Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in seguito allo scandalo prodotto dall’inchiesta giornalistica di Fanpage, chiede provocatoriamente se da oggi i giornalisti siano autorizzati ad “infiltrarsi” nelle riunioni dei partiti e a filmare di nascosto le dichiarazioni dei loro dirigenti. Verrebbe da risponderle con un’altra domanda: il problema vero sono i giornalisti impiccioni e spioni, o sono i giovani dirigenti di Fratelli d’Italia che parlano tra loro come fossero camice nere della Repubblica di Salò, quei ragazzi, cioè, che davano una mano alle SS per scovare gli ebrei e spedirli nei lager?
Allora, si potrebbe continuare, Tu leader maximo di FdI puoi anche aver preso le distanze da ogni forma di nostalgia per il Ventennio e le sue leggi razziali – e ci mancherebbe -; farti benedire da Ursula von der Leyen e baciare sul capo da Joe Biden; stringere la mano calorosamente al presidente Mattarella e abbracciare Zelensky, ma se, nel momento in cui dei giovani del tuo stesso partito che occupano posizioni elevate vengono smascherati mentre parlano sghignazzando di negri ed ebrei, Tu te la prendi con i giornalisti e pretendi di dare una lezione di etica professionale anziché rincorrere a calci nel culo quei razzisti e fascisti, nemmeno tanto post-fascisti, e bruciare coram populo le loro tessere di partito, beh, allora mi sorge il dubbio che la Tua simpatica faccia europeista, conservatrice liberale e atlantista sia solo una maschera o, peggio ancora, l’altra faccia della medaglia. E così si spiegherebbe la Tua amicizia con Orban e questo Tuo astenerti sulla riconferma della Von der Leyen, magari aspettando l’esito delle elezioni francesi e di quelle americane: chissà che non vincano la Le Pen e Donald Trump, e allora bisognerebbe suonare tutta un’altra musica e riprendere il frasario del sovranismo e dell’anti-europeismo, in questi due anni di governo forse nascosto in un cassetto ma non distrutto per sempre nel cestino dei rifiuti.
Allora davvero ci tocca rimpiangere un vecchio leader di destra poi diventato autentico conservatore liberale come Gianfranco Fini, che in quest’occasione ha avuto parole chiarissime di condanna per la gioventù nostalgica dell’olio di ricino e dei vagoni merce che partivano per la Germania con un carico umano. Gravissimo errore di Berlusconi, dopo la morte beatificato dai media, averlo emarginato e “cacciato” dal centrodestra ai suoi tempi. Quel Gianfranco Fini che si recò allo Yad Vashem di Gerusalemme e che aveva chiuso tutti i legami della destra italiana con l’antisemitismo, quantomeno a livello ufficiale.
Evidentemente certi nefasti legami sentimentali, oggi, stanno rinascendo, anche se nell’ombra e nella segretezza delle riunioni di partito, proprio all’interno di una generazione che del nazifascismo dovrebbe conoscere solo la storia narrata e spiegata nei testi scolastici e universitari. Se poi a queste forme “underground” di antisemitismo e razzismo si aggiunge anche l’antisemitismo apertamente dichiarato e urlato nelle manifestazioni pro Palestina della sinistra radicale, allora si comprende bene la preoccupazione di Liliana Segre che si domanda: “Dovrò essere cacciata dal mio paese come già è successo una volta?”
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