Tim Berners Lee, inventore di internet, diceva che il futuro “è ciò che costruiamo”; se ciò è vero, possiamo certamente affermare che dopo questi tre giorni della decima edizione della Leopolda oggi l’Italia è un paese diverso, in cui tutti insieme in tante e tanti abbiamo costruito un pezzo di quel futuro, una grande casa dei riformisti e dei liberali che in questo paese manca da anni.
Lo abbiamo fatto con l’entusiasmo degli inizi, come testimoniano le migliaia di persone che sono dovute rimanere fuori dai cancelli della stazione, ma a cui ci lega una visione che al di là della spazialità porta diritto dalla politica al cuore; una politica fatta di emozioni, non di tatticismi, di generosità e non di arrivismi, di impegno civico e popolare e non di elitarismo e autoreferenzialità.
Il nostro manifesto dei valori è ciò che più di tutti ci rende orgogliosi, inizia con la parola “Donne” e finisce con “futuro”; qui stanno le ragioni che hanno spinto così tante persone a navigare in mare aperto, fuori dai recinti della politica tradizionale, senza paure di perdere qualche piccola rendita di posizione ma con la voglia di parlare dei problemi del nostro paese e di trovare insieme le risposte.
I tavoli di lavoro, una fucina di idee, sono da sempre il volto più genuino di quello che è la Leopolda, unico esempio nella politica italiana di come si possa costruire un percorso programmatico veramente partecipato ed orizzontale, con relatori e parlamentari che senza nessuna pretesa onniscienza chiedono a chiunque si sieda li non “chi sei” o “da dove vieni” ma “cosa ne pensi”?
Questo è lo spirito di Italia Viva, questo è ciò che è stato; la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo percorso, senza giubbotti di salvataggio e senza paura.
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