Il nuovo secolo non poteva aprirsi con un evento più sconvolgente: l’attacco dei seguaci di Bin Laden alle torri gemelle, col quale è stata spazzata via ogni illusione che si stesse aprendo un secolo di pace. Si è capito subito che alla grande e netta contrapposizione capitalismo/comunismo, dalla quale era stato segnato profondamente l’intero XX secolo, si era sostituita la guerriglia di nemici della globalizzazione invisibili ma onnipresenti contro un establishment politico-economico mondiale che invece la globalizzazione si proponeva di promuoverla. Subito dopo l’attacco alle due torri, gli USA, con la dichiarazione di guerra al governo talebano dell’Afghanistan, poi nel 2003 con l’invasione dell’Irak di Saddam Hussein, hanno provato a reagire con due “guerre vere”; ma queste non hanno risolto alcun problema, mentre ne hanno fatti nascere
altri. Poi è scoppiata la grande crisi economica mondiale innescata tra il 2006 e il 2008 da inceppi nell’economia statunitense, il cui effetto più persistente è consistito nel convincere aree sempre più ampie dell’opinione pubblica occidentale che la causa principale dei propri guai, tra i quali si annoveravano anche i flussi migratori dal Sud, fosse proprio la globalizzazione. Col che l’establishment politico-economico mondiale si è trovato in casa un nemico più pericoloso delle cellule clandestine di organizzazioni terroristiche sedicenti islamiche: un movimento politico per nulla clandestino, nelle cui vele ha preso a soffiare un vento planetario impetuoso. Il suo primo grande successo è stato il voto in UK per la Brexit nel giugno 2016, seguito a ruota dall’elezione di Trump alla presidenza degli USA, e nel 2018 dall’avvento al potere in Italia di due partiti allora fortemente contrari alla globalizzazione e al processo di integrazione europea. Una sola cosa è chiara, alla fine del ventennio: questa dell’apertura o chiusura delle frontiere è la grande questione che divide il mondo nel XXI secolo. E siamo soltanto all’inizio della partita.
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(con il consenso dell’autore l’articolo è stato ripreso dal sito www.pietroichino.it)
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