“Ieri la città si vedeva a malapena, / oggi la città si vede tutta intera…” scriveva nel 1975 il poeta Roberto Roversi per Lucio Dalla (Anidride solforosa).
Ma, solo nella finzione della poesia questo è possibile.
La città, le città, non possono essere mai viste nell’interezza, non possono essere in questo senso descritte tutte intere, neppure viste da un aereo o un satellite.
Anche con i piedi molto buoni – lo scorso anno ho fatto nel centro di Livorno più di cento chilometri sulle tracce di Yorick che 150 anni prima aveva raccontato un’estate in città – non si riesce non tanto a vedere tutto, quanto a capire tutto.
A Livorno ad esempio ci sono mille lingue, mille angoli, mille muri dove la storia ha lasciato qualche segno.
Quei segni sì, mi piacciono molto, sono nelle città la mia guida.
Un segno, piccolo, su un muro, è sempre una festa per gli occhi.
Qualcuno è passato di lì e se altri pensano sia un vandalo perché ha sporcato un muro per l’antropologo è un amico, un collega che sta descrivendo il suo mondo, simbolico e reale.
Una volta sono stato a Faenza (“Sono andata via / perché rimanere sempre a Faenza / non è che m’interessasse troppo”, Roberto Roversi, Anidride Solforosa, 1975), pensavo di stare alcune ore… ma sui muri non c’era nessun segno, nessun simbolo, cosicché in anticipo ho preso il treno e sono tornato a casa (“I sassi della stazione sono di ruggine nera…”, Roberto Roversi, Tu parlavi una lingua meravigliosa, 1975).
Facile dire “Questa è una città”, fai una foto o un disegno e sei a posto. Ma rappresentare simbolicamente quella città non è così facile.
Facile dire “I Quattro Mori sono il simbolo di Livorno, la Torre è il simbolo di Pisa, il Colosseo è il simbolo di Roma…”
La Torre di Pisa non ci dice nulla su Pisa. I visitatori che davanti alla Torre fanno mille pose per le foto ci dicono molto di Pisa, così tanto che il progetto “Save the Torre” su Instagram documenta, con foto e video, da lontano, queste pose, che sono un quaderno sociologico di analisi del turismo a Pisa (instagram.com/savethetorre).
A volte ho visto un puntino su un muro che descriveva tutto un mondo.
Provate quando andate in una città nuova a farvi distrarre da quel puntino, che sicuramente c’è, dai simboli, da scritte d’amore o odio (instagram.com/scritteignorantiabologna), disegni e scarabocchi, non guardate solo le grandi facciate dei palazzi, che raccontano certo la storia, ma non la cronaca.
“Ieri il mare si scuoteva da fare pena / oggi il mare ha la barba tutta nera…”, Roberto Roversi, Anidride solforosa, 1975.
Per saperne di più: Yorick figlio di Yorick, Cronache dei bagni di mare, a cura di Simone Fagioli, Pistoia, Settegiorni, 2018.
Simone Fagioli, Livorno. I giorni di Yorick. Estate 2018, Pistoia, Settegiorni, 2018.
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