Su Foreign Policy del 1° aprile 2020 Mark Perry ha scritto un articolo che non può che accrescere le preoccupazioni dei cittadini nei confronti della capacità dei loro leader e delle loro istituzioni ad assicurarne la difesa contro le pandemie, quale che sia la loro origine, spontanea o un atto di guerra. Il 22 giugno 2001, qualche mese prima dell’attentato alle Torri gemelle, politici di alto livello e importanti dirigenti dell’amministrazione USA si trovarono nella Base Aerea Militare Andrews nel Maryland per una esercitazione, “Dark Winter”, che simulava un attacco con armi biologiche – una epidemia mortale di vaiolo – contro gli Stati Uniti Stati: tra i partecipanti il senatore Sam Nunn (che interpretava il presidente), l’ex consigliere della Casa Bianca David Gergen (consigliere per la sicurezza nazionale)
Scopo della esercitazione era valutare come i leader avrebbero reagito a un simile attacco.
Dark Winter non è COVID-19, una malattia che si è inavvertitamente diffusa per contatto umano, ovviamente. Ma la ricaduta della pandemia di coronavirus ha una singolare somiglianza con la simulazione: “i leader bloccati dall’incapacità di affrontare una crisi che non avevano previsto processo decisionale nazionale guidato dai dati e competenze del settore medico e della sanità pubblica; opzioni di gestione limitate dalla diffusione rapida e imprevedibile della malattia (e da una scorta limitata di vaccini); un sistema sanitario che non ha la capacità di affrontare le perdite di massa; aumento delle tensioni tra autorità statali e federali; la rapida diffusione della disinformazione su cure e trattamenti per l’epidemia (l’unico modo per curare il vaiolo è non ottenerlo); la difficoltà di controllare i voli non previsti di civili dalle aree infette; turbolenze domestiche scatenate dall’incertezza politica (con sporadiche rivolte – represse dalle unità della Guardia Nazionale – nelle grandi aree urbane mentre i negozi di alimentari vengono chiusi); e una crescente dipendenza dalla volontà (e dalla riluttanza) dei singoli cittadini di auto-mettere in quarantena per fermare la diffusione del contagio”.
“Saremmo stati molto più a nostro agio con un attentato terroristico”, dichiarò Nunn in seguito al Congresso
Di fatto l’obiettivo dell’esercitazione non era di predire il futuro ma di drammatizzare le questioni che dovevano essere affrontate dal governo federale durante una crisi sanitaria a livello nazionale: ciò che inizia come un focolaio di vaiolo a Oklahoma City e poi in altre due aree urbane densamente popolate si trasforma rapidamente in una crisi che si estende all’intera nazione ed al mondo. Ai i confini statali si affollano coloro che fuggono dalla malattia, Canada e Messico chiudono i loro confini con gli Stati Uniti e le nazioni straniere pongono restrizioni ai dei cittadini americani. In questo scenario non c’è il crollo della democrazia americana, ma le istituzioni democratiche sono messe a dura prova
In sintesi l’esercitazione mise in luce la mancanza di preparazione da parte del governo federale di fronte ad una crisi di sanità pubblica
E’ stata una anticipazione dei problemi con i quali si stanno misurando gli USA e gli altri paesi occidentali in questi primi mesi del 2020: la non familiarità dei funzionari statali con problemi di salute pubblica e con le opzioni mediche disponibili per affrontarli; la mancanza di informazioni adeguate nei primi momenti della crisi (L’epidemia è localizzata? Quanti sono gli infetti? Dove si trovano? Quali risorse sanitarie sono disponibili per curarli?); una scarsa conoscenza di come funziona il sistema sanitario e come l’assistenza medica viene effettivamente erogata; l’indecisione che circonda la portata delle ordinanze di quarantena (dovrebbero essere volontari o richiesti? Dovrebbero essere locali, statali o nazionali? Come dovrebbero essere applicati?); la necessità di fornire un incremento della capacità di risposta per alleviare la pressione sugli ospedali e sul personale sanitario perché le forze armate possono costruire ospedali rapidamente ma dove si trova il personale? Infine serve agire rapidamente e con decisione per identificare il virus pericoloso e, soprattutto, per identificare chi è infetto e chi no.
Le valutazioni tratte dalla esercitazione furono trasmesse alle figure chiave, tra questi il vicepresidente Dick Cheney, che alla presentazione (appena nove giorni dopo l’11 settembre) nel ebbe a dire “Questo è terrificante”, Andrew Lakoff, professore di sociologia all’Università della California del Sud che ha studiato Dark Winter e il suo impatto, ha scritto “Le lezioni della Dark Winter hanno plasmato la politica di preparazione biologica per i successivi 10 anni, ma è sempre difficile garantire che la preparazione si mantenga nel tempo.”
Lakoff nel suo volume “Unprepared: Global Health in a Time of Emergency” dove passa in rassegna le risposte globali e nazionali alle epidemie, dalla SARS ad Ebola – ha dichiarato che è preoccupante come la crisi simulata si sia oggi riprodotta, in quella che chiaramente non è una simulazione.
Un numero crescente di operatori sanitari, medici e politici citano non solo Dark Winter ma altre quattro simulazioni condotte negli ultimi due decenni che avrebbero dovuto, evidentemente senza riuscirci, preparare funzionari pubblici per la pandemia di COVID-19.
- ⎫ Nel 2005, “Atlantic Storm”, organizzato dal Center for Biosecurity presso il Medical Center dell’Università di Pittsburgh, ha simulato una pandemia internazionale di vaiolo (al contrario dell’attacco terroristico interno al vaiolo previsto da Dark Winter).
- ⎫ “The Pandaric SPARS 2025-2028”, condotto nel 2017, ha testato le risposte mediche allo scoppio di un nuovo coronavirus a St. Paul, Minnesota.
- ⎫ “Clade X”, ospitato dal Johns Hopkins Center for Health Security nel 2018, ha simulato un focolaio mondiale di coronavirus senza vaccino, destinato a preparare i funzionari dell’amministrazione Trump .
- ⎫ Nell’ottobre 2019, “Event 201” ha simulato una pandemia di nuovo coronavirus (“una pandemia di patogeni respiratori ad alto impatto”, come previsto dai suoi progettisti) che si è diffuso a livello globale come succede attualmente con COVID-19
Dell’ultima simulazione Event 201 è stato si è molto parlato primo perché assai recente e poi perché promosso dalla Fondazione Bill & Melinda Gates: suo scopo era mettere in evidenza i problemi economici che una pandemia potrebbe causare. Secondo la simulazione “la pandemia (una malattia respiratoria che inizia in Brasile ma finisce per uccidere 65 milioni di persone in tutto il mondo) porterebbe a tensioni economiche fuori misura nelle catene di approvvigionamento mediche internazionali a meno che non vi fosse una più ampia cooperazione tra le organizzazioni sanitarie globali e il coordinamento tra i fornitori della catena di fornitura”.
La risposta economica a un focolaio di coronavirus sarebbe stata ostacolata all’inizio dalla mancanza di buone informazioni, che a loro volta avrebbero destabilizzato mercati e generato instabilità monetaria.: una rappresentazione di quello che è successo con il Coronavirus.
Evidentemente i governi e la politica erano e sono in altre faccende affaccendati.
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