Era il 1956, l’Italia rialzava la testa dalle disgrazie di una guerra, sognava il mito americano, bevendo whisky e soda, ballando il rock’n roll e giocando a baseball.
Siamo nel 2019, la situazione è decisamente migliorata in politica internazionale, ma ci rimane qualche lacrima per una crisi europea non ancora finita e per la introduzione di una moneta comune non ancora capita.
Il mito economico americano rimane, mentre cresce lo scetticismo europeo: il dollaro corre, l’Euro stenta, i rendimenti obbligazionari europei arrancano. Serve una soluzione.
Eccola: emissione dei titoli di Stato italiani in dollari USA: come coniugare i rendimenti notoriamente più alti dei nostri BTP, con una valuta notoriamente più forte come il dollaro.
Sembra la scoperta dell’acqua calda: le richieste superano di tre volta l’offerta, rendimenti che vanno dal 2,4% per i 5 anni, il 2,9% per il decennale e fino al 4% per il trentennale. Praticamente il doppio di quelli americani. 7 miliardi di collocamento bruciati in poche ore.
La concorrenza straniera è sbaragliata: nella stessa settimana il Portogallo ha collocato 750 milioni di euro a 15 anni al tasso di 0,49%, e la Grecia ha collocato 487,5 milioni in obbligazioni a 3 mesi a tassi negativi per la prima volta nella sua storia.
Lo Stato Italiano si copre dal rischio valuta, incassa e ringrazia, i mercati ci danno un credito inaspettato fino a poco tempo fa (per la cronaca era 10 anni che non si collocava fuori valuta).
Un successo? Un trionfo se alla data della scadenza il dollaro si sarà apprezzato e/o se i tassi di riferimento saranno più bassi degli attuali. Altrimenti? Altrimenti beviamo whisky e soda. Ce ne sarà bisogno…
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