Male, molto male. Malissimo. Si comincia subito con le promesse tradite e vai a sapere dove si finisce. La nuova sindaha di Firenze Sara Funaro aveva garantito un’isola artificiale in Arno come primo atto di governo. Pareva una scemenza ma, detto fra noi, ora avrebbe anche fatto di molto comodo con questo caldo. Invece niente, contrordine compagni. La sindaha ha posato per un mucchio di fotografie, ha rilasciato decine d’interviste, poi s’ê distratta con la scusa di nominare vice e assessori. E ora non chiacchiera che di turismo e di tramvia senza sapere esattamente cosa dice. Essere o non essere. To be or not to be.
Ma non aveva le idee chiare? Boh. Prima ha dovuto sentire i caporali delle correnti PD grandi e piccini, poi gli alleati, tutto come se dovesse sbarcare in Normandia con quel popò di mare agitato dalle ambizioni. Sicché ci ‘ha messo settimane e alla fine ha servito in tavola un minestrone di parecchie donne e qualche cavalier servente, una squadra che, se Firenze non fosse già partita in ferie, poteva provocare più fuochi d’artificio di protesta di quelli che hanno illuminato la festa del patrono. Perché gli scontenti non si contano solo nella destra dei vinti, ma pure nella sinistra dei vincitori, uno in particolare che poi dirò.
Intanto grazie alla stampa locale, sempre molto puntuale nella distrazione, non c’è verso di sapere qualcosa di personale sulla sindaha. Sì, nell’album di famiglia svettano nonno Bargellini, sindaho dell’alluvione, e il cugino capo squatter. Entrambi parce sepultis, una prece. Ma che fosse ebrea e anche pochissimo disponibile a dichiararsi tale col bordello che c’è dal fiume al mare, l’ha dovuto rivelare la portinaia del sottoscritto.
Per cui, sempre a me tocca ricordare che la ragazza è del ’75, cioè ha quasi 50anni che a guardarla si direbbero modestamente indossati. Inoltre è nubile senza figli, però con fidanzato (voci sentite dal barbiere). Circola anche il nome, ma siccome non è sicuro, aspetto conferme. Pertanto si è autorizzati a dire che Firenze ha una prima donna sindaha, ma non un primo First Mister, il che è comunque un record.
D’altra parte siamo in clima olimpico, ed è normale che in Palazzo Vecchio i record si sprechino. Già segnalato al Coni quello della maggioranza di donne in giunta, il che farebbe di Firenze la capitale del femminismo se già non avessimo la ducetta a Palazzo Chigi e Schlein al comando del PD. Proprio grazie alla quale Schlein dall’Arno è affiorata anche una prima vicesindaca, tale Paola Galgani, cooptata direttamente dalla Cgil, il sindacato tutto d’un pezzo del tribuno della plebe Landini Maurizio.
Una tosta la Galgani, PD radical come la sua mentore, al punto di assicurare al riformismo fiorentino numerosi passi indietro oltre quelli già noti.
La sindaha l’ha accettata come un calcio nel sedere, una rivale bella che pronta a farle le scarpe, da sera e anche da tennis. Di opporsi evidentemente non era il caso, ed è per questo che l’ha caricata di deleghe che qualche burlone ha definito “flora e fauna”: agricoltura urbana, animali, ambiente. Di che sghignazzare a quarantotto denti.
Funaro si è invece tenuta la ciccia vera, le deleghe al bilancio, grandi opere, relazioni internazionali. E dico poco. Ma, poveretta, chi gliel’ha fatto fare? Cosa volete che ne sappia lei che in due mandati da assessore s’è occupata solo d’assistenza e asili nido? Niente, ovvio. Ecco perché gira già voce che al momento giusto affiderà questi stessi incarichi a uno della sua corrente, uno che però in qualche modo se ne intende. Vogliamo ridere? Dai, ridiamo, che almeno ci si diverte.
Altri assessori. All’ex parlamentare Caterina Biti, che in pedigree vanta anche una presidenza del consiglio comunale, è andata l’urbanistica. Brava ragazza questa Biti, sponsorizzata dall’ex renziano Luca Lotti, che evidentemente conta ancora qualche cosa.
