L’ISTAT ha aggiornato il paniere dei prezzi al consumo: sono 1681 i prodotti inseriti e tra i settori cardine, spicca ancora l’alimentare con il 16% dei prodotti, poi i trasporti (15%),seguito dai servizi per la ristorazione (12%).
Ma il nuovo paniere certifica anche l’evoluzione nelle abitudini di spesa dei consumatori italiani: tra le novità, spiccano i servizi di lavanderia (lavatura e stiratura di camicie),il “food delivery”, le auto elettriche e l’estetista per uomo.
Insomma, secondo il nuovo paniere, gli italiani amano la mobilità “green”, sono attenti alla “sostenability”, mangeranno sempre più “sushy take-away”, magari in qualche area “green”, e ordineranno del “delivery food” dai loro “loft” che danno sulla “city”.
Ovviamente saremo anche tutti più “cool”, perché il nostro estetista, anche se maschietti, ci avrà fatto un “make up” eccezionale. E mi sembra che anche il recente Sanremo abbia sdoganato la cosa con un certo pragmatismo.
Nessun prodotto esce invece dal paniere, testimoniando così un’Italia che si amplia a nuovi gusti e a nuove tendenze, senza perdere però le sue radici.
Un unico dubbio mi assilla: affascinati da nuove tendenze consumistiche derivanti dalla inarrestabile globalizzazione e i cui nomi non sono neppure traducibili nella nostra lingua, mi immagino in questa confusione di termini anglofoni, la difficoltà di tutti quelli che ‘non spiccicano’ una parola di inglese.
Meno male che pizza e spaghetti, alla bisogna, sono pur sempre termini italiani e universalmente usati.
Mal che vada, non si morirà di fame…
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