“Que reste-t-il…” cosa resta dell’ambizione, del sogno di costruire una forza di ispirazione riformista, orientata alla crescita del paese, alla creazione di lavoro di qualità, a delineare un futuro per i giovani, ad assicurare un welfare efficiente in un contesto di equità, al metter mano alla riduzione del debito pubblico che è sempre di più un “macigno” per le future generazioni.
Domando a Mauro Grassi, economista, riformista eccellente, iscritto a Azione ed Italia Viva e ultimamente anche a Libdem, elettore di Stati uniti d’Europa, la sua opinione sulle prospettive politiche aperte dall’intervista di Renzi.
1.Dice Renzi che per battere questa destra al governo va dichiarata chiusa la stagione dei veti e vanno messi insieme i voti. Non è che succede come in Francia con il Nuovo Fronte popolare, dove si ferma la destra ma non si è capaci di esprimere un programma di governo attuabile?
Renzi prende atto di una sconfitta. Quella dei riformisti in Italia che sono andati sparpagliati verso la disfatta ed invece di ammettere un “errore soggettivo” dei gruppi dirigenti preferisce la narrazione che la politica è oramai polarizzata e quindi non c’è uno “spazio oggettivo” per una terza forza. Ciò che sta succedendo in Europa, e per alcuni versi anche in Francia dove il “centro” sta nel “gioco”, smentisce che questa della polarizzazione sia l’unica strada percorribile. Ed è certamente vero che la polarizzazione sta dimostrando in tutto il mondo di provocare danni enormi alla politica. Gli estremi invece di restare “marginalizzati”, come sarebbe utile, diventano la componente decisiva, arrogante e distruttiva di ogni maggioranza e portano gli Stati democratici lontani da buone e sane gestioni programmatiche.
2.Sul terreno dei contenuti, come possono stare insieme i propugnatori di reddito di cittadinanza e del bonus 110% che hanno scassato i conti pubblici e i firmatari del referendum contro il jobs act con l’impegno che per una diversa visione della crescita è stato messo in campo da Renzi e Calenda, finché non si sono incomprensibilmente divisi, con gli esiti catastrofici visti all’europee? Davvero avevamo scherzato? Per non parlare delle questioni internazionali, dal sostegno efficace e non a parole all’Ucraina, alla difesa di Israele alla concezione dell’Europa il PD, si potranno strappare collegi marginali: ma l’umore degli iscritti e degli elettori di IV è tendenzialmente contrario a questa prospettiva. Cosa ne pensi?
È quello che stavo dicendo. Sia nel centrosinistra che nel centrodestra ci sono “posizioni” accettabili e positive per l’economia, per il welfare, per l’immigrazione, per la gestione della spesa pubblica e del debito e per la politica di difesa nazionale e di collocazione internazionale. Sono convinto che, come succede in Europa, un “centro forte e autorevole” potrebbe aggregare il buono che c’è nel centrodestra e nel centrosinistra. E il compromesso risulterebbe di alto livello programmatico. Ed invece sia che vinca il centrodestra sia che vinca il centrosinistra bisogna fare i conti con personaggi impresentabili e con proposte politiche populiste, abborracciate e prive di una qualsiasi sostenibilità finanziaria. Non parliamo della politica estera. In quel caso destra estrema e sinistra estrema spesso si ritrovano sugli stessi slogan. Putin piace ad ambedue le estreme a dimostrazione della scarsa credibilità delle stesse.
4.Sostiene ancora Renzi che sulla sua proposta deciderà l’Assemblea nazionale ma non mi pare abbia mai tenuto conto delle opinioni altrui, e non gradisce iniziative autonome come quelle messe in campo da Marattin e Costa. Ha un senso questa iniziativa?
