Si sapeva da un anno circa che Maggio 2019 sarebbe stato un mese decisivo per gli equilibri mondiali, ma nessuno immaginava che potesse essere così cruciale.
Da dove partire? In maniera disordinata da qualche fermo immagine. Le lacrime della May, il voto contrastato in Europa e le continue scaramucce tra Usa e Cina: adesso che è finito il campionato, per fortuna lo spettacolo è ancora assicurato. Ma se l’audience ringrazia, il mercato sembra non gradire. E più il mercato è titubante e più accentuata è la volatilità.
Le ultime maggiori elezioni politiche internazionali (Stati Uniti, Inghilterra, Europa, India) hanno mostrato una polarizzazione del consenso tra i partiti conservatori e quelli estremisti. Nel mezzo, significativi, ma senza precisa posizione ideologica gli ambientalisti. Le elezioni europee hanno poi determinato una tale frammentazione del Parlamento che probabilmente assisteremo a una sua paralisi o ad accoppiate curiose. È il trionfo dell’idea di protezione dei popoli contro ogni pericolo proveniente dall’esterno: i cinesi per gli americani, i flussi migratori per gli europei, gli europei continentali per gli inglesi, la minoranza musulmana per la maggioranza indù. Sembra la fiera dell’est di Branduardi.
In questo contesto, immaginare una crescita mondiale che accelera negli anni a venire è più difficile. Il mercato cresce negli scambi collettivi e nella reciproca fiducia di arricchimento globale. Io posso avere anche un bel prodotto, ma se poi ho paura di venderlo perché poi magari me lo copiano, forse non dovevo fare l’imprenditore. A Genova si dice “sciuscià e sciurbì nun se peu”. Penso che è giunto il momento per scegliere cosa fare da grandi.
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