In Italia, dopo la lettera di dimissioni dell’ex governatore Giovanni Toti, una cosa è certa: il partito dei Pm è forte più che mai, perché in grado di determinare le sorti di un governo democraticamente eletto. E quindi dimentichiamoci il principio cardine dello stato liberale, la separazione dei poteri; qui ormai la realtà ha fatto una ulteriore scivolata verso il degrado da quando un presidente di Regione, solamente indagato e neppure rinviato a processo, viene tenuto agli arresti domiciliari per 80 giorni e gli viene praticamente fatto capire, senza tanti giri di parole, che sarà liberato solo quando avrà rinunciato alla sua carica.
Ma perché parlo di un livello ancora più degradato rispetto a quanto avevamo già visto in passato?
Perché ormai la politica nel suo complesso si è arresa.
Nel centrodestra, tranne qualche voce autorevole ma isolata come quella di Crosetto, tutte le altre hanno difeso Toti in modo fiacco e senza fare nemmeno un discorso in Parlamento che abbia scosso le coscienze addormentate degli onorevoli. Voi l’avete sentito il ministro della Giustizia, noto garantista, lanciare un “J’accuse” come avrebbe potuto e dovuto fare? Io no.
Il centrosinistra poi sta facendo ancora peggio, avendo già sancito la Santa alleanza manettara e giustizialista, nota come “campo largo”, ed è pronta a gettarsi sulle spoglie del nemico mortalmente ferito nelle imminenti elezioni in Liguria. Un’alleanza costruita e benedetta da Elly Schlein che, il giorno stesso della pubblicazione della lettera di dimissioni di Toti, ha così commentato: “Era ora”.
Ma non c’è mai fine al peggio. Perché nel campo largo e giustizialista di Schlein, Conte e Fratoianni è appena arrivato un altro pezzo da novanta: nientepopodimeno che l’ex leader terzopolista, il politico più indagato e perseguitato dai magistrati negli ultimi anni, nonché ex acerrimo nemico dei Cinquestelle al punto da aver fatto cadere il governo Conte-Salvini in una sua vita precedente: Matteo Renzi.
Incredibile ma vero, Italia Viva entra organicamente nel centrosinistra e quindi in Liguria si unisce alla Santa alleanza manettara. Il suo patron ce lo ha spiegato il motivo: dopo la batosta elettorale ricevuta alle ultime europee, ha avuto la folgorazione che in Italia non c’è più spazio per un Terzo polo riformista, mica siamo in Francia noi. Secondo lui, in Italia è tornato alla grande il bipolarismo e quindi bisogna scegliere: o con la destra post-fascista o con la sinistra manettara.
E Matteo Renzi questa scelta l’ha già fatta: starà con la sinistra manettara, insieme a Conte, Fratoianni e Schlein. Auguri.
Meno male che c’è la Francia e c’è Macron.
Maurizio Barbini
buongiorno, meno male che sei andato a scuola fino a 30 anni, per sentirti parlare così bene della sinistra, un saluto