Ma quale Congresso? Renzi ha già deciso la linea. Si sta nel centrosinistra senza veti per cui anche Conte diventa uno statista a suo modo. La partita dell’altro giorno è stata emblematica Renzi e Schlein si abbracciano, pur se dopo un goal non convalidato, e Conte segna su rigore. Che volete di più? L’iniziativa di Marattin e Costa è generosa. I due sono tecnicamente molto validi ma politicamente abbastanza deboli. Se nel corso del viaggio non trovano qualche “supporto” collettivo o di singole personalità autorevoli ho paura che la proposta non vada molto lontano.
5.Pare che alla fine a presidiare il terreno dell’ex terzo Polo resti il solo Calenda, al quale nuoceva l’ombra di Renzi. Ora che Renzi si accinge a tornare all’ombra della casa madre, potranno incontrarsi Calenda con Marattin e Costa e dare vita a un Terzo polo senza Renzi?
Calenda, che apprezzo dal punto di vista tecnico, ha una autorevolezza politica relativamente limitata. Negli ultimi tempi si è posizionato, in negativo e in maniera alternativa, alle scelte di Renzi. Per cui ne è parso, alla fine, succube. Una nuova svolta di “distacco” dal PD e di ritorno al progetto del terzo polo non so quanto sarebbe apprezzato dalla diaspora dei riformisti italiani. Ho l’impressione che ci sia necessità di volti nuovi, in grado di utilizzare autorevolezza e capacità dimostrate in altri campi, al servizio della costruzione della casa dei riformisti italiani. A quel punto Forza Italia diventerebbe un interlocutore privilegiato.
6.Ma alla fine, chi vorrà o potrà rappresentare i riformisti nel paese delle corporazioni e dei privilegi, piccoli e grandi ma tutti tenacemente difesi?
C’è uno spazio oggettivo di un 20% di elettori italiani che non si riconoscono in maniera assoluta in una narrazione politica polarizzata. E che ambirebbero a vagliare le proposte serie, avanzate sia a destra che a sinistra che al centro, per farne un programma serio di governo di medio periodo. Il tempo necessario per portare fuori l’Italia dal guado in cui si trova attualmente impantanata. Manca un soggetto politico in grado di rappresentare questa posizione e questa esigenza fondamentale del paese. La polarizzazione serve soltanto, oramai è sperimentato, a far governare “maluccio” ora l’una ora l’altra parte. Con scarsi risultati in termini di innovazione strutturale del paese. Basta vedere “l’aborto” del PNRR che doveva essere uno strumento di cambiamento del paese e andrà bene se rappresenterà uno stimolo alla crescita economica grazie alla spesa aggiuntiva in investimenti. Cosa buona, ma niente in confronto alla “spinta”, anche istituzionale e normativa, che doveva rappresentare. Costruire il “centro” è necessario. Andare a sedere in qualche scranno, a destra o a sinistra, con la bandierina centrista può servire. In particolare, a quelli che andranno a ricoprire quelle sedie. Ma non è quello di cui ha bisogno il paese. Per me, ho dismesso tutte e tre le tessere. Non servono più. Mi iscriverò di nuovo quando qualcuno deciderà di lavorare per un “soggetto forte” che ambisce a sviluppare una politica contro fascismi e comunismi, populismi e demagogie, statalismi e assistenzialismi. Non se ne può più. Il paese affossa e ai giovani non resta che andare, giustamente, all’estero.
Giancarlo
Posizione del tutto condivisibile. Ma resta vox clamantis in deserto. Senza un leader e un punto di riferimento politico non si va da nessuna parte. Renzi, Calenda e Bonino hanno sprecato una grande occasione. Che se siano accorti i figli di Berlusconi e che cerchino di provvedere?
Armida Nardi
nomi nuovi ? ma chi ? io sto soffrendo per la fine ingloriosa di IV, non vedo intorno una classe dirigente preparata…un avvocatuccio ,Conte, che diventa uno statista, un Calennda che se non fosse così invidioso e rincorso, poteva essere una spalla di Renzi . ed infine Renzi che ha diritto di fare la sua strada senza essere bersagliato da tutti.