Tempo fa, dopo la vittoria di Zingaretti alle primarie del PD avevo avanzato, con un fondo sul Corriere fiorentino, poi ripreso anche in questo blog, il dubbio che con la nuova segreteria sarebbero stati tempi cupi per i riformisti. Era in effetti un processo alle intenzioni perché ancora Zingaretti non aveva scoperto le sue carte programmatiche. Ora qualcosa di più comincia a trapelare. Il nuovo segretario ha scritto un libro per Feltrinelli, Piazza grande, in edicola nei prossimi giorni, ma con alcune anticipazioni nel corso di un’intervista con Gad Lerner ripresa dal Corriere della Sera di mercoledì 8 maggio.
Il cuore del ragionamento politico e programmatico è il seguente. Il M5S è destinato a sfaldarsi, essendo privo di una classe dirigente, e il suo elettorato in parte seguirà i destini della destra, in parte si asterrà e in parte cercherà un approdo a sinistra, dove il PD dovrà essere pronto ad accoglierlo con il sorriso stampato in volto, pronto a dimenticare le offese subite negli ultimi anni. Sostiene Zingaretti: “occorre trovare le parole giuste, dimostrando un sincero interesse per la loro sorte e uno sforzo di comprensionedelle ragioni che sono state alla base delle scelte illusorie che hanno compiuto…..di fronte ad alcuni provvedimenti del governo, realizzati malee non collocati in una strategia di riscatto complessivo del paese” (corsivo nostro), il PD dovrebbe proporre intorno ad essi “un quadro più generale di cambiamenti realistici e coraggiosi”.
A parte un po’ di fumoseria della sinistra tradizionale, non è chiaro dove voglia andare a parare il segretario PD, per cui pongo solo 5 quesiti cinque, per avere qualche indicazione più trasparente. Sarebbe, in primo luogo, utile sapere se, in questo afflato di comprensione e buonismo, Zingaretti sarebbe intenzionato ad assecondare la sequela di sciocchezze alla base del disegno di legge grillino per la pubblicizzazione della distribuzione dell’acqua, peraltro già pubblica. Questo non è provvedimento “mal realizzato” è la tomba del principio della regolazione indipendente dei servizi pubblici, una delle conquiste della precedente legislatura. In secondo luogo, sarebbe il segretario intenzionato ad assecondare la scellerata nazionalizzazione di Alitalia, per giungere ad una grande compagnia italiana di bandiera, naturalmente se non fallisce prima per eccesso di debiti? E che dire, in terzo luogo, dell’idea di trasformare Cassa Depositi e Prestiti e Ferrovie in due grandi contenitori di imprese decotte; se l’UE non si opporrà, questo “provvedimento mal realizzato” ci riporterà indietro di decenni. E poi, in quarto luogo, Zingaretti considera un provvedimento mal realizzato anche Quota 100, con tutta la sua ignominiosa iniquità intergenerazionale, da “correggere” appena perché è nelle aspirazioni degli elettori “buoni” del M5S. E poi veniamo al Reddito di cittadinanza, espressamente ricordato nell’intervista come un provvedimento da non condannare. L’unica cosa che un segretario del PD avrebbe dovuto dire in merito è che la via maestra è ritornare al Reddito di inclusione, che ha ben funzionato ed è un’altra conquista del PD. Il pasticcio creato con il RdC è difatti inemendabile.
Via via che Zingaretti scopre le sue carte strategiche, temo che quello che poteva essere un processo alle intenzioni si possa trasformare in un vero e proprio incubo per una parte importante del suo partito.
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