Esclusa quella parte di popolazione che segue poco o niente la politica, per il resto si possono trovare nell’opinione pubblica tre tendenze. Da una parte chi critica l’esecutivo, dall’altra chi sostanzialmente ne condivide la linea assistenzialista e statalista, nel mezzo, e non sono pochi, chi lo sostiene non perché ne condivida la politica ma perché teme una vittoria e un governo della Destra. Va da sé che questa parte è determinante e, nel bene e nel male, porta la responsabilità, positiva o negativa secondo i punti di vista, del protrarsi di questa esperienza.
Ora durante questa lunga crisi, quelli che potremo definire come “sostenitori critici” hanno aggiunto alla loro motivazione principe un altro argomento non di poco conto e cioè l’eccezionalità della situazione. In pratica si dice “ma cosa volete? La situazione è difficile e sconosciuta. Tutti i governi hanno fatto e fanno errori. Siamo come in guerra e bisogna stringersi attorno a chi ha la responsabilità della situazione del Paese”.
Chi in questi mesi ha avuto la bontà di seguire il nostro giornale avrà capito che noi facciamo parte, senza se e senza ma, del primo gruppo, quello dei critici. Siamo persone che si ispirano ai principi del riformismo e della liberaldemocrazia, fortemente europeisti e atlantici, lontani le mille miglia dalle suggestioni di questa destra populista, statalista e antieuropea. Perché allora puntiamo ad una crisi che potrebbe anche portare ad un governo Salvini-Meloni? Perché crediamo che la politica sia come una partita a scacchi, non ci sono mosse predeterminate, ma ci si muove sulla scacchiera in relazione a quello che fa l’avversario. Bisogna insomma creare le condizioni per dare scacco matto e non è detto che l’avversario riesca a parare il colpo. Anche in politica bisogna creare le condizioni per cambiare l’opinione delle persone. Non si può aspettare che le cose avvengano da sole. Si può anche perdere ma se questo accade si ricomincia a muovere i pezzi per modificare ancora la nuova situazione.
Questo in una situazione normale ma ora? Lo ammettiamo, l’argomento ha una sua validità. E anche noi saremmo pronti a deporre, temporaneamente, le armi della critica se ci dovessimo limitare a non condividere le politiche che vengono messe in campo. In una situazione di difficoltà meglio decisioni rapide anche se discutibili che l’assenza di decisioni e il vuoto politico. Ma non è questo il caso. Il fatto è che Conte, con il silenzio complice della sua maggioranza, sta cambiando le regole del gioco democratico. La nostra è una democrazia rappresentativa, il cuore del potere è il Parlamento che deve prendere le decisioni, il Governo le esegue e chi presiede il governo è il coordinatore e il rappresentante di un organo collegiale. Non è il Capo, non è il Duce.
Conte invece, con il supporto ideologico dei grillini che lo hanno sempre teorizzato, bypassa il Parlamento, emana decreti che il Parlamento non ha discusso e li illustra direttamente al popolo con mega interventi in diretta televisiva nella fascia di maggiore ascolto, dove non solo illustra i provvedimenti ma loda l’azione del suo governo e offre al popolo l’interpretazione autentica di quello che lui e il governo stanno facendo ad esempio a livello europeo.
Che lo faccia scientemente o no Conte sta inoculando nelle persone il “virus del Capo supremo”, un virus che è molto peggio del Covid e che, se alligna, e i primi segnali sono già evidenti basta vedere sui social la difesa a spada tratta di Conte che molti stanno facendo, sarà estremamente difficile combattere.
Che Conte e i grillini facciano di tutto per restare attaccati alla loro poltrona è anche comprensibile. Quello che non è accettabile, è che chi lo sostiene faccia finta di niente e derubrichi i suoi comportamenti. È già successo una volta e non vorremmo si ripetesse.
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