In una manciata di giorni, il governo giallo.verde è riuscito a raggiungere la recessione, l’obiettivo della decrescita infelice sembra ormai a portata di mano, ha dichiarato guerra alla Francia, ha deciso di stringere una nuova alleanza con la Russia e con la Turchia nel nome del dittatore venezuelano Maduro, mentre la produzione industriale crolla e la disoccupazione naturalmente cresce.
E’ solo una settimana di titoli dei principali giornali perché nelle Tv di Stato compare il faccione stralunato dell’avvocato Conte che predice un 2019 bellissimo, ma forse si riferisce ai bilanci in crescita dello studio Alpa.
E cosa fa nel frattempo il PD? Con una perseveranza che ha quasi del meritevole, decide di organizzare un congresso, praticamente il giorno prima dell’inizio della campagna elettorale per le Europee, dimostrando così di essere ancora il più vigoroso interprete del tafazzismo in politica.
Mentre il Paese affonda, i Democratici si trovano così a discutere del loro ombelico. Zingaretti vuole richiamare la Ditta ed aggiungere una S al PD, l’esangue Martina non sa che pesci prendere ed il duo Giachetti-Ascani porta la grande responsabilità di aver fatto persino un digiuno per fare il congresso disastroso in corso a ridosso delle elezioni europee. Nessuno dei tre è un leader, e l’unico leader che staziona ancora dalle parti del PD, Matteo Renzi, sta in panchina.
Ecco perché il PD non riesce ancora ad uscire dal paradosso. E l’esito del Congresso non lo aiuterà ad uscire dal cono d’ombra.
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