18 ottobre: scatteranno i dazi Usa sui prodotti europei per 7,5 miliardi di dollari. Una mostruosità. Una compensazione per gli aiuti concessi al consorzio aeronautico Airbus (consorzio europeo di cui L’Italia non fa parte) per i sussidi ricevuti dall’Unione Europea e a svantaggio del suo rivale storico (la americana Boeing). Trump esulta e parla di lezione a Bruxelles. L’Unione reagisce e promette battaglia, probabilmente tra 9 mesi uscirà vittoriosa e con un verdetto analogo nei confronti dei sussidi ricevuti (questa volta) dalla Boeing dalle amministrazioni USA. In parole pavore, una battaglia tra giganti dei cieli rischia di lasciare per terra una miriade di imprese (europee e americane) che sopravvivono grazie all’export, di certo una soluzione che frena tutte le economie e aggiunge ancora più complessità ai rapporti economici tra le 3 grandi super potenze mondiali: USA, Cina e Europa. Se le prime due stavano già litigando, ora se ne è aggiunta una terza.
Le borse franano alla notizia, per una volta però il tempio della speculazione, sembra reagire con piena cognizione: punisce tutti i listini, anche quello americano che teoricamente avrebbe dovuto beneficiare da questa ventata di protezionismo. Mettiamola giù così: tu raddoppi il prezzo dei nostri salumi italiani, delle nostre mozzarelle e del nostro grana padano?
Bene, allora io penalizzo anche i tuoi listini finanziari. Un Paese disposto a rinunciare a simili prelibatezze (e da cremonese di origine, ritengo di parlare con competenza in materia) è un Paese destinato a regredire.
Lasciatemi fantasticare che per una volta, il tempio della finanza, si sia mosso a difesa del palato, più che del fatturato…
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