Sbagliano i dirigenti di Fratelli d’Italia, ed in primis la Meloni, a derubricare a gossip la vicenda del ministro Sangiuliano. Non solo perché il ministro in tutta questa storia ha fatto la figura del fesso, e non c’è niente di peggio del ridicolo specie quando si tratta di questioni sentimentali (la Boccia era talmente “innamorata” che si premurava di registrare telefonate ed incontri), ma soprattutto perché tutto l’affaire dimostra una totale mancanza di senso dello Stato e di rispetto delle Istituzioni. La difesa di Sangiuliano punta su due aspetti: nessun aggravio di spesa per le casse pubbliche, le trasferte della signora erano pagate dallo stesso ministro, e nessuna condivisione di carte riservate. Motivazioni che, entrambe, non hanno rilevanza. Un ministro, nella sua veste istituzionale, non si può portare dietro una persona che non c’entra niente con la sua funzione. Se lo fa, implicitamente le conferisce un ruolo all’interno del ministero, tanto è vero che la Boccia intratteneva rapporti con gli uffici e da questi era perfettamente conosciuta. Grave anche se la portava dietro per “compagnia”, perché vorrebbe dire che usava la sua funzione come “copertura” alla sua relazione. Non è dirimente anche l’esclusione dalla conoscenza di carte riservate. Frequentando il ministro e partecipando ad incontri si possono sentire ed apprendere cose che, vista la delicatezza e l’importanza del G7, devono essere conosciute solo dagli addetti ai lavori. La Boccia poi lascia intendere di avere in mano, carte e registrazioni che possono mettere il ministro in imbarazzo. Ovviamente non possiamo sapere se questo è vero ed eventualmente in cosa consista questo materiale. Ma è legittimo il sospetto che il ministro, anche solo per non far uscire messaggi di tipo privato e a carattere sentimentale, sia disposto a dare alla signora in questione qualcosa in cambio del suo silenzio. E fin dove arriva questo “qualcosa”?
Nel tentativo poi di chiarire la sua posizione Sangiuliano ha chiesto e ottenuto un’intervista di 15 minuti dal direttore del TG1 che è andata in onda in edizione straordinaria al di fuori della normale programmazione. Al di là dei contenuti dell’intervista e delle risposte di Sangiuliano, che ha recitato la parte del marito pentito e si è messo piagnucolare, viva la rivendicazione che faceva Berlusconi delle “cene eleganti”, resta il fatto che un ministro se deve chiarire qualcosa circa il suo comportamento istituzionale deve andare in Parlamento e non in Tv. Fra l’altro 15 minuti di informazione pubblica sarebbe stato meglio usarli per spiegare ai cittadini scelte ed azioni del governo che hanno davvero un impatto sulla vita di tutti.
Da ultimo un’altra considerazione. Alla fine del mese si terrà in Italia, ospite Sangiuliano, il G7 della cultura. Il chiacchiericcio che accompagnerà la presenza di questo ministro rischia di soverchiare altri e ben più seri argomenti, anche perché non sappiamo cosa altro nel frattempo verrà reso pubblico.
Per tutte questa considerazioni sarebbe meglio per Meloni tagliare la testa al toro e far dimettere una persona che, come minimo, si è dimostrata inadatta al ruolo. Se esce di scena vengono di fatto vanificate, perché perdono importanza, tutte le eventuali future mosse della signora Boccia. In caso contrario il prezzo che pagherà il Governo, e in prima istanza la stessa Meloni, sarà molto alto.
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