Alla cultura troviamo invece Giovanni Bettarini, un fedelissimo dell’ex sindaho Nardella, quindi anche di Funaro. Per questo particolare impegno si parlava di un nome prestigioso, uno che facesse faville in Italia e all’estero, una specie del Willem Dafoe scelto da Buttafuoco per la direzione artistica del festival di Venezia. Ma al massimo Bettarini farà faville nel Mugello da cui proviene, carneade già assessore al bilancio, suonatore di clarinetto e nulla più.
Poi abbiamo finalmente un nome molto noto, Nicola Paulesu, di cui per la verità nessuno aveva mai sentito parlare. Però, a vanto di Funaro, se ne strombazza la parentella col bisnonno, tale Gramsci Antonio, uno che a sinistra offre ogni garanzia. Contando sulla confidenza che l’avo aveva con le patrie galere, si poteva immaginare che a Pulescu fosse affidato Sollicciano. Niente da fare. Semmai anche a lui dovese capitare di scrivere dei quaderni non sarà dal carcere, ma dal welfare, accoglienza, integrazione e casa.
Ci sarebbe da segnalare anche il pisano Dario Danti. È il segretario regionale di Sinistra Italiana, detta anche Banda Fratoianni, lo statista, pure lui di Pisa, che col verde Bonelli ha portato in europarlamento la squatter Ilaria Salis. Ahi! La nomina di Danti a assessore al lavoro, università, ricerca, eccetera, ha però logorato l’alleanza AVS, che ha contribuito all’elezione di Funaro. Bonelli non ha avuto premi, quindi nel partito rossoverde c’è maretta. E diciamo pure che nella cordata di sinistra c’è in realtà maretta generale, perché fin qui gli incarichi se li è pappati quasi tutti il PD.
Degli altri assessori niente dirò per sopravvenuto latte alle ginocchia. Dirò però, come accennato, del grande vincitore sconfitto, quell’Eugenio Canapone Giani, granduca governatore di Toscana, che molto s’è impegnato per far eleggere la sindaha, ma rimanendo pure lui scornato. Immaginava un premio, un assessorato di pregio per la sua scalpitante capa di gabinetto, quello alla cultura nientedimeno, per tenere una zampa anche nel governo di Firenze. Ahi lui, è andata come si sa. Invece di una carneide, alla cultura è andato un signor nessuno.
Ma non solo a Canapone è andata male. Pare che il suo forsennato, ubiquo iperattivismo stia facendo molto riflettere il PD, che per la presidenza della Toscana non pensa a una conferma, bensì a un cambio di cavallo. Anzi di cavalla per coerenza col femminismo ormai imperante. Il nome della candidata in pectore è uno e potrei anche farlo se non fossi trattenuto dalla mia riservatezza proverbiale.
Voglio comunque far notare che il 2 luglio Canapone ha festeggiato il compleanno sulle rive dell’Arno nei recinti della Rari Nantes, dalla cui sponda si tuffa ogni Capodanno, tanto per non farsi notare. Circondato e osannato come sempre da una folla di clientes, fotografi e giornalisti servizievoli, ha tagliato la torta dei sessant’anni, vispo e giovanile più o meno come Biden.
Funaro aveva da poco trionfato al ballottaggio e quella sera parve a tutti che anche Giani volesse festeggiarla. Invece no, mi fece subito notare un’amica che la sa lunga. Non era la fine ma l’inizio di una campagna elettorale, quella per le nuove presidenziali regionali in programma l’anno prossimo. Il governatore vuole un secondo mandato a tutti i hosti e s’è mobilitato perciò con largo anticipo.
Temo dunque che da qui a là ci toccherà digerirlo in tutte le salse almeno dieci volte al giorno, su tutti i media e in tutte le occasioni, peggio di quanto ha fatto finora, tanto che l’avrebbero invidiato perfino Stalin e il grande timoniere della Cina maoista.
Ma cosa succederà ve lo dico io, povero Eugenio. Troppo facile prevedere che la padrona del PD farà di testa sua e che prima di ricandidare un ex renziano, ancorché apostata, ci penserà parecchie volte e poi rinuncerà. Schlein vorrà una sua creatura. E quando avrà avuto la testa della Toscana, punterà anche a quella di Firenze: organizzare un golpe contro la sindaha Funaro è un gioco da ragazze, e rimpiazzarla con la sua Galanti idem come sopra.
Ah, Cassandra Cassandra….
FIRENZE E IL GOVERNO DELLA SINDAHA
Insediata la nuova squadra a Palazzo Vecchio. Gli assessori frutto del bilanciamento fra le correnti. Molti gli scontenti fra le varie anime del PD.
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