutico statunitense ‘Abbott’, selezionato con quattro giorni di anticipo tra i 72 partecipanti alla gara indetta dal governo poco più di una settimana fa”. In Lombardia il 20 aprile veniva annunciata una gara, che chiudeva il 24 alle ore 12 per la fornitura di kit sierologici. Ma il 22 aprile, ancora prima che fosse chiusa la gara, l’ineffabile star televisiva, che dovrebbe fare il Presidente della Regione Lombardia, annunciava che stavano già facendo dei tests con la società Diasorin. Quest’ultima, per inciso, ha perso la gara romana.
Che dire: è solo confusione? superficialità? O altro ?
Ripeto: gli ospedali della Lombardia sono una eccellenza, ma è l’organizzazione sanitaria nel territorio che è mancata totalmente, e da Roma come da Milano non ci sono state strategie sanitarie e organizzative all’altezza del momento. Ma tutto questo, come dimostrano anche le apparizioni televisive del premier che tutto il mondo ci invidia, è il risultato della mancanza di una classe dirigente, pubblica e privata, da trent’anni.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”.
(questo articolo è stato ripreso dal sito http://www.ilmigliorista.eu con il consenso dell’amministratore del sito)
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