La riflessione è un modo di pensare complesso: dobbiamo “flettere” il nostro pensiero a quello che ci proviene dell’esterno. Ciò comporta l’analisi di ciò che pensiamo degli altri o delle loro idee e ciò proviamo per loro. Può essere utile per fare cambiamenti positivi nella vita mentre studiamo e valutiamo le decisioni prese in passato.
In alcuni casi, riflettere, può indurci a prendere le distanze da alcune persone o modi di pensare e sceglierne altri.
Con questo virus spero che molti anti-vax, abbiano riflettuto sull’importanza dei vaccini, e che non è tutto da provare con metodi scientifici, che esiste un collegamento tra dislessia e vaccinazioni.
Spero che tanti politici abbiano capito che non ci si può improvvisare scienziati solo per dimostrare, non so a chi, che siamo così bravi da trasformarci alla bisogna.
Certamente parlo sia di politici di sinistra, che in nome dell’accoglienza, sarebbero capaci di far venire in Italia migliaia di persone, provenienti da paesi dove ci sono focolai attivi, ma anche di quelli di destra che sono pronti a chiudere tutte le frontiere in nome del “io lo avevo detto per primo”.
Ma il riflettere sulle cose ci può insegnare molto sul valore della “competenza” e sull’essere competente cioè avere cognizione, esperienza in un campo, in una determinata attività o materia, in queste ore dove tutti pontificano in televisione su ciò che si deve o non deve fare, ma anche su un Governo dove tutti parlano ma non si riesce ad avere un’unica voce.
Una voce che a volte esce a sproposito come quella di un Ministro della Repubblica, che con un italiano zoppicante cita il “vairus”, credendola una parola di origine inglese e dimostrando una profonda ignoranza della nostra lingua italiana, un episodio che ci dovrebbe far preoccupare molto di più della propagazione del virus.
Sono un inguaribile ottimista e sono convinto che riconducendo l’attualità sanitaria alla politica, senza dubbio questo dovrebbe essere il momento in cui i “moderati” o meglio coloro che hanno ancora la capacità di “riflettere”, devono riappropriarsi della gestione della cosa pubblica.
I moderati che sanno valutare e quindi non prendono decisioni solo sui risultati di un sondaggio o solo in base a quello che non è da “fascio-leghisti”, ma soprattutto che hanno il pudore di tacere quando parla un uomo di scienza.
Quei moderati che adesso non trovano una politica riflessiva che riesca ad interpretare le loro idee, e che per qualche anno si sono affidati ai “ragliati” e ai “vaffa” di una politica che era solo in grado di urlare e non esprimere, di promettere e non mantenere, che tralasciava la ragioneria dei conti pubblici in nome un empirismo da apprendisti che sta sconquassando i nostri già debolissimi conti pubblici.
Non sarebbe una riflessione compiuta, se non prendessi in considerazione il balcone di piazza San Pietro, da dove, anche qui, si interviene sulla propagazione del virus in maniera spesso non condivisibile, ma in questo caso basta ricordarci di Galileo Galilei o di Giordano Bruno, per riflettere in maniera appropriata su quelle parole.
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